Reinas, di Klaudia Reynicke
Una storia familiare minima e carica di vibrazioni collettive sullo sfondo di un Perù in collasso che ha il pregio della plurali dei punti di vista. Dall’edizione 2025 di La Nueva Ola di Roma.

Nel Perù del 1992, tra blackout improvvisi e strade attraversate da proteste, Klaudia Reynicke si intrufola dentro una storia familiare minima, eppure carica di vibrazioni collettive. Reinas, cioè “regine”, il nomignolo affettuoso con cui Carlos chiama le sue figlie, è il racconto sussurrato di un uomo che tenta, forse troppo tardi, di lasciare un ricordo di sé. Non una stabilità, un’eredità o delle intenzioni ma la memoria incerta di giornate di sabbia, risate e promesse fatte a bassa voce con le labbra socchiuse e lo sguardo assente.
Carlos (Gonzalo Molina) è un padre assente e sconfitto che si rifugia nelle proprie illusioni alla guida di una macchina tra le dune, mentre le figlie ridono o si annoiano. È l’immagine scomposta di un uomo che cerca rilevanza e affetto dalle figlie che ha abbandonato, prima che la partenza le porti via. La madre (Jimena Lindo) ha deciso di accettare un lavoro in Minnesota e si sta per trasferire con le figlie.
Sullo sfondo un Perù in collasso: la guerriglia del Sendero Luminoso, la crisi economica e quindi la fuga verso l’America. Elena, madre delle ragazze, sembra l’unica a non abbandonarsi al crollo del paese e vuole cercare salvezza a Minneapolis. Ma le serve la firma di Carlos per andarsene. E lui è sempre sul punto di firmare, ma poi preferisce raccontare una delle sue storie.
Il pregio del film è la pluralità dei punti di vista, oltre a Carlos, Elena e le “regine”, diversi personaggi ruotano attorno alla famiglia. La nonna, gli zii ma anche la defunta “zia Mechita” che non vuole lasciare la casa finché non risolverà il suo amore. Reynicke non giudica i suoi personaggi e lascia lo spettatore sospeso tra affetto e diffidenza, un pò come le figlie. Il padre, infatti, si racconta ogni giorno diverso: una spia, un abitante delle foreste, un attore di cinema. Nel suo imbroglio continuo emerge anche della tenerezza e così Carlos incarna il volto fragile di una nazione che si sta disgregando.
I luoghi del film non gridano ma sussurrano. Si lasciano guardare nella loro cura decadente, nelle crepe che donano un respiro delicato e sensibile. Prima di lasciare la casa a Lima per una vacanza dalla nonna, Elena e le regine abbracciano e ringraziano l’abitazione. È in questa tenerezza che il film prende la consistenza di una cartolina ingiallita. I colori spenti e gli sguardi trattenuti, le feste di compleanno durante i blackout e le bottiglie di vino che cadono e si infrangono sul pavimento. Tutto è nella norma ma anche no. La favola si spezza e ci ricordiamo della crisi, della violenza e il mare porta a riva tutte le bugie. Così la storia si scrosta dall’intonaco e ti lascia al bivio: adattarti o opporti.
Reinas è un racconto che non ha la pretesa di risolvere, ma quella, più profonda, di ricordare. A bassa voce con le labbra socchiuse e lo sguardo assente.
Titolo originale: id.
Regia: Klaudia Reynicke
Interpreti: Abril Gjurinovic, Luana Vega, Jimena Lindo, Gonzalo Molina, Susi Sánchez, Denise Arregui, Fabrizio Aguilar, Tatiana Astengo, Sebastián Rubio, Uma Mikati
Distribuzione: Exit Media
Durata: 104′
Origine: Svizzera, Perù, Spagna, 2024