"Qualcosa di buono c'era negli anni '80". Intervista a Enrico Vanzina

Enrico Vanzina
Non te lo aspetti, perché di mestiere lui scrive commedie “vanziniane”. Però ora ha scritto
un romanzo giallo, con un investigatore sgualcito dalla vita, capelli e pensieri in disordine. Il cinismo che gli spolvera lo sguardo di disillusione. Un romanzo giallo che va dritto come un treno, fatto di frasi brevi, punto e via andare, come fotogrammi di film

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Enrico VanzinaHa scritto un romanzo giallo, con un investigatore sgualcito dalla vita, capelli e pensieri in disordine. Il cinismo che gli spolvera lo sguardo di disillusione. Un romanzo giallo che va dritto come un treno, fatto di frasi brevi, punto e via andare, come fotogrammi di film. E ogni tanto, una metafora che ti inchioda. E ti illumina.
Non te lo aspetti, perché di mestiere lui scrive commedie “vanziniane”. E in effetti, lui è proprio Enrico Vanzina. Nato a Roma “tempo fa”. Suo padre, Steno, era il regista di Totò. Suo fratello Carlo è il regista di Sapore di mare e di Sotto il vestito niente. E lui, Enrico, quei film li ha scritti. Insieme ad altri cento, alcuni dei quali famosissimi. Adesso esordisce con un romanzo tutto diverso. Un thriller, in odore di Chandler, e di Dashiell Hammett. Profumo di vodka. Il gigante sfregiato, edito da Newton Compton. Il resto, lo racconta lui.

Enrico, il suo detective vive “dannatamente solo, in una casa lercia e solitaria come un calzino spaiato”. Sapori di nera, e non sapori di mare. Come mai?

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“E’ venuto quasi da sé. Io scrivo da sempre, e da sempre volevo scrivere un romanzo. Ne avevo scritti dieci, e li ho buttati tutti via. Non erano mai sinceri. Poi una mattina mi sveglio, e ho questo romanzo in testa. Tutto intero”.

Un giallo che richiama alla mente l’ “hard boiled” americano. Chandler, Hammett. E’ d’accordo?

“E’ il mio genere preferito: io sono un grandissimo fan di quei romanzi, di quel modo di scrivere. Pensavo fosse impossibile trasportare quelle atmosfere a Roma. Mi sono autocensurato per anni. Poi l’ho fatto”.

Roma è protagonista del romanzo. E non è quella di Fellini, né quella di Pasolini.

“E’ una città che si è trasformata, una città di stranieri. Di cingalesi, indiani, marocchini, sudamericani, cinesi, di prostitute il gigante sfregiatomoldave, bielorusse… Il mio detective, Max Mariani, il mio sciagurato detective senza soldi in tasca, osserva tutti, e non giudica nessuno. Sta dalla parte di quelli che sono naufraghi nella loro vita, perché anche lui lo è”.

Chi sarebbe il protagonista ideale di un film tratto dal romanzo?

“Quando l’ho scritto, avevo in mente un tipo alla Bogart. Oggi, il Max Mariani perfetto sarebbe Favino. Che è quasi un Bogart giovane. Oppure Valerio Mastandrea, che ha meno irruenza fisica di Favino, ma è più stropicciato”.

E la bionda che irrompe nella storia?

“Ah, lei sarebbe Uma Thurman, naturalmente!”. Sorride.

“Il gigante sfregiato” è raccontato come fosse un film. Lo girerà suo fratello?

“No, noi di sicuro non lo faremo. Ma ci sono già numerose richieste di acquisto dei diritti cinematografici. Se lo farà qualche altro regista, mi metterò in disparte, senza interferire”. Il romanzo verrà presentato alla Versiliana da Piera Detassis il 9 agosto.

Proprio in Versilia, sono appena terminate le riprese di “Sapore di te”. Un vostro film ambientato negli anni ’80, gli anni che avete raccontato al cinema. Che cosa resterà di quegli anni ’80?

“Beh, qualcosa di buono c’era, in quegli anni. Gli anni ’80 godono di pessima stampa: la Thatcher, Reagan, Craxi… Invece è negli anni ’80 che l’Italia si è risollevata dal terrorismo, dalle paure tremende di un paese sull’orlo della guerra civile”.

Chi sono i personaggi del nuovo film?

“C’è Salemme che fa un politico socialista, cinico. Ci saranno Nancy Brilli, Martina Stella, Giorgio Pasotti, Serena Autieri, Maurizio Mattioli. E ci sono quelli che andavano al cinema, a vedere i film con Jerry Calà: un gruppo di diciannovenni che da Forte dei Marmi fanno una gita a Cala Violina. Non posso dire molto di più del film, che uscirà a metà gennaio”.

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    8 commenti

    • vanzina come chandler? ma nemmeno se scrivesse col cilicio e contemporaneamente facendosi prendere a frustate dalla domestica

    • Chandler se sta rivoltà nella tomba

      A Forte dei Marmi ci vanno Moratti, Galiani e Santanché, pure loro sono nel prossimo film?

    • la serie di "sotto il vestito niente" in realtà ha dimostrato come enrico vanzina sappia scrivere anche questo genere di storie, e non si tratta degli unici "gialli" sceneggiati dall'autore. ma per i commentatori è chiaramente più facile fermarsi al nome senza neanche cliccarlo su wikipedia…

    • @ferrini non occorre leggere la wiki di fabio volo prima di asserire che non è paragonabile a DeLillo e non occorre studiare la carriera di giallista di vanzina prima di asserire che chandler non dovrebbe essere scomodato

    • @june non mi pare che l'articolo abbia "scomodato" Chandler, ma solo dato un punto di riferimento per i lettori. Che Vanzina non sia Chandler è fin troppo ovvio, ma che non si possa neppure citarlo quasi fosse un reato mi appare un gesto piuttosto "fanatico".

    • @dinaM l'autore dell'intervista si limita infatti a citare chandler, perlappunto, mentre è il vanzina stesso che lo scomoda, quando dice: "Pensavo fosse impossibile trasportare quelle atmosfere a Roma. Poi l'ho fatto". Avrebbe potuto rispondere con più umiltà che ha TENTATO di riprodurre quelle atmosfere, casomai.

    • poi non è questione di fanatismo, ma di onestà intellettuale. pure Sandro Bondi si definisce poeta, bontà sua, ed è sin troppo ovvio che Bondi non è Rilke, tuttavia trovo abominevole che possa definirsi poeta.

    • Un consiglio Mastandrea è perfetto disilluso come Mariani detective è perfetto…x il rugbista Favino ( x il detective non ha espressione e faccia)ma ancora meglio Battiston o Luca Lionello …la donna noir Anna Foglietta