Raccontare per cambiare. Il cinema impegnato di Diego Luna
Da Y Tu Mamá También al recente Andor. L’attore e regista messicano con il suo percorso artistico ci guida verso un viaggio tra digitale e realtà, nel nome di un cinema che prende posizione

Il finale della serie statunitense Andor, diretto da Ariel Kleiman, con protagonista Diego Luna era stato scritto 10 anni fa. Eppure, solo ora il pubblico può assistere al compimento di una delle narrazioni più attese ambientata nel mondo di Star Wars. La seconda e ultima stagione della serie è da poco disponibile su Disney+ e porta a termine il viaggio di Cassian Andor, il protagonista di Rogue One: A Star Wars Story di Gareth Edwards, in una storia che parte dalla ribellione contro l’Impero Galattico a incontri inaspettati che porteranno a risvolti inattesi.
Si tratta di una serie composta da 12 episodi suddivisi in 4 capitoli, creata e prodotta da Tony Gilroy il quale ha dichiarato: “Una delle grandi emozioni nel realizzare Andor è la portata della storia e il numero di personaggi che si incontrano: gente comune, signori imperiali, ferventi rivoluzionari. Sono persone reali che prendono decisioni epiche, tutte con domande dalle conseguenze terrificanti”. Nel cast, insieme a Diego Luna, troviamo anche Stellan Skarsgård, già noto per la sua parte in Chernobyl, Genevieve O’Reilly, Denise Gough, Kyle Soller e Adria Arjona, Faye Marsay.Ma Andor non è solo fantascienza, e questo lo sa bene Diego Luna il quale sottolinea il preponderante fattore politico su cui verte l’intera opera. “Penso che la fantascienza sia un genere che più di altri permette di riflettere su quello che accade nella realtà. E questa serie ci dà l’occasione per riflettere su ciò che si potrebbe fare per la propria comunità. Qui vediamo delle persone che si uniscono e si mettono in gioco per mostrare come essere parte del cambiamento. Credo che di questi tempi sia necessario vedere questo sullo schermo”, afferma l’attore. E non sorprende che proprio Luna sia al centro di una serie così impegnata.
Attivista sin da giovane, è stato coinvolto nei movimenti contro il governo messicano alla fine degli anni ’90. Ma è nel cinema che la sua ribellione prende forma: lanciato da Y Tu Mamá También di Alfonso Cuarón, film ritenuto in passato uno scandalo per via della sua schiettezza e delle scene audaci senza veli, l’attore ha sempre cercato progetti che unissero arte e coscienza sociale. L’attore ottiene il premio Marcello Mastroianni alla 58ˆ Mostra cinematografica di Venezia, insieme al regista Cuarón che, intenzionato a narrare le fragilità e la superficialità della giovinezza che colpisce i giovani protagonisti, ambienta il suo film nel Messico infestato da gioia e tensioni geo-politiche. Un paese che diviene non solo un palcoscenico per una storia di formazione, ma un luogo attraversato da contraddizioni e tensioni. Un Paese reale, come reale è il mondo di Andor, per quanto ambientato tra le stelle. “Voglio che improvvisino, che prendano il controllo dei personaggi, delle dinamiche tra loro. Mi piacerebbe avere la sensazione di guardare qualcosa di simile a Y Tu Mamá También”, afferma Luna su Deadline.
Figlio d’arte, padre scenografo e madre costumista, Diego Luna ha respirato cinema fin da bambino. E sicuramente il suo desiderio di partecipazione collettiva, sviluppatosi durante gli anni di formazione scolastica, ha orientato la sua visione del cinema verso un impegno attivo nel raccontare storie che portano alla luce questioni per lui rilevanti e significative. Ha cominciato recitando in telenovelas e si è fatto strada tra cinema indipendente e grandi produzioni internazionali, conquistando nel 2004 il suo primo ruolo da protagonista nel prequel Dirty Dancing. Per poi passare a recitare in diversi film d’azione, da Prima che sia notte con Javier Bardem a Elysium e Blood Father affiancato da Mel Gibson, fino alla surreale commedia Mister Lonely in cui interpreta un volto somigliante a quello di Michael Jackson.
Titoli come Prima che sia notte ed Elysium affrontano tematiche in linea con il suo impegno sociale, ma è con i progetti da lui ideati o prodotti, come il suo esordio registico Abel o il talk-show Pan y circo che Luna esprime in modo più diretto la sua visione. In particolare, in Pan y circo il regista e attore invita dei personaggi famosi a parlare di argomenti scottanti e scomodi come ponendo l’accento sull’immigrazione, l’aborto e la legalizzazione delle droghe. “Non vogliamo persone che siano d’accordo con tutti gli altri, vogliamo evidenziare punti di vista diversi per far progredire il dibattito“, dichiara.
In fondo, il percorso di Diego Luna sembra mosso da una coerenza rara: quella tra l’uomo e l’attore, tra le battaglie dentro e fuori dallo schermo. Che si tratti di un film indipendente messicano, di una produzione hollywoodiana o di un format televisivo politico, sembra non smetta di interrogarsi e di cercare una realtà, attraverso il racconto, una forma di partecipazione e un cambiamento. Un cinema che, come lui, non si accontenta di intrattenere, ma vuole anche mettere in discussione, porre interrogativi e creare legami umani. E forse è proprio questo che rende il suo sguardo, e il suo impegno sociale, così necessari oggi.