#Razzies2017 vs #Oscars2017 – I casi Jared Leto e Ben Affleck

Dai Premi Oscar ai Razzie Awards, il tuffo nel vuoto di Jared Leto, candidato alla peggior interpretazione per Suicide Squad, e Ben Affleck, che abbandona la regia del suo Batman

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In un clima di pronostici e considerazioni sui prossimi #Oscars2017, spostiamo il nostro asse riflessivo su due figure che maggiormente hanno subito un ribaltamento del loro ruolo mediatico negli ultimi anni: parliamo in primo luogo dell’attore Jared Leto.

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Un interprete dalle scelte filmiche singolari, che nel suo percorso ha maturato collaborazioni degne di nota e improntate ad un aspetto se non prettamente autoriale certo di alto livello
qualitativo, da La sottile linea rossa di Terrence MalickFight Club  e Panic Room di David Fincher, Alexander di Oliver Stone, ad una cinematografia impegnata come quella di Requiem for a Dream di Darren Aronofsky, o gli emblematici ed iconici Chapter 27 e Mr Nobody. Una scelta tendente ad accostamenti peculiari e difficili che suggellano un cammino particolarmente distinto con il film del 2013 Dallas Buyers Club.

La pellicola diretta da Jean-Marc Vallée, produzione indipendente e dalle tematiche controverse (AIDS, lotta contro lo strapotere delle industrie farmaceutiche), portò Jared Leto a una delle sue note trasformazioni: se in Chapter 27 per interpretare l’assassino di John Lennon, Mark David Chapman, stravolse il suo fisico in un aumento di peso radicale ed estremo (tanto da soffrire successivamente di gotta), è in Dallas Buyers Club con il ruolo del transessuale Rayon che Leto ripropone una nuova sconvolgente metamorfosi arrivando a pesare non più di 50 chili (sulla scia di un Christian Bale de L’uomo senza sonno). Un’alterazione corporea che lasciò sbigottiti in prima analisi per l’impatto visivo (come successe per il protagonista, anche lui Premio Oscar, Matthew McConaughey) ma che si rivelò anche indubbia arma di una performance tanto realistica quanto degna di lode. E questo semb

rayonra saltare anche all’occhio dell’Academy che alla celebrazione degli Oscar del 2014 premia Jared Leto, alla sua prima candidatura, come Miglior attore non protagonista per la pellicola di Vallée. Una carriera, quella impostata dal frontman dei Thirty Seconds To Mars, che non vede errori di sorta: scelte oculate, perennemente tendenti ad un cinema stilisticamente superiore e spesso poco adatto al mainstream.
Se la premiazione di tre anni fa sembrava proporre una conferma ad un talento emerso in diversi anni di carriera, è nel 2016 che si insinua un freno che ha tutti i toni di una sperimentazione poco riuscita: parliamo del cinecomic Suicide Squad.
La pellicola firmata da David Ayer che vede protagonisti i villain della DC Comics, tanto atteso fin dalle prime notizie in pre-produzione, ha diviso pubblico e critica in modo notevole, seppur l’accanimento si può senza alcun dubbio confermare superiore all’apprezzamento.
Agli albori del confermato ruolo di Joker affidato a Jared Leto, diffuse erano le voci circa una contestazione che verteva su una maturata e molto forte iconografia del personaggio, passato dalle mani di Jack Nicholson a quelle di Heath Ledger. I toni del film di Ayer, fin da subito palesemente lontani da qualsivoglia pellicola precedente sul tema (in primo luogo proprio sul profilo impostato su questo Joker), hanno sollevato un polverone mediatico che tutt’oggi non si arresta. Infatti, Suicide Squad è il film che ha portato Leto alla candidatura come Peggior attore non protagonista ai Razzie Awards di questo 2017.
Come si usa dire in questi casi: dalle stelle alle stalle. Ma, ci interroghiamo, quale fortuito jokererrore ha portato a questa riconsiderazione? Noto è l’interesse di Leto alla sperimentazione e il suo prestarsi a ruoli molto diversi tra loro in una continua ricerca di rinnovamento propria di un aspetto camaleontico che lo contraddistingue, eppure sembra di trovarci in una sorta di turbante inversione del Birdman di Michael Keaton. Il passaggio dal primo Oscar, meritato non solo per l’interpretazione del caso ma anche e soprattutto per una carriera sempre ben monitorata e soppesata, si perde in un primo passo falso verso un ambito più popolare e non riuscito. Un Riggan Thomson capovolto che non sfugge alla critica internazionale, dove “l’imprevedibile virtù dell’ignoranza” non regge ma anzi, richiama quasi un passo indietro o un frettoloso abbandono dello status attuale. Chissà cosa ci aspetterà nel prossimo Blade Runner 2049

