Promare, di Hiroyuki Imaishi

Tra rivoluzione e avanguardia, il regista di Gurren Lagann scompone la messinscena dell’azione, mentre riflette sul senso dell’identità in un mondo dove gli opposti si toccano

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Dal cielo alla terra: è il percorso che Hiroyuki Imaishi sembra compiere da Gurren Lagann a Promare. Lì i suoi protagonisti eruttavano letteralmente dalle profondità del mondo per raggiungere infine gli spazi siderali, qui al contrario devono sedare il magma impazzito sotto la crosta terrestre. Non è un capriccio o una casuale inversione di rotta: tutta l’opera di questo geniale animatore e regista è in effetti attraversata da traiettorie in costante evoluzione, capaci di riverberarsi sia nelle strategie narrative che nel percorso dei personaggi. Per questo Promare rovescia il modello del predecessore televisivo e si offre con la forza cinetica delle imprese dei suoi eroi, in grado di attraversare la superficie del grande schermo scomponendola in continui giochi geometrici e ritmi fatti di continue accelerazioni.

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La dicotomia che vede opposto l’ardente pompiere Galo Thymos (dai modi spicci e frenetici) e il mutante Leo Fotia (misurato capo dei Burnish, una minoranza dotata di poteri pirocinetici) diventa così nelle mani di Imaishi e del suo fidato sceneggiatore Kazuki Nakashima un terreno di sperimentazione visiva che affastella tecniche e moduli espressivi dell’animazione (tradizionale, cgi, poligonale, fino alla massima esemplificazione del disegno infantile), risultando fluida e al contempo materica. Lo stile impresso dallo Studio Trigger alla bisogna riempie o svuota lo schermo, sovraccaricandolo di elementi e forme, oppure raggiungendo l’estrema sintesi di pochi tratti in grado, per l’appunto, di tracciare la direzione interessata. Una natura avanguardista che scende in campo sul terreno dell’action più sfrenato e trova perciò la sua maggiore sublimazione nelle scene di battaglia in cui lo spazio dei personaggi si dilata continuamente, mentre si restringe a singole location, palazzi, navi spaziali e robot in grado di rappresentare e dominare l’intero mondo.

La linea che Promare traccia fra il racconto animato e la riflessione consapevole sulle strategie possibili dell’action nel XXI secolo fa insomma venire in mente quanto compiuto da Michael Bay con il live action in 6 Underground. Allo stesso tempo, però, mentre spinge sempre più in avanti il confine del rappresentabile, Promare mantiene una focalizzazione netta sui personaggi, all’interno dei quali continua a articolare le sue ossessioni. Galo, da questo punto di vista, riassume tanto l’irruenza del Kamina di Gurren Lagann (che volutamente richiama anche a livello di design) quanto il percorso che lo porterà ad affrancarsi dal suo mentore e a evolvere verso la completa affermazione di sé, che nella serie tv era appannaggio del giovane amico Simon. L’oscillazione tra i due estremi è coerente con il destino del nemico/amico Leo Fotia e dice di una costante riflessione sul ruolo e il senso dell’identità di un’umanità che il film consapevolmente rispecchia.

Nonostante il tono semiserio dell’avventura, settato sulla strafottenza di Galo, infatti, Promare è lucido nel tener conto dei dibattiti che serpeggiano in Giappone e nel mondo e che investono problemi come la xenofobia, il confronto con altre realtà e minoranze, mentre pochi assetati di potere si arrogano le decisioni operando per esemplificazioni e sopraffazioni. Imaishi racconta questi temi con il sorriso, e così la sua ricerca visiva si fa esaltazione della molteplici possibilità offerte dall’impeto creativo e dall’accostamento degli opposti. Un modo, appunto, per tracciare una traiettoria che comprenda contrapposizione e evoluzione. Dove, pur nell’originalità delle forme, quando compare il gigantesco robot Deus ex Machina, si sprecano le citazioni da Mazinga Z, perché innovare vuol dire anche rinnovare una corretta lezione. Il cuore di Promare, insomma, anche se sembra andare altrove, è sempre al posto giusto.

 

Titolo originale: Puromea
Regia: Hiroyuki Imaishi
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 111′
Origine: Giappone, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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