Qualcosa di troppo, di Audrey Dana

Audrey Dana non sfrutta le peripezie comiche che l’argomento poteva sprigionare, ma rimane ancorata a una visione da barzelletta con il risultato il divertimento è sempre frammentario, mai completo

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Ogni donna, almeno una volta, ha pensato a come potrebbe essere avere gli attributi maschili fra le gambe. È normale, è la curiosità data dalle grandi differenze fra i due organi sessuali. Uno interno e uno esterno, così diversi seppur complementari.
Qualcosa di troppo racconta la storia di Jeanne (Audrey Dana regista e anche sceneggiatrice insieme a Maud Ameline) donna insicura e fresca di divorzio, remissiva con l’ex marito, i colleghi e tutti gli uomini che la circondano. Una notte Jeanne si sveglia e nonostante tutto sembri normale c’è un piccolo dettaglio in più che le è spuntato fra le gambe.

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Qualcosa di troppo inizia proprio come una fiaba. Attraverso un espediente magico legato  ad una forza naturale, la protagonista si ritrova ad avere a che fare con il più grande cambiamento della sua vita. Se Jeanne all’inizio è vittima delle prepotenze maschile, quando si ritrova a dover convivere con il proprio organo maschile e ad amarlo, paradossalmente  riscopre la sua femminilità e la sua forza di donna indipendente. In una recente intervista su questo secondo lungometraggio da regista (il primo era la commedia 11 donne a Parigi), l’attrice francese ha raccontato  di amare molto le commedie di Judd Apatow, dei Fratelli Farrelly e di adorare Ben Stiller. Non è un caso infatti che una precisa scena di Qualcosa di troppo sia una vera e propria citazione di Tutti Pazzi Per Mary, quando il povero Ted (Ben Stiller per l’appunto) in un momento di eccessivo panico non presta troppa attenzione nel richiudere la cerniera dei suoi pantaloni. E le conseguenze sono dolorose, anche per gli spettatori, di sesso maschile e non, che d’istinto chiudono le gambe con una smorfia di dolore.

Ma se si prendono ad esempio queste commedie americane, cosa che Audrey Dana non a torto fa, occorre notare che in quest’ultime lo scopo finale di ribalta o il lieto fine preannunciato passano totalmente in secondo piano. Lo spettatore durante il film dimentica il messaggio morale: inconsciamente si perde nella totale infondatezza folle e tragica delle peripezie che colpiscono il protagonista. In Qualcosa di troppo invece lo scopo e l’intento rimangono sempre fin troppo evidenti e perdersi completamente nelle follie che accadono a Jeanne (donna con il pene) risulta complicato. Questo perché Audrey Dana non osa abbastanza, si muove in un territorio di mezzo fatto di facce strabuzzanti e rimarca continuamente il messaggio della necessità di ribalta femminile. Non cede mai alle peripezie comiche, allo sfruttare fino in fondo il potenziale dell’argomento, ma rimane sempre ancorata a una visione da barzelletta piuttosto che a quella di film comico ben riuscito. Con il risultato che non ci si diverte mai a fondo e completamente, ma in modo frammentario, godendo di poche piccole scene e non dell’insieme.

 

Titolo originale: Si j’etais un homme
Regia: Audrey Dana
Interpreti: Audrey Dana, Christian Clavier, Eric Elmosnino, Alice Belaïdi, Antonie Gouy
Distribuzione: Adler Entertainment
Durata: 98′
Origine: Francia, 2017

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