"Ravanello pallido" di Gianni Costantino

Ambientato a Ferrara, la Littizetto, autrice anche della sceneggiatura, prova a trasformarsi in corpo cinematografico. Riuscendoci solo in parte

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Ferrara è una città cinematograficamente ricca. L'ultimo film che ha come sfondo la città degli Estensi e di Antonioni è opera di Gianni Costantino con protagonista la piemontese Luciana Littizzetto, comica ormai nota grazie al successo televisivo, "Mai dire gol" soprattutto. A questo proposito, parliamo prima dei difetti di "Ravanello pallido". Perché chi ha dei buoni risultati in tv si sente in dovere di passare al cinema? Forse non sanno che si tratta di due mezzi diversi, con tempi (comici o drammatici che siano) del tutto differenti, dove telecamere e macchine da presa si muovono secondo regole che giustamente si ignorano a vicenda, dove le luci, il trucco e i costumi sono, devono essere dissimili. È questa la pecca più evidente di un film che poi si lascia godere – anche se a sprazzi per i citati tempi morti – per le battute e gli sguardi di cattiva ragazza della Littizzetto che è anche autrice della sceneggiatura. Qualcuno loderà anche la tesi del film che tende a difendere ed esaltare la normalità e la quotidianità contro l'eccezione e il glamour. Ovvero la bruttina ma simpatica versus le stangone senz'anima. Ma sarà poi vero che nella realtà una segretaria che guadagna un milione e seicentomila debba veramente identificarsi nelle aspirazioni di Gemma e del suo capo? Forse non era neanche intenzione degli autori volere tanto e quindi prendiamo il film per quello che è: una storia con una certa solidità (non solo un pretesto come in molti film italiani cosiddetti comici, ma in verità solo beceri) infarcita di gag e battute che deve durare almeno un'ora e mezzo.
Gemma fa la segretaria di un'agenzia di modelle il cui capo, Claudio, schiavizza lei e accumula bugie con tutti. Ricattato è costretto a cedere l'agenzia, ma in quella che avrebbe dovuto essere la conferenza stampa in cui svela il mondo di calunnie, lancia senza volerlo un nuovo sex symbol, Gala, che altri non è se non Gemma con i capelli tinti, color ravanello pallido. Prima controvoglia, Gemma si lascia trascinare nel gioco per amore di Claudio, un amore tenuto sempre nascosto, fino a diventare la paladina delle donne "normali", quelle brutte, quelle con la cellulite, quelle che gli uomini sposano per poi trascurare e preferire tette e posteriori formosi alla televisione. Il successo monta fino a portarla al traguardo più ambito: essere la presentatrice del festival di Sanremo. L'ultima sequenza è identica alla prima ma con uno scarto di prospettiva decisivo: la corriera che va per una strada della pianura padana. Non è un qualsiasi autobus di pendolari ma la corsa straordinaria Ferrara-Sanremo!
Nel piglio di sinistra che modella il film, non sono dimenticate altre minoranze: pur se nello scivolone del luogo comune, il parrucchiere di Gemma, causa del cambiamento della sua vita, è gay. Non solo: è lui che determina il coming out del fidanzato storico della poveretta, che non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi e continuava ad ingannare se stesso e lei. Un altro punto a favore della comica, purtroppo non filmico.Regia: Gianni Costantino
Sceneggiatura: Luciana Littizetto, Fabio Bonifacci
Fotografia: Italo Petriccioli
Scenografia: Leonardo Scarpa
Costumi: Ester Marcovecchio, Roberta Beolchini
Interpreti: Luciana Littizetto (Gemma Mirtilli), Massimo Venturiello (Claudio Pignatti), Margherita Antonelli (signora Cirillo), Michele Di Mauro (Callisto), Gianfranco Barra (padre Claudio), Claudia Penoni (Gabri), Renato Scarpa (Pace), Germana Pasquero (Marilina)
Produzione: Beppe Caschetto per I.T.C./Medusa
Distribuzione: Medusa
Durata: 92'
Origine: Italia, 2001

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