"Prey for rock & roll", di Alex Steyermark

Sesso-droga-rock&roll. Quante volte ci è scivolato davanti questo trittico carico di speranze, emozioni, perdizioni… sbriciolandosi ai nostri piedi prima di arrivare a comporre qualcosa di magico? Ennesima vittima-colpevole questa pellicola di chiassosa banalità tra lesbismi e stupri sensazionalisticamente sbattuti in faccia allo spettatore

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Quattro nessuno come i Beatles ai tempi umidi di cantine come il Cavern, una batteria ludwig "nipotina" alla lontana di quella di Ringo Starr e amplificatori molto più potenti ma senza quell'elettricità insostituibile che si chiama magia. Questa la scheda di presentazione della band femminile Clamdandy ovvero la voce solista e chitarra ritmica (si fa per dire) Jacki (Gina Gershon, Bound – Torbido inganno, Showgirls, Driven), la bassista Tracy (Drea De Matteo, di ben altra caratura nello splendido Il nostro Natale di Ferrara), la chitarra solista Faith (Lory Petty, Point break e Ragazze vincenti) e la batterista Sally (Shelly Cole) che dovrebbe essere, a detta delle compagne, "un misto tra Shirley Temple e Keith Moon" (?!). Nato dall'esperienza musicale della cantante Cheri Lovedog, fondatrice e leader, tra gli anni 80 e 90, della punk-rock band che porta il suo cognome, che ha deciso di riversare in uno script autobiografico (di demoralizzante piattezza) le difficoltà incontrate per sfondare e raggiungere il successo e ha qui il suo alter-ego nella leader che non vuole invecchiare Jacki (ha un negozio di tatuaggi come la Lovedog), Prey for Rock & Roll crede di riuscire a sconvolgere lo spettatore con lo squallore di un'ambientazione suburbana e patetici personaggi maschili dagli umori monodimensionalmente underground già visti e stravisti. Insopportabili nel loro trascinarsi davanti alla mdp con quell'aria di "belle e dannate" che ci fanno e non ci sono le protagoniste, che si sono allenate per imparare a suonare a favore di un realismo che deve essersi perso da qualche parte perché si esibiscono dal vivo ma non "arriva" niente (peccato capitale per un film musicale, se si pensa per di più cosa è riuscito a estrarre dal cilindro Ewan McGregor in Velvet Goldmine) e soprattutto "stonano" ancor più quando si mettono da sole alla berlina cercando di propinarci un ribellismo stantìo che non convince neanche per un istante. Meglio, allora, il sano, discreto procedere del ballerino Honey (scomodare lo straordinario School of rock non pare proprio il caso…). E alla fine, a forza di veder reiterato sullo schermo il vano tentativo di trovare l'ingresso giusto per infilare il jack e incanalare la giusta dose di watt, viene voglia di essere "preda" del sacro fuoco del rock & roll e del punk uscendo dalla sala e infilando subito nell'autoradio un cd degli Stones o dei Ramones per riprendere fiato.

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Titolo originale: id.


Regia: Alex Steyermark


Soggetto e sceneggiatura: Cheri Lovedog, Robin Whitehouse


Fotografia: Antonio Cavalche


Montaggio: Allyson C. Johnson


Musiche: Cheri Lovedog, Stephen Trask


Scenografia: John Chichester


Costumi: Vanessa Vogel


Interpreti: Gina Gershon (Jacki), Drea de Matteo (Tracy), Lori Petty (Faith), Shelly Cole (Sally), Marc Blucas (Animal), Ivan Martin (Nick), Eddie Driscoll (Chuck), Ashley Drane (allieva di Faith), Shakara Ledard (Jessica), Sandra Seacat (madre di Jacki), Nancy Pimental (Natalie), Greg Rikaart (Scott), Francois Harold (Johnny)


Produzione: Gina Gershon, Donovan Mannato, Gina Resnick


Distribuzione: E.P. Productions


Durata: 104'


Origine: Usa, 2003


 

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