"Reign Over Me" di Mike Binder

Quanto è bravo Mike Binder! Dopo il bellissimo Litigi d’amore, realizza un altro film sulla rimozione del lutto, sulla chiusura verso l’esterno con un’intensità prorompente e istintiva. Attori bravissimi (su tutti Adam Sandler e Don Cheadle) che mettono in gioco la vita e il dolore dei loro stessi personaggi, diretti con una grazia fuori dal comune, tra la follia di Terry Gilliam e la purezza del melodramma di James L. Brooks. Uno dei più bei film statunitensi sulle cicatrici post-11 settembre

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C’è ancora un modo per raccontare il dolore, la rimozione del lutto, l’incomunicabilità, la paura in se stessi, la chiusura verso l’esterno con un’intensità prorompente e istintiva. È quello che accade a Reign Over Me, altro bellissimo film diretto da Mike Binder dopo Litigi d’amore con l’accoppiata Kevin Costner-Joan Allen. Questo cineasta, che è diventato famoso con la serie-tv The Mind of the Married Man dove era anche sceneggiatore e attore, ha al suo attivo diversi film diretti dietro la macchina da presa (tra cui , per esempio, Ritorno a Tamakwa del 1993 o  Una moglie ideale del 2000), ma in Italia hanno trovato poca visibilità. Anche qust’ultimo Reign Over Me hadato l’impressione di essere stato lanciato nel mercato italiano senza troppa convinzione. Eppure si tratta di uno dei film più belli sul post 11-settembre. Se Spike Lee, con il suo capolavoro, La 25° ora, mostrava I segni di una New York ferita, in questo film Binder invece mette in gioco le feite individuali, le distanze abissali, gli slanci negati.

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Al centro del film ci sono Charlie (Adam Sandler) e Alan (Don Cheadle). I due sono stati compagni di stanza al college duranti gli anni dell’università poi si sono persi di vista. Anni dopo si rivedono all’angolo di una strada di Manhatta. Alan ha una famiglia apparentemente felice con moglie e due bambine e ha avviato uno studio di odontoiatria che funziona. Alan invece era un famoso dentista ma ha perso la moglie e le tre figle nell’incidente aereo dell’11 settembre e da quel momento si è chiuso in se stesso e non ha più voluto parlare con nessuno. Tutto avviene dentro il cuore pulsante di New York, tra gli esterni degli appartamenti, I locali, I cinema dove fino alle 5 del mattino c’è una maratona su Mel Brooks. Più orientato verso il dramma pur contenendo fulminanti squarci comici come nel momento in cui Alan trova il coraggio di dire quello che pensa ai colleghi con cui ha messo su lo studio, Reign Over Me rappresenta con Litigi d’amore quasi un dittico sull’impermeabilità e sul tema della perdita. Binder però mette totalmente in gioco il suo cinema. Lo fa senza nessuna costruzione, con una rabbia ma anche con un calore totalmente autentici. Un bravissimo Adam Sandler, al pari di Don Cheadle, appare quasi come la reincarnazione più disperata del Robin Williams di La leggenda del re Pescatore, personaggio sospeso tra straniamento e follia che vive una realtà parallela. Il cinema di Binder possiede quindi quelle tracce imprevedibili e labirintiche di Gilliam (senza ovviamente le derive fantastiche) ma anche quella purezza del melodramma di James L. Brooks. Reign Over Me è un film sui sentimenti perduti ma anche sull’amicizia ritrovata. In questo senso il rapporto tra I due protagonisti è di una verità autentica con momenti di altissimo cinema come quello in cui i due personaggi si mettono a suonare dentro l’appartamento di Charlie sulle note di Bruce

 Springsteen o la scena in cui quest’ultimo è preso da una crisi e inizia a distruggere lo studio dell’amico dopo che I ricordi della famiglia, che lui vuole rimuovere, ritornano violentemente nella sua testa dopo essere stato sollecitato da Alan.

Tocca la testa e il cuore Reign Over Me toccando le emozioni più vere ma senza nessuna concessione melodrammatica. Oltre ai due straordinari protagonisti, Binder (che, come in Litigi d’amore si ritaglia un ruolo sgradevole, quello del consulente finanziario di Charlie), sa dirigere con mano sicura anche un gruppo di attori che vedono Donald Sutherland nei panni del giudice e soprattutto Liv Tyler in quello della psicologa, Saffron Burrows della paziente ninfomane e Jada Pinkett Smith della moglie di Alan che rappresentano quasi un ‘ritratto al femminile’ contiguo e speculare a quello composto da Joan Allen e le sue tre figlie Evan Rachel Wood, Erika Christensen, Keri Russell e Alicia Witt di Litigi d’amore. Già dall’inizio del film, sui titoli di testa con l’immagine di Charlie che si aggira con un monopattino a motore per le strade di New York di notte, si sentono già I segni di un film che deve frantumare un universo privato a prima vista diventato indistruttibile. Il finale mostra invece come questo sia stato, con molta fatica, frantumato. C’è ancora il monopattino per le strade di New York. Ancora di notte…

 

Titolo originale: id.

Regia: Mike Binder

Interpreti: Adam Sandler, Don Cheadle, Jada Pinkett Smith, Liv Tyler, Safron Burrows, Donald Sutherland, Mike Binder

Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia

Durata: 124’

Origine: Usa, 2007

 

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