"Raul – Diritto di uccidere", di Andrea Bolognini

Andrea Bolognini (all'esordio) riprende un progetto di trentatrè anni fa dello zio Mauro Bolognini. È una trattazione libera del capolavoro di Dostoevskij, "Delitto e Castigo" che va poco oltre il format televisivo. La storia, ben confezionata, è intrisa di cantilene e filastrocche che solo superficialmente intercettano la forza dell'utopia.

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Andrea Bolognini (nipote di Mauro) riprende una sceneggiatura di trentatrè anni fa, scritta da Suso Cecchi D'Amico, Luigi Bazzoni e Masolino Bolognini (figlio di Mauro). È un giallo psicologico girato con un taglio tipico del thriller, liberamente tratto dal capolavoro letterario di Dostoevskij, Delitto e Castigo. Raul (Stefano Dionisi), giovane intellettuale degli anni Trenta, non ha aderito alla causa fascista ed è senza lavoro e senza un soldo. La sua mente è preda di un solo pensiero: il mito del superuomo, che trova probabilmente in Italia la sua massima espressione proprio nel ventennio dittatoriale. Il diritto di uccidere (memorabile, sul tema, è Nodo alla gola di Hitchcock) si concepisce ancora di più in un contesto storico in cui il nichilismo, la volontà di potenza regnano incontrastate e sovrane. La storia si svolge in un quartiere di Roma ed è ambientata nel 1938, durante la visita di Hitler in Italia. Le affinità a Una giornata particolare di Ettore Scola (in realtà questo film è successivo all'idea di Mauro Bolognini) sono a volte anche particolarmente esplicite (gli echi della folla festante che giungono nello spazio scenografico circoscritto). C'è un uso sapiente dello spazio che si "dipana" in interni a volte maestosi (come il palazzaccio di giustizia) e a volte miseri o popolari. In ogni istante aleggia quella persecuzione "kafkiana" claustrofobica, intrisa del senso di colpa e della crisi di coscienza. I cromatismi accentuati e contrastanti restano però gli unici segni distintivi e scorporanti dall'ennesimo format televisivo per narrazione e prestazioni attorali. In fondo resta un raccontino ben confezionato, apostrofato da cantilene e filastrocche che superficialmente intercettano lo spirito del protagonista, strappato al presente dalla forza dell'utopia, che gli indica insieme il più lontano passato e il più lontano futuro: il tempo beato prima della storia e il tempo incontaminato che trionferà alla fine della storia. La salvezza è (colpevolmente) rappresentata: non resta un punto lontanissimo, un punto a cui le parole e le immagini possono alludere, ma di cui non possono parlare e mostrare; perché il regno delle parole e delle immagini dovrebbe essere quello del delitto, della desolazione, dell'indifferenza, del vuoto, delle stanze piene di ragnatele dove è chiuso l'eterno, delle mosche e dei topi: l'unico mondo che, qui, Raul/Raskol'nikov conoscerebbe(ro).

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Regia: Andrea Bolognini


Interpreti: Stefano Dionisi, Violante Placido, Giancarlo Giannini, Nicola Farron, Alessandro Haber, Laura Betti, Ernesto Mahieux, Maurizio Mattioli


Distribuzione: Warner Bros. Italia


Durata: 100'


Origine: Italia, 2004

Regia: Andrea Bolognini


Interpreti: Stefano Dionisi, Violante Placido, Giancarlo Giannini, Nicola Farron, Alessandro Haber, Laura Betti, Ernesto Mahieux, Maurizio Mattioli


Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia


Durata: 100'


Origine: Italia, 2004

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