"Project X – Una festa che spacca", di Nima Nourizadeh
Diretto da un esordiente e prodotto da Todd Phillips, Project X svincola il found footage dal genere horror e lo adatta con straordinaria lucidità al teen movie: si parte dalla collaudata american (pie) comedy per scivolare pian piano in una violenta guerriglia urbana in stile banlieues losangelina. Questa sfrenata notte da leoni dei nerd sedicenni svela un irresistibile (e pericoloso) desiderio represso di distruzione, mettendo letteralmente a fuoco l’inquadratura in una teorica discesa agli inferi della morale (e) dell’immagine
In questa stagione stiamo assistendo alla mutazione sul campo di un genere. Il found footage dell’ultimo decennio è stato associato abbastanza stabilmente all’horror, dal seminale The Blair Witch Project passando per i tre Paranormal Activity, Cloverfield, ecc. Tutti film che assumono il punto di vista interno di un personaggio munito di una piccola handycam, facendo aderire l’atto del (non) guardare dei protagonisti all’atto del nostro vedere spettatoriale. Ma si sa, il cinema muta in continuazione, si contamina e sfonda ogni diga: a distanza di qualche settimana dal bellissimo Chronicle di Josh Tank, esce ora in sala un'altra fuga dall’horror di questo sottogenere che trova “casa” nei vecchi, cari e sboccati teen movie. Ma siamo proprio sicuri che questo Project X sia (solo) una commedia demenziale? Andiamo con ordine: il film è diretto da un giovane esordiente (Nima Nourizadeh) che si è fatto le ossa con i videoclip, scritto da uno dei più talentuosi sceneggiatori odierni (Michael Bacall, Scott Pilgrim vs The World) e prodotto dal nuovo Re Mida della commedia Todd Phillips. La storia è quanto di più classico ci si possa attendere: Thomas, J.B. e Costa, tre sedicenni della periferia di Los Angeles, decidono di festeggiare il compleanno del primo; organizzano una festa approfittando dell’assenza dei genitori e iniziano a spargere la voce tra belle ragazze e compagni di scuola; decidono di riprendere i preparativi e la serata con una videocamera per poi farne un Film (il teen movie diventa found footage).
Da sempre, nella commedia americana, la Festa è il luogo dell’identità: la si organizza per fare sesso la prima volta, per affermare un senso di appartenenza, per legittimarsi socialmente e individualmente. Ma a differenza dei vecchi party anni ‘80 post Animal House, dove la ristrettezza del gruppo rifletteva l’esilarante e tragica emarginazione del nerd nella società reaganiana, oggi si supera istantaneamente anche questo steccato. Le informazioni viaggiano velocissime via internet ed sms come un contagio virale, gonfiando a dismisura un evento che diviene subito fuori controllo e al di là di ogni intenzione. Inizia così una nuova e sregolata notte da leoni, ma con una differenza: se i tre quarantenni di Phillips sono il prodotto finito del post-capitalismo occidentale che reprime ogni desiderio e lo relega al margine della coscienza; i sedicenni di Nourizadeh sono ancora dei project x, indefiniti manufatti che sperimenteranno per la prima volta la facilità tutta contemporanea di creare in diretta il caos. E allora (non possiamo che ribadirlo) Todd Phillips non produce solo commedie, ma filma divertentissimi e lucidissimi incubi con i quali tutti dovre(m)mo fare i conti. Dove con furia iconoclasta e sorriso “drogato” si sabotano le tappe ufficiali della vita sociale di un uomo: là il matrimonio con la donna della vita e qua il compleanno dei 17 anni. Una festa che esonda dalla casa di Thomas come un fiume in piena per invadere l’intero quartiere, travolto da una frenesia ormonale, godereccia e distruttiva che arriverà a far scomodare addirittura l’ufficialità televisiva.
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