Questione di Karma, di Edoardo Falcone

Il nostro cinema popolare ha bisogno di modelli alternativi di aspirazione, nuovi valori: Falcone sembra allora portare la sua ricerca lontano dalla farsa all’italiana che ti aspetteresti dal plot

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Finiti senza volerlo al centro del botta e risposta tra Mereghetti e Marco Giusti sullo “stato della commedia in Italia”, Falcone e Marco Martani arrivano in sala con la doppia responsabilità dunque di ribattere ai dubbi dei due decani della critica nostrana con un responso di pubblico vicino alle scintille fatte dall’exploit precedente, che aveva a sorpresa riempito i cinema per settimane.
Diventa allora rivelatoria la situazione del protagonista Giacomo nell’istante in cui il titolo del film appare sullo schermo: il personaggio interpretato da Fabio De Luigi sta attraversando a piedi il lungo ponte che porta al borgo arroccato di Civita di Bagnoregio, unica via di accesso alla città semidisabitata perché a rischio di sprofondare nella roccia, oggi celeberrima meta turistica organic. Viene subito forte la tentazione di considerarla un’immagine allegorica non solo della situazione sospesa del nostro Giacomo ma di tutta una via produttiva del genere all’italiana, soprattutto perché l’immagine arriva dopo un estenuante prologo in cui la voice over di De Luigi riassume in corsa tutta la quantità di informazioni di cui abbiamo bisogno per poter comprendere lo sketch con Philippe Leroy che segue.
Malfermo tra la scrittura che lo precede e un villaggio di rovine tirato a nuovo dalle operazioni di “promozione del territorio”, verso cui è diretto, il nostro cinema popolare ha bisogno di modelli alternativi di aspirazione, e nuovi valori (che sia questa la vera spinta spirituale nascosta nel dittico di Falcone?). Ecco che la risposta del santone Leroy alla ricerca mistica del protagonista si svela allora come la staffilata più geniale di tutto il lotto: il maiale al forno con patate è davvero l’unico messaggio (bene lo sa Marco Martani che con Fabio De Luigi ha lavorato in passato nei film di natale di Neri Parenti e nelle corazzate corali di Fausto Brizzi…).

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Edoardo Falcone, insomma, queste riflessioni sembra averle ben chiare, lo si vede anche da come si muove per Roma come se davvero per il suo sguardo non esistesse alcuna prospettiva di legame con il tempo e i tempi, o addirittura come se ci si stesse muovendo a ritroso (per l’appunto, come in una visita guidata ad una città abbandonata), e su tutto il lavoro di costruzione della figura di Elio Germano che non lambisce mai le sbracature del grottesco sordiano che invece ti aspetteresti da questa maschera alla Sonego.
Fattivamente, anzi, il regista sembra guardare (per fortuna!) proprio da un’altra parte, e te ne accorgi da

questione_di_karma_sandrelli_germanocome lo script cerchi in ogni modo di imbastire situazioni in cui far incrociare i personaggi di contorno, ad esempio nel rapporto con le ben strutturate controparti femminili di Daniela Virgilio e Isabella Ragonese, per farne scaturire delle possibilità narrative al di là dello scontro, che invece la nostra tradizione farsesca avrebbe cercato con ogni mezzo (poco, per dire, se non nullo interesse allo scontro di classe, tra le traiettorie degli sketch).
Insomma, qui siamo ad un modello che guarda a meccanismi sostanzialmente precedenti ai canoni della commedia all’italiana, una struttura quasi da avanspettacolo, da varietà borghese (tutta la sottotrama familiare di strategie industriali e finanziarie che ruota intorno ad Eros Pagni, per dire). Esplicitata dalla recitazione di Stefania Sandrelli e da tutta la sezione risolutiva con la cena a casa di Giacomo, dove l’andirivieni di figure impegnate a portare avanti i propri raggiri e sotterfugi con una serie crescente di frottole e paradossi viene risolta con modi che sarebbero piaciuti quasi a Eduardo Scarpetta. L’idea degli autori è di mischiare queste intenzioni garbate con un bromance che guarda a quelle certe zone di derivazione USA, non inedite per De Luigi, di sentimentalismo comico quasi new age: che Edoardo Falcone sia insomma alla fine il nostro Jonathan Levine?

 


Regia: Edoardo Falcone

Interpreti: Elio Germano, Fabio De Luigi, Daniela Virgilio, Valentina Cenni, Massimo De Lorenzo, Isabella Ragonese, Corrado Solari, Philippe Leroy, Eros Pagni, Stefania Sandrelli
Distribuzione: 01
Durata: 90′
Origine: Italia, 2017

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