Raqmar, di Aurelio Grimaldi

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Corso estivo di MONTAGGIO, dal 22 luglio

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L’immigrazione tragicamente raccontata senza prendere barconi. Il regista sa essere convincente nei suoi interpreti e soprattutto nel ricreare l’atmosfera che circola nel film.

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Raqmar è un villaggio arabo-berbero nel deserto del Sahara ed è il centro di reclutamento di giovani ragazzi condotti in Italia, esattamente a Genova, avviati alla prostituzione maschile d’elité, per uomini e donne d’affari, politici, esponenti dell’alta borghesia con la doppia vita. I clienti sono disposti a pagare cospicue somme e ricevere compagnia da giovani istruiti e indottrinati alle buone maniere. La storia pone l’attenzione su un fenomeno ormai diffuso in tutto il mondo occidentale. In Raqmar un’associazione clandestina, capitanata da una vera e propria maitresse (Giuliana De Sio), offre due anni di contratto con dignitoso guadagno agli ignari malcapitati e solo dopo essere sbarcati nel Belpaese scoprono i servigi per cui sono stati assunti. Prima di essere impiegati, seguono una preparazione e un “tirocinio” ben orchestrato, che segue un preciso canovaccio della seduzione. Nessuno può scappare e sgarrare, pena la reclusione e punizioni fisiche. Hicham (Mehdi Lamsabhi) sembra essere il più “portato” e richiesto, nonostante il suo carattere molto riservato e introverso. Conosce un facoltoso signore di Roma (Leo Gullotta) con il quale instaura da subito un rapporto che sembra andare al di la della semplice marchetta.


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Potrebbe essere per Hicham la possibilità di liberarsi dalle catene e decidere finalmente del suo futuro. Aurelio Grimaldi, dopo Il delitto Mattarella e in procinto di ritornare sull’assassinio di Paolo Borsellino, con Raqmar apre una parentesi creativa non propriamente storica ma sicuramente di grande documentazione. L’immigrazione è trattata in un aspetto atipico e non standardizzato e canonico, come sovente ci capita di ritrovare nelle svariate opere sull’argomento. Questi flussi migratori passano da case in terra senza finestre e riscaldamenti a residenze di lusso, abiti firmati e stipendi impensabili. Non ci sono barconi da prendere e torture libiche da subire, ma basta salire su un aereo in business class. Il regista sa essere convincente nei suoi interpreti e soprattutto nel ricreare l’atmosfera che circola nel film: l’umiliazione e la dignità calpestate da uno strisciante razzismo, insito in tutti noi, è sempre presente nella richiesta opulente e disumana di una “scorta amicale ed emotiva”. Hicham, dallo sguardo pasoliniano, rappresenta un senso di ineluttabile abbandono e tristezza, senza mai perdere quel rigore nella scrittura, fatto di silenzi, parole non dette, franchezze, verità brutali senza ritorno.

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Regia: Aurelio Grimaldi
Interpreti: Giuliana De Sio, Mehdi Lamsabhi, Alessio Vassallo, Halima Belagdaa, Leo Gullotta, Antonino Macaluso
Distribuzione: Enjoy Diffusion
Durata: 74’
Origine: Italia, 2025

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
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