"Red Road", di Andrea Arnold

Per certi versi la programmaticità del film richiama le regole del Dogma. Inoltre tutti gli elementi da voyerismo video sono tipici del peggior cinema di Haneke. . Fortunatamente, ad un certo punto l'opera della Arnold si libera di questa sua struttura cerebrale asfissiante e riesce ad avvicinarsi in maniera più spontanea ai personaggi

-----------------------------------------------------------------
REGALA UN CORSO DI CINEMA!

-----------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------
Scuola di Cinema Triennale – Unisciti al Set: l’Anno Accademico è Ancora Tutto da Girare!

--------------------------------------------------------------

Presentato in concorso al 59° Festival di Cannes, Red Road è il primo lungometraggio della cineasta inglese Andrea Arnold dopo i corti Milk (1998), Dog (2001) e Wasp (2003). La pellicola rientra inoltre nel quadro del progetto Advance Party, prodotto dalla britannica Sigma e dalla danese Zentropa, che implica la realizzazione di tre film diretti da tre registi che devono utilizzare gli stessi nove personaggi. Protagonista è Jackie (Katie Dickie) che lavora come operatrice per una società di videosorveglianza. Tutti i giorni osserva spesso gli stessi personaggi che sembrano quasi protetti dal suo sguardo. All'improvviso un uomo appare sullo schermo, un individuo che non avrebbe mai pensato di rivedere in quanto ha causato la sua infelicità essendo responsabile della morte del marito e del figlio. Capisce a quel punto che è arrivato il momento di affrontarlo direttamente.


La Arnold immerge la protagonista in una dimensione dove sembra che stia sempre sul punto di annegare. Per certi versi la programmaticità del film richiama le regole del Dogma. La macchina da presa è sempre vicinissima alla protagonista, la segue nervosamente. Inoltre tutti gli elementi da voyerismo video sono tipici del peggior cinema di Haneke come Niente da nascondere. La vista di Katie sulle persone e sugli oggetti permette effetti di avvicinamento e distanziamento. Dal suo punto di osservazione può ingrandire i dettagli, seguire le traiettorie. Fortunatamente, ad un certo punto l'opera della Arnold si libera di questa sua struttura cerebrale asfissiante e riesce ad avvicinarsi in maniera più spontanea ai personaggi. Il momento del rapporto tra Katie e il suo carnefice/vittima cresce gradualmente, rivelando e smascherando il dolore dei personaggi. La donna, ad un certo punto, finge di essere violentata dall'individuo che ha causato la sua infelicità e decide di farlo arrestare dopo aver consumato con lui un rapporto sessuale. Sullo sfondo di questo momento, dalla finestra, il piano è caratterizzato dal colore rosso, che rende asettico quell'interno e trasforma il restante spazio rendendolo simile a un film post-futuristico. Da quel momento emerge il talento della cineasta, precedentemente rimasto sommerso. Forse dal prossimo film potrebbe esplicitarsi in maniera più compiuta e diretta.


 


Titolo originale: id.


Regia: Andrea Arnold


Interpreti: Kate Dickie, Tony Curran, Martin Compston, Natalie Press


Distribuzione: Fandango



Durata: 113'


Origine: Gran Bretagna, 2006

----------------------------------------------------------
Regala la Gift Card di Sentieri selvaggi

----------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    ----------------------------
    Sostenete Sentieri selvaggi!


    ----------------------------