"Popieluszko", di Rafel Wieczynski

popieluszko di rafel wieczynskiDopo Katyn, con il quale condivide le medesime traversie distributive, un’altra pagina “invisibile” della storia polacca. Popieluszko è un biopic appassionato sul sacerdote che divenne una vera e propria spina nel fianco del regime comunista. Alternando la ricostruzione degli eventi a filmati e materiali di repertorio, Wieczynski non si sofferma soltanto sulla vicenda individuale ma parla delle sofferenze del suo popolo. Pubblichiamo la recensione del film in occasione del tour in Italia del regista Rafel Wieczynski

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popieluszko di rafel wieczynskiLa storia polacca è piena di pagine tristi e dolorose. Lo scotto di trovarsi esattamente in mezzo ai tedeschi e ai russi è stato pagato a caro prezzo e ha influito negativamente sullo sviluppo di una nazione che ha sofferto ed è stata più volte soggiogata. Dopo Katyn, il film di Wajda sul massacro dei 22000 prigionieri di guerra polacchi, prima attribuito ai nazisti e solo successivamente addossato al reale colpevole, ovvero il regime comunista, con Popieluszko emerge un altro evento desolante della storia. Utilizzando gli stilemi del biopic, il giovane regista Rafel Wieczynski rievoca la morte del sacerdote che osò schierarsi a fianco degli operai e del popolo nella tenacissima resistenza di Solidarnosc. Alternando la ricostruzione degli eventi a filmati e materiali di repertorio, il film parte dalla vicenda individuale e straordinaria del prete per ritrarre le paure e le sofferenze di una nazione. Siamo nei primi anni Ottanta e con l’ingresso al soglio pontificio di Papa Giovanni Paolo II, la Polonia sente l’esigenza di distaccarsi da un regime oppressivo e tirannico. Padre Popieluszko diventa quindi un simbolo della lotta per la libertà e a difesa della verità, un martire, nel senso cristologico del termine, disposto a dare la vita per difendere il suo popolo e nella speranza di un cambiamento. Wieczynski ci offre un ritratto fedele e non del tutto agiografico di questa figura, partendo dall’infanzia del protagonista fino ad arrivare alla sua barbara uccisione. E, sebbene il film perda di compattezza nella parte che precede il finale, riesce a mantenere alta l’attenzione dello spettatore nonostante la pellicola sfiori le due ore e mezza di durata. Questo grazie anche ad alcuni momenti umoristici che spezzano l’incedere drammatico della narrazione. Non mancano chiaramente i difetti: si può ravvisare infatti una sorta di derivazione eccessiva dal medium televisivo, alla quale si accompagna una delineazione non del tutto chiara della vicenda, specialmente per i fruitori che non la conoscono (alcuni passaggi sono oscuri). Ciononostante Popieluszko mantiene le premesse e testimonia della fecondità del cinema europeo dell’Est. Una fertilità che ha un difficile riscontro qui in Italia. Come Katyn, il film è stato infatti distribuito in pochissime copie e ha avuto una diffusione pressoché trascurabile. E non è bastata la presentazione nell’ambito degli eventi speciali all’edizione 2009 del Festival internazionale del Film di Roma, oltre ai numerosi tour del regista nel Belpaese, a risollevare le sorti di un prodotto destinato a rimanere “invisibile”, un po’ come la storia che racconta.

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Titolo originale: Popieluszko. Wolnosc jest w nas
Regia: Rafel Wieczynski
Interpreti: Artur Balczynski, Adam Biedrzycki, Teresa Bielinska, Marek Frackowiak, Witold Bielinski, Dorota Calek
Distribuzione: Rainieri Made srl
Durata: 149’
Origine: Polonia, 2009

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