Poltergeist, di Gil Kenan

Inutile paragonarlo con il film di Hopper del 1982. E nel gioco delle case infestate, Kenan non è né James Wan né Scott Derrickson. Sam Rockwell è invece il nostro candidato per i prossimi Razzies

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Partiamo da un presupposto. Gil Kenan non è né James Wan né Scott Derrickson. Loro sì, in forme diverse, di case infestate se ne intendono. Questo, per inquadrare l’ultimo Poltergeist più nella contemporaneità piuttosto che farne un inutile raffronto col film di Tobe Hooper del 1982 che con questo condivide solo il titolo. Qui ci mette le mani anche Sam Raimi, tra i produttori, come era avvenuto nel suo remake di La casa. E a questo punto forse potrebbe essere interessante sul perché un certo horror statunitense si sia produttivamente così appiattito, riciclando più che rifacendo classici degli anni ’80. Così è avvenuto, per esempio, per The Fog. Nebbia assassina (2005) di Rupert Wainwright, Nightmare (2010) di Samuel Bayer e Venerdì 13 (2009) di Marcus Nispel che condividono con Poltergeist proprio la natura informe del progetto, la mancanza totale di idee innovative che possano dare una nuova spinta al genere. Questo film avrebbe avuto bisogno di quella follia creativa di un regista tipo Alexander Aja per movimentarsi. L’inizio sui titoli di testa, con il segnale che va via, sembra un miscuglio confuso tra Paranormal Activity e The Ring di Verbinski.

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poltergeistEric Bowen (Sam Rockwell), sua moglie Amy (Rosemarie DeWitt) e i loro tre figli Kendra, Madison e Griffin si stanno trasferendo in un nuovo alloggio. Lui ha perso il lavoro e lei è una scrittrice in cerca d’ispirazione. Quella che hanno trovato non è la casa dei loro sogni ma al momento non possono chiedere di più. Lì però iniziano a verificarsi strani fenomeni. I capelli di Madison e Kieran diventano ritti dopo che stanno giocando con la manopola di un armadio. Sembra un gioco ma non lo è. L’abitazione è infatti infestata dai poltergeist, spiriti “rumorosi, arrabbiati e violenti”. E la situazione precipita quando questi si portano via la figlia più piccola.

sam rockwell e rosemarie de witt in poltergeistPoltergeist di Hopper era stato uno degli horror che ha segnato quel decennio e al tempo stesso anche un film maledetto. Heather O’Rourke, che interpretava proprio la figlia minore della famiglia protagonista, è morta a 12 anni per la malattia di Crohm poco prima che uscisse il terzo sequel della serie e Dominique Dunne (la figlia maggiore, Dana) strangolata a 22 anni dal fidanzato che non accettava la fine della loro storia.

kennedi clements in poltergeistDa Gil Kenan non c’era d’aspettarsi molto. Il terreno con i morti seppelliti sono forse una variante della città sotterranea di Ember. Il mistero della città di luce. E la casa stregata forse riprende quella che si inghiottiva tutto nell’animazione/fantasy di Monster House. Lì dietro però c’erano Spielberg e Zemeckis ben più presenti che come coproduttori. Qui però si tocca non tanto un punto decisamente basso, ma solo un punto morto. Non è che questo remake sia più brutto negli altri. Anzi, la cosa preoccupante è che non se ne differenzia. Non ci sono salti sulla sedia, dalla tv che si accende, al temporale e l’albero che si muove. Forse l’inquadratura del trapano che sta per perforare un volto provoca un secondo di panico. Ma a Kenan, più che all’effetto, interessa soltanto rimodellarsi su un’inquadratura che possa rappresentare il film attraverso un omaggio al genere e al decennio. Niente di tutto questo. E nel cast, se Rosemarie DeWitt cerca di essere più invisibile possibile, diventa invece letale Sam Rockwell. Il nostro Razzie Award di quest’anno è tutto per lui.

 

 

Titolo originale: id.

Regia: Gil Kenan

Interpreti: Sam Rockwell, Rosemarie DeWitt, Jared Harris, Nicholas Braun, Saxon Sharbino, Jane Adams, Kennedi Clements, Kyle Catlett

Distribuzione: 20th Century Fox

Durata: 93′

Origine: Usa 2015

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