Quello che le ragazze non dicono


Regia: Carlo Vanzina
Sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina
Fotografia: Gianlorenzo Battaglia
Montaggio: Luca Montanari
Musica: Gaetano Curreri, Fabio Liberatori
Scenografia: Tonino Zera
Costumi: Daniela Rossi
Interpreti: Irene Ferri (Alice), Carlotta Miti (Paola), Sabrina Paravicini (Laura), Martina Colombari (Francesca), Vincenzo Peluso (Gigi), Walter Nudo (Alberto), Gianluca Gobbi (Roberto), Ettore Bassi (Walter)
Produzione: Dean Film/International Dean Film/Placet Pictures
Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia
Durata: 91'
Origine: Italia, 2000


Un'inquadratura, la prima, del duomo di Milano, è sufficiente per riportarci, senza nessuna fatica, a uno dei set – certi ambienti del capoluogo lombardo – preferiti da Carlo e Enrico Vanzina. Comincia così Quello che le ragazze non dicono, il lavoro più recente di due fratelli che da più di vent'anni costruiscono documenti su una parte della società italiana, quella che conoscono meglio, perché non vogliono barare, in forma di commedia (ma con striature dolenti e malinconiche) e di cinema dichiaratamente commerciale, perché anche in questo caso non vogliono bluffare (e puntano a fare, e fanno, soldi).
Quello che le ragazze non dicono è un ritratto, corale e individuale, commovente e senza un attimo di tregua, fatto solo di momenti essenziali (talvolta fino al puro tratto didascalico), di giovani donne, quattro amiche dai tempi della scuola con destini e ambizioni diverse, e con le contraddizioni che caratterizzano ogni esistenza. Dal risveglio al lavoro, dagli amori alla malattia, dalla vacanza alla morte (di un personaggio odioso, protagonista dell'unica scena insostenibile, un monologo con la pistola).
Ecco, dopo la commedia sofisticata Vacanze di Natale 2000, un altro magnifico film, con altra forma e toni, d(e)i Vanzina sull'Italia di adesso, dagli show tv alle domeniche senz'auto, che si apre a set periferici, da Bergamo a Napoli. Star Vincenzo Peluso e quattro splendide figure femminili, un monologo in treno sulla testardaggine di una conquista e inserti di pura commedia che si libra lieve e multidirezionale, e una serie di canzoni doc (altro segno ricorrente nella filmografia, complessa e varia, e sempre più morbida, d(e)i Vanzina) che commentano stati d'animo essenziali, consegnati a una battuta che deve dire tutto e proprio per questo ancor più invitante a superarla, essere già oltre, al movimento e alla seduzione.
Giuseppe Gariazzo

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