Rendez-Vous – RISORSE UMANE, di Laurent Cantet

 

 Una decina d’anni prima di incantare il festival di Cannes – dove vinse la palma d’oro – e mezzo mondo con La classe, Laurent Cantet scelse di entrare in fabbrica per girare il suo primo lungometraggio. Lontano dallo star system e ben coadiuvato da attori non professionisti

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 Risorse umane è il récit, in cadenze di cinéma-verité, di una giovane mente che prende coscienza di sé e del proprio microcosmo. Conflitti di classe, prevaricazioni e (speranza di) riscatto  allontanano Frank dalla prospettiva di una solida professione, nella stessa azienda che ha accolto intere generazioni della sua famiglia, minacciata come altre dallo spettro del licenziamento. E lui, neolaureato figlio di operaio e pronto alla carriera manageriale, sceglierà invece di scendere in strada proprio accanto alle frange sindacali che tanto erano ostili, a lui ad alla sua immagine di servitore del potere, sullo sfondo delle lotte per le 35 ore settimanali.

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 Cantet fa cinema sociale, còlto attraverso il realismo scabro di una cinepresa simil-documentaristica, e lo fa peccando d’ingenuità. Certo è apprezzabile la sua volontà di puntare al cuore della vicenda, evitando orpelli estetici e contenutistici, così come la smitizzazione della figura genitoriale nel momento in cui si mostra eccessivamente incerta nello schierarsi “dalla parte giusta”. Ed  è proprio qui il suo maggior difetto: uno sviluppo drammatico fin troppo calcolato, nella sua esibita dialettica servo-padrone, trascura l’urgenza di farsi autentica narrazione di una crescita interiore, virando verso il didattico e il dimostrativo. Ottimi tutti gli attori, non professionisti (con l’eccezione di Jalil Lespert,che aveva debuttato nel 1995 in Jeux de plage sempre diretto da Cantet) e quanto mai persuasivi.

 

Titolo originale: Ressources  Humaines

Regia:  Laurent Cantet

Interpreti:  Jalil Lespert, Jean-Claude Vallod, Chantal Barré, Michel Begnez

Durata: 128’

Origine: Francia, 1999

 

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