Si è chiusa, con la premiazione dei vincitori e la proiezione di Bubba Ho-Tep di Don Coscarelli, la seconda edizione del Ravenna Nightmare Film Fest. L'Anello d'oro è stato assegnato al film tedesco Tears of Kali, diretto da Andreas Marschall. Il sottotitolo, The Dark Side of the New Age, è emblematico del tema affrontato: un film diviso in tre episodi legati tra loro, che raccontano le conseguenze degli esperimenti psico-sensoriali di una comunità attiva in India negli anni Settanta e i loro riflessi nella realtà attuale. Un film teso, intenso, violento ma mai fine a se stesso, che ha ampiamente meritato la vittoria.

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Il Concorso Cortometraggi è stato vinto da Inside Out di Oliver Knott, coproduzione anglo-malese che si avvale di un'ottima interpretazione della protagonista femminile, in grado di generare una tensione perdurante, dalla prima all'ultima sequenza. Una nomination speciale, la Méliès d'Or Nominees, è stata invece assegnata a The Carpenter and His Clumsy Wife, cortometraggio irlandese diretto da Peter Foot.

La manifestazione ravennate si conferma punto di riferimento importante nel panorama festivaliero italiano, ma anche europeo, vista l'adesione all'EFFFF (European Fantastic Film Festivals Federation), circuito che unisce i maggiori festival di fantascienza e orrore del continente. Evidente e irrinunciabile lo sforzo profuso per assicurare alla rassegna una sezione di film in concorso all'altezza, ma l'impegno, a giudicare dalla buona qualità generale delle opere presentate, pare aver ottenuto lo scopo prefissato. Apprezzabile anche l'inserimento di un concorso per cortometraggi, in grado di offrire al pubblico un ventaglio di corti di notevole fattura, i quali, accoppiati ai lungometraggi in sede di proiezione, hanno l'indubbio merito di preparare alla visione successiva in maniera emotivamente intensa.

La focalizzazione sul concorso ha inevitabilmente penalizzato le sezioni parallele, la cui minore rilevanza rispetto all'edizione 2003 è stata però risollevata dalla retrospettiva sulla prima parte della produzione di Dario Argento (1970-1985), impreziosita dalla partecipazione del regista, che ha presentato un libro fotografico sulla sua carriera e raccontato interessanti aneddoti su alcuni dei film proposti. Vale la pena anche spendere una parola per l'efficiente accoglienza e l'encomiabile impegno organizzativo, che ha permesso di superare agevolmente il non sempre facile passaggio da una sede (nella fattispecie una sala cinematografica del centro cittadino) a un'altra (una nuova multisala, due sale della quale sono state appositamente dedicate al festival).

In definitiva, un festival che in due anni ha saputo ritagliarsi uno spazio importante a livello nazionale, coinvolgendo personaggi importanti della cinematografia nostrana (Pupi Avati presidente del comitato scientifico, Aldo Lado, Dardano Sacchetti e Alex Infascelli nella giuria 2004). La speranza è naturalmente quella di poter assistere, nei prossimi anni, a una presenza maggiore di film italiani nei vari concorsi. Per quanto riguarda il festival, esso sembra aver imboccato la strada giusta, e percorrendola non potrà che crescere ancora.

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