RENDEZ-VOUS – "Dans la maison (Nella casa)", di François Ozon

Ernst Umhauer e Fabrice Luchini in "Nella casa" di Ozon

Scende di interni: questa una possibile definizione del cinema di Ozon fin dal suo primo lungometraggio, Sitcom, del 1998, passando per il successo di Otto donne e un mistero, Swimming Pool, Il Rifugio fino all’ultimo Nella casa, in un crescendo di spazi chiusi che arrivano ad essere il cuore della narrazione.

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Ernst Umhauer e Fabrice Luchini in German (Fabrice Luchini) insegna letteratura in una qualificata scuola superiore francese, in cui deve fare i conti con dei giovani sempre più distratti e privi di stimoli, fino a quando la sua attenzione è attratta da un tema dello studente Claude (Ernst Umhauer): il ragazzo ha talento, le sue parole sanno sedurre il professore, sembrano spiare dal buco della serratura le azioni e le reazioni di luoghi solitamente impenetrabili, privati, domestici. Li spia e poi scappa, destando curiosità nel lettore/professore che rimane sempre insoddisfatto da un “continua” che chiude i temi del ragazzo.

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Scende di interni: questa una possibile definizione del cinema di Ozon fin dal suo primo lungometraggio, Sitcom, del 1998, passando per il successo di Otto donne e un mistero, Swimming Pool, Il Rifugio fino all’ultimo Nella casa, in un crescendo di spazi chiusi che arrivano ad essere il cuore della narrazione: non sono i personaggi a muoversi nella casa, è la casa che muove i personaggi che non esisterebbero senza di essa. Dunque una dimensione teatrale, tanto più se si considera che il film è ispirato alla pièce Il ragazzo dell'ultimo banco del drammaturgo spagnolo Juan Mayorga.

Ozon esplicitamente tiene a precisare la “francesità” della sua opera nonostante l’originale spagnolo, e implicitamente nell’opening del film tiene a precisare che si tratta di cinema e non di teatro grazie alla manipolazione delle immagini degli studenti che entrano a scuola e all’alternanza delle figurine delle loro facce sullo schermo. Tuttavia questa dichiarazione iniziale di intenti non è perseguita fino in fondo nel seguito del film se non con qualche movimento vivace di macchina e con un montaggio ballerino tra i personaggi.

 

Leggere (più che scrivere) e guardare come atti voyeuristici. Penetrare nelle case altrui, il desiderio più comune degli aspiranti scrittori e osservatori culmina nell’affermazione finale: “c’è sempre un modo per entrare nella case degli altri”. Il tramite della scrittura era già stato utilizzato da Ozon in Swimming Pool, anche in quel caso i limiti tra finzione e realtà si vedevano pericolosamente sfumare.

 

Kristin Scott Thomas e Fabrice Luchini in "Nella casa" di OzonQuestione diffusasi soprattutto con l’arte contemporanea (presente e beffata nel film, infatti la moglie del professore, Jeanne (Kristin Scott Thomas), lavora in una bizzarra galleria d’arte contemporanea – interessante anche la riflessione sul genere letterario del catalogo d’arte contemporanea, laddove una slancio quasi mistico della fantasia è l’unico modo per descrivere delle opere improbabili) è quella di dare grande importanza al momento della ricerca dell’ispirazione: quando non si sa cosa raccontare, allora si sceglie di raccontare la ricerca stessa. Un’Odissea creativa in cui Itaca è il compimento della creazione, la messa in atto dell’ispirazione, il prodotto artistico. Sicuramente è rischioso affidare tutto questo alla scrittura – se siamo in un film – perché l’egemonia delle parole può prendere il sopravvento sulle immagini, che diventano elemento decorativo, descrittivo, che quasi dà fastidio perché non permette allo spettatore di immaginare e inventare i luoghi, le situazioni e i personaggi narrati, come invece è abituato a fare quando è al cospetto di un testo letterario, come nel caso dei temi di Claude.

 

 

Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Emmanuelle Seigner, in L’intreccio è arricchito da temi che rendono il tutto più vivace e vario: c’è la questione della desiderio inespresso di paternità (per la cui soluzione Ozon opta per un brusco colpo di scena finale: sarà una questione tra uomini dove le donne non hanno spazio, vanno estromesse); c’è un riferimento solito nel cinema dell’autore all’omosessualità; una riflessione sulla figura di un certo tipo di donna, quella “borghese” – parola dal fascino discreto che non si sente più molto spesso al cinema e di cui invece Ozon fa bandiera: la famiglia borghese come ricordo di infanzia che si fa mondo ideale nella mente adulta.

Nella figura del professore aleggia in qualche modo la presenza di Woody Allen, a cui è affine: spirito umoristico, un po’ autodistruttivo e nello stesso tempo tacitamente autocelebrativo, critico e in crisi, titubante. L’omaggio è esplicitato dal fatto che in una scena i coniugi vanno a vedere Match Point al cinema.

Inoltre, senza le musiche di Philippe Rombi (vicino allo spirito musicale di Philippe Glass e già autore della colonna sonora di Giù al nord di Dany Boon), il film non sarebbe stato lo stesso.

 

Titolo originale: Dans la maison

Regia: François Ozon

Interpreti: Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner, Denis Ménochet, Bastien Ughetto, Jean-François Balmer, Yolande Moreau, Catherine Davenier 

Origine: Francia, 2012 

Distribuzione: Bim

Durata: 105'

 

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