Un destino dalle proporzioni simili lo ritroviamo nell’attore-regista Ben Affleck.
Dagli esordi, Affleck si è guadagnato un ottimo posto come celebrità internazionale pur difficilmente varcando mai la soglia di un talento dai contorni non troppo raffinati. Il buon lavoro al fianco di Matt Damon con il film Will Hunting – Genio Ribelle diretto da Gus Van Sant, di cui i due interpreti firmano la  sceneggiatura, portò entrambi a vincere il Premio Oscar nel 1998. Tra alti e bassi continui è a partire dalla fine degli anni 2000 che Affleck riesce a ritagliarsi uno spazio personale considerevole e a far cambiare una generica opinione che non lo vedeva tra i favoriti sul campo tecnico. Ma è proprio dietro la cinepresa che si libera il suo sguardo autoriale e, nel 2013, con la argopellicola Argo si porta a casa l’Oscar più ambito, quello al Miglior film, dando un impatto notevole al suo percorso artistico.. Affleck sembra rinascere e colpire nel segno, anche a fianco di Terrence Malick con il film To the Wonder, fino allo straordinario thriller firmato David Fincher, L’amore bugiardo – Gone girl.
Nel 2016 prende il posto di Christian Bale nel ruolo di Batman, dopo la saga diretta da Christopher Nolan che passa in un nuovo ciclo comics alle mani di Zack Snyder. Il Daredevil del 2003 non sembra essere stato sufficiente a tenere Ben lontano dalle calzamaglie, e questo nuovo tentativo trova ancora una volta entusiasti e denigratori: Batman v Superman: Dawn of Justice diventa l’ennesimo caso cinematografico e, anche questo, non sfugge ai Razzie Awards che lo candidano a Peggior Film. Di bene in meglio, a far compagnia a Jared Leto tra i peggiori attori nominati troviamo infatti anche lo stesso Affleck.
Ed è notizia della scorsa settimana la decisione del nuovo Batman di abbandonare la regia del film incentrato sul personaggio, per cui si vocifera la sostituzione con Matt Reeves, l’autore di Cloverfield. In attesa di avere maggiori notizie in merito, è comunque confermata l’apparizione dell’uomo pipistrello affleckiano nel prossimo Justice League di Zack Snyder.

Vi è un punto di congiunzione tra le carriere dei due attori presi in esame abbastanza chiaro e che pone una necessaria riflessione. Lontani dal voler arginare la cinematografia legata al mondo fumettistico come punto di rottura di una qualsivoglia carriera nel ramo filmico, è pur da prendere in esame un’eccessiva prolificazione del materiale prodotto che pone in essere degli squilibri evidenti e che va ad inglobare batmanuna certa percentuale di attori di notevole rilievo che, in passato, non avrebbero preso in considerazione certe varianti nel loro cammino. Una questione non sempre negativa ma che, come per Leto e Affleck, sembra evidentemente aver immesso una retromarcia.
E’ ormai chiaro da anni lo status di una tipologia cinematografica che vede attori di spicco impegnati in vari cinecomics, eppure questo non equivale per tutti ad una conferma del loro ruolo chiave maturato in carriere di un certo peso.

LA LISTA COMPLETA DELLE NOMINATION DEI #RAZZIES2017

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