"Profondo blu", di Alastair Fothergill e Andy Byatt

70% della superficie terrestre, 20 squadre di operatori specializzati, oltre 7000 ore di pellicola in oltre 200 locations, 5 anni di ricerche, ad oltre 5000 metri di profondità… tanti numeri che nello splendido documentario targato BBC si disperdono e si aggregano come plancton per dare un volto di affascinante mistericità alla Vita.

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Tonnellate di vita che si affrontano in oceano aperto in una battaglia di spuma, schizzi e sommerse ferite che arrossano la superficie e che di epico non ha solo la durata (6 ore!), ma i legami sottesi, quelli tra un cucciolo di balena di "appena" 15 tonnellate e la madre di 30 tonnellate, incapace di opporsi all'implacabilità della catena alimentare ovvero ad un gruppo di affamate orche. Solo uno dei vertici visivi ed emozionali di questo splendido documentario targato BBC dove numeri quali 70% della superficie terrestre, 20 squadre di operatori specializzati, oltre 7000 ore di pellicola in oltre 200 locations, 5 anni di ricerche, ad oltre 5000 metri di profondità con potenti sommergibili si disperdono e aggregano come plancton per dare un volto di affascinante mistericità alla Vita. Difficile rimanere impassibili (anche se non si è assolutamente né fanatici animalisti, né tesserati di WWF, Legambiente, Greenpeace e affini) di fronte alla sincronia dei tuffi in velocità di interi branchi di delfini in mare aperto, ai loro plastici e gratuiti (nessuno sa perché lo facciano… ) avvitamenti aerei o allo stupefacente surfare sotto roboanti "coperte" di giganteschi cavalloni, a moltitudini di granchi-soldato che sulla spiaggia tessono collane di grani sabbiosi, alle orche più esperte e temerarie che rischiano di arenarsi cacciando cuccioli di leoni marini vicinissime alla riva, a mezzo milione di albatros che si accalcano per nidificare su un'isoletta al largo delle Falklands, al pantagruelico affollarsi di un gigantesco branco di sardine che assumono ipnoticamente la forma difensiva di una sfera che si squaglia e si ricompone magicamente dopo esser stata attraversata da voraci marlin, tonni e squali o ancora alla barriera corallina che di notte diventa spietato terreno di caccia e offre fugaci ripari alle prede, alle meduse di profondità e altri misteriosi esseri che emettono fluorescenze cangianti che fanno impallidire gli effetti speciali di Trumbull e la fotografia di Zsigmond in Incontri ravvicinati del terzo tipo e lanciano scariche elettriche nel buio assoluto per depistare i nemici. Forse, però, la sequenza più straordinaria e di filosofica metaforicità è quella delle cosiddette "fumarole", camini rocciosi alti come palazzi di sedici piani che spuntano dalle dorsali oceaniche esalando nell'acqua gas letale e, nonostante questo, ricoperte della più alta concentrazione di vita che la Terra conosca. Servito da una tecnica registica sapiente, come mostrano i delicati ralenti che lasciano la spettacolarità del mostrato alla Natura e da una colonna sonora di "wagneriana" maestosità ma capace anche di gioiosi e ironici contrappunti "rossiniani", firmata da George Fenton (Gandhi, Grido di libertà, Le relazioni pericolose) ed eseguita per la prima volta al cinema dalla Berlin Philharmoniker, Profondo blu nobilita il genere del documentario e anche noi, parte in qualche modo di questo organismo d'insondabile, vertiginosa complessità che ogni giorno cerchiamo di avvelenare un po' di più.

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Titolo originale: Deep blue
Regia: Alastair Fothergill e Andy Byatt
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 83'
Origine: Germania/Gran Bretagna, 2003 


 


 


 


 


 

 

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