Primadonna, di Marta Savina

Anche se la messa in scena incostante e, a tratti, eccessivamente teatrale, l’esordio della regista riesce a liberarsi con piena forza negli occhi della protagonista. Alice nella Città.

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È notte. Lia e la sua famiglia sono in spiaggia. La madre stende un asciugamano, il padre pianta un ombrellone per proteggersi dai raggi lunari.

La poesia di uno dei rari intervalli di serenità di Primadonna, lungometraggio dell’esordiente Marta Savina presentato ad Alice nella Città, permette alla regista di mappare le coordinate di un mondo al contrario. È il mondo della Sicilia anni ’60, ritratta nella sua religiosità arcaica, nella collusione tra chiesa e mafia, nell’impotenza delle forze dell’ordine, nella violenza travestita d’amore. Ma è anche il mondo di Lia Crimi (Claudia Gusmano), alter ego fittizio di Franca Viola, la prima donna italiana – cui la cineasta ha dedicato un corto nel 2017 –  ad essersi opposta alla pratica del matrimonio riparatore, poi abolita dalla legge nel 1981.

Savina imposta un racconto lineare, segue Lia nella quotidianità contadina, ne ritrae la caparbietà e i desideri giovanili, contempla il silenzio che avvolge il suo stupro e, di contro, il baccano – anche e soprattutto mediatico – della conseguente realtà processuale. Una realtà che, pur nella fisicità dell’aula dove Lia trova il coraggio di parlare, finisce tuttavia per farsi testimone dell’amarezza e dello sconforto che accompagnano la sensazione di non poter averla vinta, nonostante tutto e al di là delle sentenze.

L’accostamento agrodolce, quasi ossimorico, delle ultime due scene del film – quando la resa del padre di Lia si accompagna alla spensieratezza di un piacevole tuffo tra le onde del mare –   esplicita però, attraverso la protagonista,  un desiderio di lotta a un sistema precostituito che, abbandonata la singolarità della vicenda, diviene istanza sospesa nel tempo. E Primadonna, al netto di una messa in scena incostante e, a tratti, eccessivamente teatrale, si libera con piena forza negli occhi della giovane Lia, manifestazione vivida e mai doma della speranza di generazioni di ribelli; delle Viola, degli Impastato, delle Battaglia, di figure ostinatamente “al contrario”, cui il cinema non vuole esimersi dal dare voce.

 

Regia: Marta Savina
Interpreti: Claudia Gusmano, Fabrizio Ferracane, Francesco Colella, Manuela Ventura, Dario Aita, Thony, Gaetano Aronica, Maziar Firouzi, Francesco Giulio Cerilli, Paolo Pierobon
Distribuzione: Europictures
Durata: 102′
Origine: Italia, Francia 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
4.2 (15 voti)
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