RAVENNA NIGHTMARE FILM FEST – L'horror italiano, questo ignorato: il cinema italiano dell'orrore degli anni Sessanta

Interessante e doverosa la sezione "Spaghetti horror", dedicata alla riscoperta dei film di Bava, Freda, Lado, Margheriti, Ragona. Un omaggio postumo a una stagione cinematografica venerata all'estero e (quasi) ignorata in patria.

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Tra le sezioni della prima edizione del Ravenna Nightmare Film Fest, i cinefili più esigenti hanno senz'altro apprezzato quella dedicata al cinema italiano degli anni Sessanta, molto opportunamente intitolata "Spaghetti horror". Un cinema realizzato con pochi, spesso pochissimi mezzi, che pure è riuscito a raggiungere risultati notevoli in termini di qualità, ispirando importanti autori stranieri (due registi come Scorsese e Tarantino hanno più volte confermato il loro apprezzamento per il cinema di genere, non solo horror, italiano). Un cinema realizzato da registi come Mario Bava e Riccardo Freda, da anni ormai rivalutati a livello critico e la cui importanza nella storia del cinema italiano cresce costantemente.  Il festival del cinema horror di Ravenna ha proposto, tra gli altri, Reazione a catena di Mario Bava, chiamato anche Ecologia del delitto, sebbene il titolo voluto dal regista, come ha curiosamente rivelato il figlio Lamberto all'inizio della proiezione, fosse E così imparano a fare i cattivi (ma solo chi ha visto il film può capire perché). Una pellicola dalla sceneggiatura intricata, ricca di soluzioni registiche e magistralmente fotografata, con un finale spiazzante e liberatorio.

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In programma anche L'ultimo uomo della terra, misconosciuto film del 1964, diretto dall'operatore alla macchina passato alla regia Ubaldo B. Ragona e interpretato da un ispiratissimo Vincent Price. È la versione cinematografica di un celebre racconto di Richard Matheson (I am Legend, in italiano I vampiri), portato sullo schermo anche negli Stati Uniti con il titolo di Omega man (Occhi bianchi sul pianeta Terra) e interpretato da Charlton Heston. Il film di Ragona, affascinante visione di un mondo in cui è rimasto un unico rappresentante della razza umana, girato nel quartire romano dell'EUR mai così desolato e annichilente, è pregevole nel mantenere un ritmo costante dall'inizio alla fine, e ha il merito di anticipare alcune scelte visive che qualche anno più tardi saranno utilizzate da George Romero ne La notte dei morti viventiTra gli altri film presenti nella sezione, il thriller di stampo politico La corta notte delle bambole di vetro, girato da Aldo Lado a Praga nel 1971 e ispirato proprio agli avvenimenti della "primavera di Praga", e la curiosa contaminazione di peplum e horror costituita dal celebre Maciste all'inferno di Riccardo Freda (1962). Gli ultimi giorni del festival si preannunciano ricchi di suspence e mistero, con gli horror gotici Danza macabra di Antonio Margheriti e Il mulino delle donne di pietra di Giorgio Ferroni, capolavori indiscussi di un filone che non smette di affascinare gli estimatori del cinema della paura.

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