RENDEZ-VOUS Holy Motors, di Leos Carax
Holy motors si perde e ci fa perdere nel personale sogno, senza fronzoli, del cinema di Carax. Episodi si sciolgono lungo il percorso delle immagini. Ognuno vive di luce propria. Si forma e disintegra, continuamente, nella rielaborazione di un concetto non delineato. Nove vite come quelle di un gatto. Così Lavant si dipana tra i personaggi che interpreta. La potenza dell'immagine rompe lo schermo, come tsunami. Inarrestabile attraversa i corpi e le menti degli spettatori.
Silenzio. Leos Carax si solleva dal sonno di un letto freddo. Una sigaretta illumina il volto. Il corpo del regista galleggia lentamente nell'etere, invadendolo. Materia che vaga ricercando. Se “per trovarsi è necessario perdersi”, allora Carax si perde e ci fa perdere nel personale sogno, senza fronzoli, del suo cinema–Holy motors (2012).
Reca in sé, per sua natura (in quanto regista), la chiave d'accesso ad un mondo proprio ed interiore, che attraverso il mestiere, diviene altro ed esteriore. Protesi corporea, che emerge metallica, oltre la carne, per aprire la propria personalissima sotie estatico/estetica al cinema contemporaneo. Il prologo del viaggio all'inferno? Squarcio strappa una parete e trasporta la visione in una sala cinematografica immersa nel buio. Spettatori inebetiti, imbalsamati, intorpiditi di fronte lo schermo proiettante.
Alano nero passeggia per il corridoio principale. Unico essere in movimento. Osserva voltandosi su ogni lato. Il regista-cane, solo come un cane. Solitudine artistica non riesce ad entrare in contatto con chi 'guarda', pur muovendosi. Si addentra in sala alla ricerca 'del suo posto', trova l'impermeabile ed algida rigidità dei corpi sazi, dalle passioni assuefatte. Da questo momento, le sequenze snocciolate, sono emblema di quella solitudine, che si fa, ancora rigenerata, estro creativo e si oppone, come forza dell'espressione artistica, come arte della non arte, all'immobilità inespressiva. Episodi si sciolgono lungo il percorso delle immagini. Ognuno vive di luce propria e si forma e disintegra, continuamente, nella rielaborazione di un concetto non delineato. Nove ruoli, nove vite come quelle di un gatto. Così Denis Lavant – monsieur Oscar, alter ego per eccellenza, della perdizione artistica di Carax – si dipana tra i personaggi che interpreta, senza tregua. Curva la schiena, si rialza, cade, ansima, mangia, rimprovera, uccide, muore, ama. Le vite rappresentate scorrono lungo le strade di Parigi. Mutano forma nel buio alcovico di una limousine per riemergere nuove alla luce del sole o dei lampioni di una città, apparentemente morbida. Se le maschere prendono liquidamente forma, nella trasgressione estrema degli atti messi in scena, così Parigi e l'auto, sono contenitori mutevoli ed, al contempo, spettatori silenti di quella perenne trasformazione; accolgono e contengono, al contempo sono accolte e contenute nella deflagrazione dell'immagine filmica. Lavant, la città, la limousine. Privi di sostanza reale e specifica. Diventano oggetti non oggetti. Soggetti non inquadrabili.
Cosa vuole significare la trasmutazione dei ruoli in questo set mobile?
La potenza dell'immagine rompe lo schermo invadendo la sala in attesa, come uno tsunami. Inarrestabile attraversa i corpi e le menti degli astanti. Il corpo spettatoriale preso d'assalto, come unico blocco, dalla 'ferocia' della pellicola, non può che esserne travolto, rimanendo estasiato e simultaneamente sconvolto. Lo sviluppo del film oppone all'immagine della sala apatica, in esso descritta, un evidente movimento partecipativo degli spettatori reali che guardano la pellicola. Lasciarsi andare totalmente. Nessun grado intermedio può permettersi di cercare astruse identificazione di sorta per Holy motors. Anche il critico deve abbandonarsi alla visione, cedendo in questo modo a quella parte di sé istintiva, percettiva ed intuitiva per eccellenza, senza frapporre filtri coscienti di alcun tipo.
Regia: Leos Carax
Ineterpreti: Denis Lavanti, Michel Picoli, Eva Mendes, Kylie Minogue, Leos Carax
Origine: Francia, 2012
Distribuzione: n.d.
Durata: 115'