Quattordici giorni, di Ivan Cotroneo

Una commedia sulla fine di una relazione: una coppia in crisi, la scoperta del tradimento di lui, due settimane di isolamento fiduciario. Divertente ma si perde nel finale. Fuori Concorso

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Il lockdown, un momento storico che ha cambiato per sempre il modo in cui percepiamo il mondo e ci relazioniamo con gli altri. Tra le altre cose ha avuto l’effetto di portare al cinema una serie di film che esplorano le dinamiche della convivenza coatta e dei rapporti di coppia. Quattordici giorni, di Ivan Cotroneo, è ambientato in quei giorni terribili e parte da un racconto del regista stesso, già diventata un romanzo nel 2020.

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Marta (Carlotta Natali) e Lorenzo (Thomas Trabacchi) sono una coppia di quarantenni senza figli sposata da dodici anni. Costretti a quattordici giorni di isolamento fiduciario dopo che sono entrati in contatto con una persona positiva al Covid, si trovano a vivere una situazione paradossale in quanto lei ha da poco scoperto la relazione segreta di Lorenzo con Alessia, una donna tre anni più vecchia della moglie. Prossimo ad abbandonare casa e moglie, i piani di lui sono costretti a cambiare. Impossibilitati ad andarsene, i due saranno costretti a confrontarsi, mettendo sul tavolo i segreti e le verità nascoste per tutti questi anni.

È difficile ambientare un intero film in uno spazio ristretto come gli ottanta metri quadri dell’appartamento di Marta e Lorenzo, per questo ci si deve affidare ad alcuni elementi capaci di intrattenere lo spettatore: una regia dinamica, una storia interessante e una grande prova attoriale. Fortunatamente Quattordici giorni sembra aver trovato una giusta formula.

Cotroneo decide di dividere il suo film in 14 capitoli, quattordici frammenti di una relazione già in difficoltà prima di scoprire del tradimento. Non solo il tempo del racconto ma anche la visione è frammentata, con continui campi e controcampi tra gli attori durante i litigi, e riprese totali nei momenti di pace e discussione civile.

I dialoghi, carichi di riferimenti pop e ironia passivo/aggressiva, sono divertenti e, nonostante i protagonisti stiano attraversando “un momento di merda nel momento di merda storico per eccellenza”, riescono a strappare più di qualche risata allo spettatore. Merito di questo è anche l’interpretazione di Carlotta Natali e Thomas Trabacchi, coppia anche nella vita vera, che riescono a trasmettere una grande complicità in scena.

Purtroppo, sul finale, il racconto sembra divagare dai binari che fino ad allora era riuscito a costruire. La storia di accettazione, capace di razionalizzare una cosa naturale come la fine di un amore, sembra tornare sui suoi passi, optando per un finale ottimista che risulta un po` scontato e poco ardito.

Presentato in anteprima fuori concorso al Torino Film Festival, Quattordici giorni è una commedia romantica e divertente che, nonostante sfrutti qualche cliché e situazioni già vista e rivista (basti pensare a Malcolm & Marie solo nell’ultimo anno), riesce a portare un sorriso in un momento tragico della nostra storia recente.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7
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Il voto dei lettori
2.83 (6 voti)
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