"Questo film è un western, il nostro western". Incontro con Claudio Fragasso e il cast di "Milano Palermo – Il ritorno"

La conferenza stampa di Milano Palermo – Il ritorno è stata l’occasione per il regista, la sceneggiatrice e gli attori di lanciare un messaggio chiaro ai produttori italiani e, in parte, anche ai critici: recuperare e sostenere il cinema di genere

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milano_palermoAlla conferenza stampa di Milano Palermo – Il ritorno era presente oltre al regista e alla sceneggiatrice Rossella Drudi, gran parte del cast (R. Bova, R. Memphis, R. Mondello, G. Pession, E. Lo Verso), i cui volti – salvo rare eccezioni – appaiono ormai sempre più prestati e riconoscibili in televisione piuttosto che sul grande schermo. E’ stata l’occasione per i realizzatori del film di lanciare un messaggio chiaro ai produttori italiani e, in parte, anche ai critici: recuperare e sostenere il cinema di genere.

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Milano Palermo – Il ritorno è un film dichiaratamente di genere. Operazione non comune nel nostro panorama. Crede che sia la strada giusta questa?

Fragasso: La strada migliore per il successo e per il futuro del nostro cinema è l’esportabilità del film di genere. Io sono diversi anni che inseguo questo cinema. L’obiettivo, peraltro non facile, è quello di adattare il cinema d’azione alla nostra mentalità. Dobbiamo assolutamente realizzare questi film, che poi ai tempi dei Leone e dei Corbucci venivano visti in tutti i paesi del mondo e che continuano a copiarci. Il mio scopo è fare cinema d’azione che sappia intrattenere lo spettatore ed emozionarlo.

 

Altri elemento insolito per questo film è il fatto che sia distribuito da una major americana e che sia un sequel, operazione rarissima per l’Italia. Cosa ci potete dire al riguardo?

Fragasso:  La Buena Vista è sempre stata contenta del nostro lavoro perché capiva le nostre intenzioni e apprezzava il fatto che il film si allontanasse così visibilmente dai canoni italiani. Per quanto riguarda l’idea del sequel direi che è stata una gestazione molto lunga e laboriosa. Palermo Milano era un film che aveva lasciato in tutti noi un ricordo ottimo. E’ diventato un piccolo cult per la gente e ha ispirato molte produzioni televisive degli ultimi anni. Volevamo farne un altro ma il tempo passava e io e Rossella Drudi non riuscivamo a trovare la chiave giusta, quel quid che lo rendesse moderno e allo stesso tempo diverso dall’originale. L’idea forte che a un certo punto ci è venuta è stata quella dei due bambini. Sono loro il vero collante tra i due film

Raoul Bova: La passione di Claudio e Rossella è stata tale da convincere me Ricky e Giancarlo a lavorare di nuovo tutti insieme. Fracasso e Michele Soavi secondo me sono gli unici in Italia in grado di fare un certo cinema “alla Leone”. Eravamo sicuri del progetto e contenti di ritrovarci tutti insieme.

Ricky Memphis: Anche per me è stata una scelta affettiva. Tornare a lavorare tra amici. E poi era così affezionato a Palermo Milano che non se ne poteva fare a meno.

 

Cosa ne pensate di chi a proposito di questi film, in particolar modo quelli di mafia fatti in Italia, parla spesso di grossolanità?

Fragasso: E’ la maledetta scuola del neorealismo! Dobbiamo andare in un’altra direzione. L’aggettivo “credibile” dovrebbe esser soppresso. L’obiettivo, lo ripeto, dovrebbe esser quello di andare verso l’incredibile evitando il più possibile scossoni e cercando l’italianità.

Raoul Bova: Sono d’accordo. Bisogna evitare anche molto snobismo verso alcuni prodotti televisivi. Molta fiction è migliorata e a modo suo sta trainando il cinema.

Enrico Lo Verso: Questo non è un film di mafia. E’ un western, è il nostro western, il nostro fumettone.

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