Prophecy, di Jacopo Rondinelli
Pur toccando tematiche attuali e sociali il regista si allontana dal suo cinema sperimentale cimentandosi in un mix tra action-comedy e thriller urbano privo della tensione necessaria.

Brandon Box produce e Jacopo Rondinelli dirige il suo nuovo film, ispirato al celebre manga giapponese Prophecy di Tetsuya Tsutsui, già adattato fedelmente per il grande schermo da Yoshihiro Nakamura nel 2015. In questa versione italiana, a interpretare il protagonista Gates è Damiano Gavino, reduce dal successo della serie Un professore e protagonista di Nuovo Olimpo di Ferzan Ozpetek. Prophecy è stato presentato in anteprima al Lucca Comics & Games.
Paperboy è un misterioso individuo il cui volto nascosto da un foglio di giornale appare in brevi video nel web in cui denuncia ingiustizie e fatti di cronaca preannunciando la punizione dei colpevoli. Gli spiragli per capire la sua identità sono pochissimi, ma Paperboy riesce pian piano a conquistare seguaci e sostenitori che come lui hanno sete di verità e di giustizia. A fare da collante alla trama, tematiche di forte attualità come gli effetti amplificatori del web, il mondo dei riders e del food delivery, le potenzialità della realtà virtuale e del mondo delle start up tecnologiche.
Brandon Box, che in passato aveva già portato sul grande schermo un altro fumetto di successo, Dampyr, affida questo ambizioso adattamento a Jacopo Rondinelli, regista milanese proveniente dal mondo dei videoclip, che qualche anno fa — sotto la guida artistica di Fabio & Fabio — ha diretto Ride (2018), una pellicola per l’epoca decisamente innovativa, soprattutto se pensiamo alla fortunata serie Squid Game (2021), che in qualche modo condivide lo stesso spunto narrativo iniziale, con una gara che diventa una sfida per la sopravvivenza.
Con Prophecy, invece, Rondinelli abbandona in parte il cinema di periferia fatto di sole idee, e mette in scena una poco convincente miscela di action-comedy e thriller metropolitano, senza mai arrivare alla meritata tensione. La sceneggiatura, che non riesce ad andare in profondità, ruota comunque intorno a importanti tematiche attuali e sociali, come il mondo del precariato dei rider e del food delivery, le potenzialità della rete, della realtà virtuale e delle start-up tecnologiche, oltre agli effetti amplificatori dei social media che utilizziamo ogni giorno. Usando una metafora calcistica, si potrebbe dire che Prophecy sbaglia l’approccio alla partita, entra in campo senza idee chiare, con una regia altalenante che oscilla tra il cyber-noir alla Mr. Robot, ereditato dal manga originale, e un ammiccamento al genere Heist all’italiana, sulla scia della saga Smetto quando voglio (2013). A differenza della fortunata saga diretta da Sydney Sibilla, Prophecy scorre con qualche vuoto e più di un passaggio eccessivamente semplificato. La linea narrativa legata all’hackeraggio è trattata in maniera superficiale, e lo smisurato confronto tra Ade, interpretato da Haroun Fall, ed Elliot Alderson di Rami Malek rischierebbe di risultare seriamente spietato. Un vero hacker ha bisogno di tempo e strategie per violare gli archivi di Stato. Così anche l’incontro tra Gates e Grazia non si salva da alcune forzature. Davvero un’ispettrice di polizia, lascerebbe un fattorino del food delivery appena conosciuto, da solo in casa sua? Questo incontro però riesce finalmente ad attivare una certa tensione narrativa e ad avviare il dualismo tra la guardia e il ladro che alimenta in pieno la trama del manga originale. Peccato che siamo già oltre la metà del film, e a quel punto la partita sembra irrimediabilmente compromessa. Tutti i personaggi restano intrappolati nella loro bidimensionalità, compreso Gavino che non soddisfa fino in fondo la figura eroistica di Paperboy, meglio di tutti se la cava il navigato Ninni Bruschetta, che seppur relegato a un ruolo secondario, con la sua padronanza fisica e la consueta verve ironica riesce a compensare le mancanze di scrittura del suo personaggio.
Rimane il merito di aver avuto il coraggio di adattare un’opera inedita per il pubblico italiano, e il confronto con il suo film d’esordio non vuole essere un riflesso condizionato di chi paragona costantemente il presente al passato. Rondinelli ha tutte le carte in regola per continuare a muoversi nell’alveo del cinema indipendente e affermarsi tra quei registi in grado di ragionare con la sola forza delle idee.
Regia: Jacopo Rondinelli
Interpreti: Damiano Gavino, Denise Tantucci, Haroun Fall, Federica Sabatini, Ninni Bruschetta, Giulio Greco
Distribuzione: Nexo Studios
Durata: 110′
Origine: Italia, 2024