"Quando realizzo un film penso a quello che vorrei portare con me quando esco dalla sala". Intervista con Silvio Soldini

Abbiamo incontrato Silvio Soldini alla vigilia dell'uscita del suo atteso ritorno, "Agata e la tempesta". Ci ha parlato del suo cinema, delle sue scelte stilistiche e dei suoi rapporti particolari con la letteratura e con gli attori, rivelando il segreto del grande affiatamento che si respira nei suoi film.

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Autore garbato, fautore di un cinema in cui la fantasia scandisce il viaggio di personaggi la cui vita viene scossa e modificata dal Caso, Silvio Soldini è venuto a Roma per presentare Agata e la Tempesta, opera con cui ritorna al cinema a distanza di tre anni da Brucio nel Vento. Lanciato come il ritorno di Soldini alle atmosfere di Pane e Tulipani, il film è in realtà il frutto di una maturazione stilistica in cui le tracce che si ritrovano sono marcatamente 'soldiniane' più che legate a un'opera in particolare. Semmai infatti ciò che lega Agata e la tempesta ad alcuni suoi film precedenti è, come sottolinea giustamente il suo attore feticcio Giuseppe Battiston, "la sua capacità di far sorridere non attraverso le battute ma ricreando situazioni e personaggi autenticamente comici". Come dire, questioni di stile. Ne abbiamo parlato con lui.

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Dopo il drammatico Brucio nel Vento, film interessante ma compreso malamente da un pubblico (e una critica) che forse si aspettavano un nuovo Pane e Tulipani, ora torni con una commedia più lieve come Agata e la tempesta? Cosa ti ha spinto a raccontare questa storia?


 


Devo dire innanzitutto che quando realizzo un film penso sempre a quello che vorrei portare con me quando esco dalla sala. Diciamo che tutte le sensazioni che avevo in fase di ideazione ho cercato di riversarle in questo film. In questo momento poi avevo voglia di un film come Agata e la Tempesta, un film corale con un taglio diverso da Brucio nel Vento. D'altronde dopo aver realizzato gli ultimi due film con una struttura narrativa incentrata su due protagonisti assoluti, volevo costruire una struttura più complessa, con tre protagonisti e un gruppo di personaggi di supporto che fossero anch'essi molto importanti ai fini della comprensione del senso della vicenda. Come regista sento di avere sempre bisogno di nuove sfide, con Agata e la Tempesta ho sentito il bisogno di guardare il mondo con leggerezza, sorridendo. Non riesco proprio a capire quelli che dicono che Soldini ritorna alle atmosfere di Pane e Tulipani per ottenere un risultato migliore al botteghino. Penso proprio che non riuscirei mai a realizzare un film con l'idea di replicare un successo al botteghino.


 


Parlavi di film corale, Agata e la Tempesta ha tre protagonisti (Agata, Gustavo e Romeo), perché hai voluto mettere in evidenza nel titolo solamente Agata?


 

Quando insieme a Doriana (Leondeff) e Francesco (Piccolo) abbiamo iniziato a ipotizzare il film siamo partiti dallo spunto di una donna che inconsapevolmente faceva fulminare le lampadine. Solo in un secondo momento è nato il personaggio di Agata che poi è stato seguito da quelli di Romeo e di Gustavo. Più di ogni altro mio film, Agata e la Tempesta è nato da una serie di riflessioni, suggestioni che lentamente sono diventate racconto. Il titolo del film nasce invece da un verso di una poesia di Alda Merini che parlava di "scatenar la tempesta". Agata in un certo senso rappresenta il centro esistenziale del film, è intorno a lei che si scatena 'la tempesta', lo sguardo della storia è il suo. Inoltre, nonostante l'azione si sviluppi a partire dal grande cambiamento nella vita di Gustavo, è Agata, sua sorella, che funge sempre da punto di riferimento. Anche Romeo, il suo 'nuovo fratello', quando la conoscerà rimarrà affascinato e verrà conquistato dalla sua carica vitale.

Agata e la tempesta è un film in cui si sente moltissimo il lavoro con e sugli attori. Puoi parlarcene?


 


Come dicevo prima, sentivo un gran bisogno di realizzare un film corale. Questa cosa mi ha portato inevitabilmente a fare un lavoro importante con gli attori. Avevo voglia innanzitutto di tornare a lavorare con Licia Maglietta e Giuseppe Battiston, due attori splendidi, costruendo per loro dei personaggi diversi da quelli di Pane e Tulipani. Anche Marina Massironi, Giselda Volodi e Nicoletta Maragno avevano già lavorato con me, quindi la vera scoperta sono stati gli altri. Ann Eleonora Jorgensen l'avevo vista in Italiano per principianti dove mi era piaciuta molto e anche se non parlava inizialmente una parola di italiano ci siamo subito trovati bene. Emilio Solfrizzi invece l'ho visto in El-Alamein e dopo averlo messo insieme a Licia e a Beppe l'ho trovato subito perfetto, con Licia sembravano addirittura fratelli. Claudio Santamaria poi è stato molto bravo, un attore di grande sensibilità. In ogni caso per prepararci al meglio abbiamo fatto delle prove prima dell'inizio delle riprese per definire meglio i dialoghi e soprattutto lasciare che i personaggi prendessero vita. La fase delle prove è per me importantissima e, dato che sul set non si ha mai tempo, senza questo lavoro preliminare non riuscirei mai a lavorare bene con gli attori durante le riprese. In questo modo Licia e gli altri, ormai entrati nei rispettivi personaggi, sono venuti sul set proponendo nuove idee che hanno migliorato non di poco alcune scene. Tutto ciò è stato possibile solo grazie al lavoro fatto con le prove.


 


In Agata e la tempesta c'è un lavoro notevole sul colore, un colore che caratterizza profondamente i personaggi e i luoghi.


 


Volevo che il film fosse molto colorato. A differenza di Brucio nel Vento che era un film dalle tonalità scure, immerso in un'atmosfera molto fredda, Agata e la Tempesta è un film in cui i personaggi e i luoghi dovevano essere ben caratterizzati. Ho chiesto così ad Arnaldo Catinari, il direttore della fotografia, di lavorare in questa direzione. Ho poi cercato di lavorare con Silvia Nebiolo (la costumista) e Paola Bizzarri (la scenografa) per fare in modo che tanto i personaggi quanto gli ambienti fossero ben delineati a livello cromatico. Il colore d'altronde è una caratteristica fondamentale del personaggio di Romeo, con i suoi completi sgargianti, la sua attività di rappresentante di vestiti, e la sua variopinta casa nella pianura Padana.


 


Un altro elemento del film è la letteratura, Agata è una libraia e i suoi sogni in bianco e nero sono popolati di reminiscenze letterarie.


 


La letteratura indubbiamente era un elemento che con Doriana e Francesco volevamo inserire nel film. Io amo molto la letteratura anche se penso che sia abbastanza anticinematografica in quanto è difficile metterla in scena senza risultare pedanti. I sogni di Agata e la riscoperta della lettura da parte di Romeo ci sono sembrati un modo divertente di inserirla nel film.

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