"Prime", di Ben Younger

Stile sofisticato, autoriale, invaso dalla scrittura che costruisce artificialmente i sentimenti, con la Streep e la Thurman che escono spesso dal proprio personaggio per esibizioni recitative personali. Si guarda a Mazursky, si citano Demy e Truffaut. Il tutto però eseguito con una pesantezza insostenibile.

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Si sente la pesantezza della scrittura in Prime, opera seconda di Ben Younger che guarda al modello della commedia sentimentale ma strizza l'occhio al cinema d'autore europeo. Il film sembra guardare in particolare al cinema di Paul Mazursky e soprattutto a quelle instabilità affettive e sentimentali proprie dei film di Truffaut. Al centro di Prime c'è infatti una travagliata storia d'amore, quella tra Rafi (Uma Thurman), una produttrice fotografica di 37 anni e David (Bryan Greenberg, già visto in Perfect Score), un aspirante pittore di origine ebraica. A complicare le cose c'è poi la presenza di Lisa Metzger (Meryl Streep), terapista di Rafi e madre di David.

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Dentro la pellicola, come già in 1 Km da Wall Street, si ha una visione dello spazio simile a quello teatrale. I luoghi della scena (lo studio per le sedute di Lisa, l'appartamento e lo studio fotografico di Rafi, la casa che David condivide con i nonni) tendono spesso a replicarsi, a ripetersi ed è lì che la sceneggiatura di Younger prova a esasperare i conflitti tra i personaggi. Il metodo è simile a quello di Closer, ma a differenza del film di Nichols si avverte l'artificio nella costruzione della tensione. Younger filma la sua scrittura con uno stile certamente trasparente ma comunque anonimo. All'interno delle inquadrature fisse i protagonisti (soprattutto la Streep ma purtroppo anche la Thurman) tendono a debordare uscendo quasi dal proprio personaggio per esibire il proprio personale saggio di bravura. Peccato che nessuno l'ha richiesto. Alla fine il personaggio più spontaneo del film è l'amico di David, che ha l'abitudine di andare a casa delle ragazze con cui è uscito una sola volta per avere la soddisfazione di gettarle una torta in faccia.


Younger poi mostra spesso l'effetto di una reazione e non il percorso che ha portato a quella reazione. Basta vedere il volto di Rafi quando si presenta da David dopo che ha saputo che il ragazzo è andato a letto con una sua modella. Si vede la sofferenza nel viso della donna, il dolore del tradimento. Ma è tutto lì, racchiuso e consumato in un'inquadratura. Si ha come l'impressione che Younger abbia l'esigenza di raccontare la sua storia, di terminarla. Lo stile non è però quello delle commedie statunitensi basate sul ritmo e sulla colonna sonora (anche se le musiche sono molto presenti in Prime) ma quello sofisticato, quasi autoriale, che cita apertamente il cinema di Antonioni (i due protagonisti si incontrano infatti in un cinema dove si sta proiettando Blow-Up e Zabriskie Point) e che vuole mostrare con occhio alternativo, ma in realtà conformista, ambienti come quello della moda (ancora Blow-Up?) e della pittura.


Il finale poteva essere potenzialmente una bella idea ma che è stata immediatamente bruciata. E' trascorso un anno. David e il suo amico sono andati a mangiare in un locale. Il ragazzo però torna indietro perché si è dimenticato il cappello e lì rivede Rafi dal vetro del locale. Luogo innevato, sguardi che s'incrociano, ultimo incontro di una storia d'amore impossibile. Si vira verso Demy (il finale alla pompa di benzina di Les parapluies de Cherbourg), si cita Truffaut, con la versione inglese della canzone di Trenet intitolata I Wish You Love. Il tutto eseguito con una pesantezza insostenibile.


 


Titolo originale: id.


Regia: Ben Younger


Interpreti: Uma Thurman, Meryl Streep, Brian Greenberg, Jon Abrahams, Zak Orth, Anne Parisse, Aubrey Dollar, Jerry Adler


Distribuzione: Eagle:


Durata: 105'


Origine: Usa, 2005

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