"Radio America", di Robert Altman

Altman slitta con grazia davanti e dietro il palcoscenico del Fitzgerald Theatre, fluttuando con una sapienza ben nota al suo cinema tra il rigore della messa in scena e la fragranza della presa diretta.

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Ancora una commedia on stage per  Robert Altman, il grande vecchio del cinema americano, un autore che da sempre vede l'America  – e più in generale la vita – come una grande messa in scena, affollata di storie e personaggi che intrecciano realtà e finzione, vita e scena. Radio America, in questo senso, si spinge ancor più in profondità, commedia traslucida tra scena e messa in scena che vive sulle frequenze di uno dei più popolari programmi radiofonici americani, quello che dà il titolo allo stesso film, in onda da trent'anni a questa parte dalle cinque alle sette del pomeriggio di ogni sabato americano, con musica popolare (country soprattutto), sketches, attori comici, cantanti… Il tutto governato da Garrison Keillor in un ensamble in diretta dal Fitzgerald Theatre di St. Paul: come dire, una storia americana che lo stesso Keillor ha offerto ad Altman con una sceneggiatura da lui scritta e interpretata nei panni di se stesso… Falso cortocircuito tra realtà e finzione, che Altman governa da par suo, ricordando l'arte messa da parte ai tempi di Nashville (trent'anni sono passati e sembra ieri!) e innescando il solito gioco di attraversamenti tra posa in opera della realtà e metafora umana e sociale, passato e presente, corpi e fantasmi, vita e morte…

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Ecco allora che il film ci accoglie come fossimo nel bar notturno e solitario di "Nighthawks", il celebre quadro di Hopper che ha raccontato meglio di chiunque altro una certa solitudine dell'America… Ma subito il tono hold fashion e l'umore solitario da hard boiled si stemperano nella figura ironica di Guy Noir (un impagabile Kevin Kline in versione slap stick), improbabile detective privato incaricato della sicurezza dalla produzione dello show – che Altman trasforma in un ironico e irresistibile personaggio fuori tempo, ma che nella realtà dello show radiofonico di Keillor è uno dei personaggi più famosi. E' grazie a lui che nel filn s'innesca il geniale cortocircuito sui cui Altman lavora: la sceneggiatura immagina, infatti, che quello cui assistiamo sia annunciato come l'ultimo show, l'atto conclusivo della lunga storia del programma radiofonico e, mentre in scena Garrison Keillor e i suoi ospiti si esibiscono, dietro le quinte si celebra il rito conclusivo di quella tradizione quotidiana che ognuno degli artisti potrebbe chiamare vita. Si balla, si canta, si ride, si improvvisa, si celebrano gelosie e si svelano segreti, mentre, visibile/invisibile, si muove lo spettro di una bionda fatale, stretta in un bianco impermeabile, un dolce angelo della morte che sigilla lo show con una simbolica estinzione.

Intanto Altman slitta con grazia davanti e dietro il palcoscenico del Fitzgerald Theatre, fluttuando con una sapienza ben nota al suo cinema tra il rigore della messa in scena e la fragranza della presa diretta. In cui tutti i suoi straordinari interpreti offrono perle di saggezza recitativa e incredibili performances canore: da Meryl Streep e Woody Harrelson a John C. Reilly, mentre lo stesso Keillor si mette in scena con stracca ironia.

Titolo Originale: A Home Prairie Companion


Regia: Robert Altman


Interpreti: Meryl Streep, Kevin Kline, John C. Reilly, Virginia Madsen, Lili Tomlin, Woody Harrelson


Distribuzione: Medusa


Durata: 103'


Origine: Usa, 2006

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