Pour la France, di Rachid Hami

Una faccenda che resta privata e la sua inattesa freddezza è animata solo da un racconto lineare e solo a tratti sovrabbondante. Orizzonti

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Aïssa Saïd è un giovane militare dell’Accademia e in una notte durante un addestramento che prevede il guado di un fiume per uno stupido scherzo di nonnismo o di bahutage secondo una specie di tradizione scolastico-militare, perde la vita. Il fatto, in realtà, riguarda la vita privata del regista che mette in scena il film per ricostruire i complicati rapporti familiari ed in particolare quelli tra i due fratelli messi in continua crisi dalla diversità di carattere e dalla diversa opinione sul padre che con pochi scrupoli per non lasciare l’Algeria, Paese dal quale la famiglia proviene, abbandonò moglie e figli.
Pour la France, in Orizzonti, non si risparmia nel racconto di queste relazioni familiari e del loro ritorno alla memoria a seguito del tragico evento e, in parallelo vi è il travagliato rapporto con i vertici militari che pur nell’assistere la famiglia del giovane soldato scomparso, provano a minimizzare l’evento e rifiutano un funerale e una sepoltura d’onore riservata solo ai soldati caduti in eventi bellici lontani dalla madrepatria.
Tutta questa, sarebbe stata materia sufficiente per un lavoro emotivamente ricco, attraverso il quale imbastire non solo il racconto delle trame familiari e del rapporto con un’Algeria lontana riservata ai ricordi infantili, ma soprattutto aprire alla partecipazione emotiva dello spettatore nella quale, il reciproco scambio di emozioni, servisse a consolidare l’intima relazione con la storia, con i personaggi e, quindi, con il film. Purtroppo, invece, nulla di tutto questo accade. L’alchimia delle immagini e di un racconto di per sé appassionato che guarda al passato dei due fratelli che da una complicità iniziale giungono a ritrovarsi a distanze siderali durante gli anni successivi quanto a sguardi e opinioni sul mondo e prospettive di vita, non riescono a bucare lo schermo e a raggiungere i nervi e i sentimenti di chi assiste allo svolgersi dei fatti. Il film di Hami resta una faccenda privata del suo regista, così come la storia che lo ha ispirato, in una insolita e inattesa freddezza animata solo da un racconto lineare e solo a tratti sovrabbondante, ma, che purtroppo resta distante nonostante gli assunti e che da solo non basta a fare del tutto propri i pur solidali sentimenti dello spettatore.

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La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.3
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Il voto dei lettori
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