Quando il castigo è (solo) femmina. Shokuzai (Penance) di Kiyoshi Kurosawa

penance

Il trailer sottotitolato in inglese della serie tv del cineasta giapponese. Un codensato di registri diversi nel tempo dilatato di 270 minuti che solo la televisione può garantire. 5 episodi di una tragedia

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Dall'Oriente di Kiyoshi Kurosawa (Kaïro, Loft, Real) si leva un vento di castigo che profuma di donna, come si può notare dai minuti del trailer sottotitolato in inglese. Penance è una serie tv andata in onda in Giappone tra gennaio e febbraio 2013, adattamento del romanzo omonimo di Kanae Minato (cosceneggiatrice), passata Fuori Concorso a Venezia 69. 270 minuti divisi in cinque

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atti, che balzano all'occhio ognuno per un registro dverso tanti quanto quelli della più classica tragedia

 

Quattro bambine assistono alla morte di una loro compagna di classe, Emili ma nessuna riesce a ricordare il volto dell'omicida. Asako interpretata da Kyoko Koizumi, già vista in Hanging Garden, Tôkyô sonata, madre della defunta dice loro “Fate l’impossibile per trovare l’assassino altrimenti subirete un castigo che io approverò” e le condanna perchè quindici anni dopo ognuna è ammantata da un non risolto senso di maledizione. Ognuna (compresa Asako) deve espiare la colpa attraverso 5 punizioni individuali, tutte al femminile, una per ogni episodio che insieme descrivono la condizione della donna nel Giappone (e non solo) oggi.

Nel primo episodio Sae teme la sessualità e la macchia si allarga descrivendo il ruolo decorativo della donna; nel secondo Akiko rifiuta la sua feminilità; nel terzo Maki è un insegnate che procede per inerzia quando l'atto esterno (bullismo) desta un mostro sopito; nel quarto troviamo Yuka e il suo 'bisogno' di sicurezze; nel quinto la dark lady (come intuibile dalla narrazione e dalla raffigurazione dell'affiche) Asako alle prese con le trame incontrollabili della Parca/Fata Lachesi

 

 

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