Quando la famiglia allargata finisce al cinema. Incontro con Giulio Base, Giorgio Pasotti e Donatella Finocchiaro

Mio papà di Giulio Base, incontro alla Casa del Cinema di Roma

Questa mattina è stato presentato alla Casa del Cinema di Roma Mio papà che arriva a pochi mesi dall'uscita del suo precedente Il pretore e che è già stato selezionato nella sezione Alice nella Città al Festival di Roma 2014. Ad accompagnare il regista: Giorgio Pasotti, Donatella Finocchiaro e il piccolo Niccolò Calvagna selezionato tra migliaia possibili interpreti.

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Mio papà di Giulio Base, incontro alla Casa del Cinema di Roma Questa mattina è stato presentato alla Casa del Cinema di Roma Mio papà che arriva a pochi mesi dall'uscita del suo precedente Il pretore e che è già stato selezionato nella sezione Alice nella Città al Festival di Roma 2014.

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Tratto da un soggetto e sceneggiatura di Giorgio Pasotti che si è ispirato alla sua vicenda personale, il film narra del legame possibile tra uomini/donne e figli non legittimi perchè – dice Pasotti – quando subentra la separazione capisci che non ci sono diritti a tutela dei sentimenti. Pasotti ha insistito sulla creazione delle prime volte, come guardare una stella cometa che attraversa il cielo, momenti possono instaurare un legame fortissimo al di là del sangue tra chi li condivide, mentre Base ha cercato di restituire un padre sfocato se non addirittura assente. Ad accompagnare il registaci sono stati lo stesso Giorgio Pasotti, Donatella Finocchiaro e il piccolo Niccolò Calvagna selezionato tra migliaia possibili interpreti.

 

 

Da quale esigenza nascono la storia e il suo titolo?

Giulio Base: Il film racconta una fetta importante della mia vita e di quella di Giorgio (Pasotti) che ha attraversato un'esperienza simile a quella descritta. Per quanto mi riguarda il titolo nella sua semplicità è arrivato dopo un lungo lavoro ma anche per caso, la figlia della mia compagna al telefono con un'amica ha detto, parlando di me: 'mio papà'.

 

 

La tua storia è una favola moderna?

Giulio Base: Adoro le favole le ho sempre lette e continuo a leggerle. Quando vado a vedere un film il più delle volte, tranne quando non si tratta di un certo cinema d'autore, voglio scoprire poco alla volta quello che ho davanti come fosse una favola da sfogliare. Così ho tentato di creare una fabula moderna dove i personaggi sono degli archetipi, come la madre interpretata daMio papà, Giorgio Pasotti Donatella una vera donna, senza grilli per la testa.

 

 

Perchè hai deciso che la tua storia dovesse essere diretta da Giulio?

Giorgio Pasotti: Nasce da un'esigenza profonda scaturita dalla mia esperienza personale. Sono subentrato in un nucleo familiare esistente e ho scoperto l'amore per un figlio non mio. Ma quando arriva la separazione capisci che non ci sono diritti a tutela dei sentimenti. Come ho detto al festival di Roma avrei voluto dirigere la storia ma ho pensato che il mio coinvolgimemto emotivo sarebbe stato come un bastone tra i raggi, il film che ho scritto necessitava di una persona che, conoscendo il problema, fosse in grado di affrontarlo con un certo distacco, per questo ho scelto Giulio. Mi è piaciuto sottolineare le prime volte di Matteo perchè sono quelle piccole esperienze che condivise con qualcuno possono creare un legame fortissimo, al di là del sangue

 

 

Perchè la figura del padre è sempre sfocata se non addirittura assente?

Giulio Base: Ho immaginato mentre ero in bicicletta come dovesse essere il padre del piccolo Matteo e l'immagine che mi è giunta è quella sfocata e quasi nulla di un padre assente.

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