"Quando il cinema dà i numeri"

quando il cinema da i numeri
Senza pretese esaustive il saggio di Paolo Perrone offre alcuni interessanti percorsi di analisi nell’ampio territorio dei rapporti tra matematica e cinema, seguendo un filo che congiunge idealmente diverse pellicole incentrate su figure di insegnanti o studiosi, e scegliendone altre in cui i numeri deviano dalle strette connotazioni matematiche per trasformarsi in formule cabalistiche o esoteriche o divenire puro elemento narrativo. Da Le Mani Editore

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Quando il cinema dà i numeri

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------
Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all’ossessione numerologica
Paolo Perrone
Le Mani Editore
Ottobre 2009
240 pp. – € 14
 
 
Il cinema a carattere matematico è un orizzonte vasto e sfaccettato che può prestarsi ai più disparati criteri di analisi. Il saggio di Paolo Perrone non pretende di avere carattere di totale esaustività sull’argomento, ma cerca di offrire al lettore un percorso, un fil rouge narrativo che si delinea dalle valutazioni contenutistiche e formali di una serie di opere scelte in base a due distinti criteri: da un lato la centralità rivestita, all’interno della pellicola, dalla figura dell’insegnante o studioso di matematica, dall’altro la declinazione dell’elemento numerico in ambito cabalistico, esoterico e occultistico, oltre cioè la sua valenza strettamente matematica.
La selezione operata dall’autore ha portato dunque a una suddivisione tra lungometraggi matematici in senso stretto e film di natura, per così dire, extramatematica. Nel primo gruppo, di quindici titoli, Perrone cerca di far emergere una progressione evolutiva, una sorta di crescita anagrafica che mette in evidenza il rapporto che con una certa facilità può riscontrarsi tra una particolare forma mentis, quella del matematico, e alcune fragilità caratteriali e/o (in)capacità relazionali. Si parte da due pellicole con protagonisti bambini prodigio, Erasmo il lentigginoso e Il mio piccolo genio, che affrontano, in maniera molto edulcorata il primo, più esplicitamente il secondo, il tema dell’isolamento infantile determinato da premature e straordinarie capacità matematiche. È poi la volta del Matt Damon di Will Hunting – Genio ribelle, ventenne orfano e dunque privato, a differenza dei precedenti suddetti, della protezione di un adulto-mentore, incapace di gestire il proprio talento fuori dal comune e prigioniero delle proprie nevrosi, ma riconsegnato alla fine del film rigenerato e libero. Passando per altre proiezioni post-adolescenziali del bambino prodigio (Enigma, The Bank), Perrone si concentra infine sull’adulto che insieme al sapere matematico (in genere connesso a un ruolo socialmente riconosciuto) ha acquisito anche patologie e disturbi mentali: se il John Nash di A Beautiful Mind è il genio incapace di trovare il proprio posto nel mondo, ma il cui forte legame affettivo con la compagna di una vita salva in extremis dal delirio autolesionistico, per i protagonisti di Proof – La prova e Morte di un matematico napoletano le ossessioni interiori si trasformano in desiderio di morte, mentre nel Michele Apicella di Bianca la psicosi dell’ordine cui dovrebbe sottomettersi il mondo circostante si scatena in violenza omicida contro coloro che tale ordine dimostrano di non rispettare, «l’affascinante potenza dei numeri evapora a contatto con la criminale distorsione del pensiero». Infine il Cane di paglia di Peckinpah prende fuoco abbandonando le rassicuranti certezze delle scienze esatte ma acquisendo un grado superiore di conoscenza di sé attraverso l’affermazione rabbiosa del lato più oscuro della propria anima.
Più ampie le implicazioni che la matematica assume nel secondo gruppo d’indagine, in cui Perrone prende in considerazione sei film molto diversi a titolo di esempio delle molteplici possibili valenze assunte dall’elemento numerico all’interno di differenti strutture narrative. La ricerca di schemi risolutivi o la decifrazione di formule matematiche può condurre a un’altra dimensione, fisica e immanente (Cube – Il cubo) o metafisica e trascendente (π – Il teorema del delirio e Moebius). L’elemento numerico può divenire la chiave di volta di un progetto criminale (Seven) o di un teorema esoterico (The Number 23), o ancora liberarsi completamente delle connotazioni logiche per trasformarsi nello strumento di un divertissement d’autore (Giochi nell’acqua).
L’intervista a Michele Emmer, cineasta e docente di matematica, si concentra infine sulla difficoltà oggettiva della riproducibilità filmica dell’elaborazione mentale del matematico e sugli espedienti narrativi per descrivere e comunicare una materia che resta sostanzialmente irrappresentabile nella sua autentica essenza.
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array