Quanto è davvero conveniente Amazon Prime Video in Italia?

Uno studio indica che siamo tra i Paesi che spende di più per Prime Video. Ma è davvero così? Partendo dai dati dell’analisi Comparitech, un viaggio tra punti di forza e lati deboli dell’offerta

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Uno studio Comparitech ha stimato quanto è conveniente Amazon Prime Video in tutti i Paesi del mondo in cui sono disponibili i servizi della dot company di Jeff Bezos.
Alla base della statistica c’è un rapporto molto semplice, quello tra il prezzo mensile dell’abbonamento ed il numero di titoli disponibili in streaming, che fa venire a galla dati parecchio interessanti. Se infatti resta indubbia l’effettiva economicità di Amazon Prime in Italia (€ 4.99 al mese), confrontando il rapporto prezzo-film con quello di altri Paesi si evince che, per ogni prodotto, gli utenti italiani arrivano a pagare fino al 141% in più rispetto al mercato UK, ritenuto da Comparitech il Paese con il miglior rapporto costi-benefici

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Amazon Prime
Ad incidere è quindi la varietà di catalogo di una library che, per essere aggiornata, ha bisogno di confrontarsi con diritti di riproduzione variabili di Stato in Stato (per capire le dimensioni del problema si potrebbe citare un recente report della Commissione Europea per cui solo il 31% dei prodotti audiovisivi di Netflix riescono ad arrivare sulle piattaforme europee).

Non c’è però da scoraggiarsi, se non altro perché una library sconfinata non è necessariamente sinonimo di prodotti di alta qualità. Ed è per questo che, andando oltre le percentuali, è necessario spezzare una lancia in favore di Amazon Italia.
Uno dei motivi è chiaramente di tipo economico. Perché oltre al fatto che gli amici cinefili d’Oltremanica sborsano una media di $ 7.68 dollari al mese per guardare film su Amazon, bisognerebbe tener conto del fatto che, a differenza nostra, gli abbonamenti per il servizio Prime e per quello Prime Video nel Regno Unito – così come negli USA – sono divisi. Ciò significa che le prestazioni rese risultino necessariamente differenti, così come è differente il peso che un abbonamento mensile possa avere sul Pil pro capite di una nazione (in questo senso forse sarebbe stata più interessante una ricerca sulla falsa riga dell’indice Big Mac, legata però ai servizi streaming). Se poi si confronta il prezzo di un abbonamento Prime Video con quelli della concorrenza in Italia, resta comunque evidente che sul piano economico tra Netflix, MUBI o Chili e Prime Video non ci sia storia.

Allora, se analisi dei dati debba essere, che lo sia all’insegna della qualità d’intrattenimento. 
Spulciando le proposte della piattaforma infatti, ci si rende ben presto conto che la strategia adottata risulti parecchio interessante, giocata sul piano della «complementarità» rispetto ai concorrenti. La proposta di autori di primissimo piano come Bunuel, Godard, Varda, Ridley Scott e Spike Lee, che si somma al recupero di un certo cinema italiano d’eccellenza (Bellocchio, Pasolini, Mazzacurati, ma anche Mario Schifano e Dacia Maraini), potrebbe essere il segno che nel CdA Amazon la mission da seguire sia precisa almeno quanto il target da colpire.  
Una proposta cinematografica che, oltre alle serie televisive autoprodotte (American Gods, Homecoming, The Romanoffs), recuperi tutto quel cinema snobbato dalla concorrenza, che invece una sua nicchia l’avrebbe eccome, ed anche parecchio popolata.

Amazon Prime

Quella nicchia con simpatia ringrazia, prende e porta a casa. Anzi, prende e si fa spedire a casa.
Se poi l’algoritmo che propone i film fosse più smart, allora sarebbe estasi. Perché se c’è una cosa che i signori Amazon hanno lasciato in secondo piano, per ora, sembra essere proprio l’interfaccia di Prime Video. E lì sono dolori! Rispetto a Netflix, ad esempio, nonostante Amazon nasca come sito al servizio della casa, non è ancora possibile creare degli account family che diversifichino i gusti di più persone (un altro studio interessante da fare sarebbe allora quello sull’accostamento di Peppa Pig e Alan Resnais nelle watchlist degli italiani). A ciò si aggiunge la pressoché totale assenza di un sistema di feedback, che di certo non aiuta il motore di ricerca a suggerire contenuti affini all’utenza.  

Ma la cosa davvero sorprendente di cui gli Amazon’s si spera si accorgano presto, è che c’è una produzione degli studios di famiglia ormai ricchissima e di livello, già passata per le sale e che non aspetta altro che perdersi nel flusso invisibile che va dal modem ai televisori di casa nostra (Manchester By The Sea, Paterson e The Neon Demon in testa).
Amazon Crime? Ma no, diciamo che per ora va benissimo così…

 

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