#RomaFF11 – The World of Gilbert & George, di Gilbert & George

Presentato il film del 1981 del duo artistico, sopra le righe, provocatorio ed evocativo, ancora lontano dall’aggressività visiva delle creazioni successive ma già efficace nel suo messaggio

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La bellezza è la mia arte”: con queste parole inizia il film scritto, diretto e interpretato dal duo di artisti contemporanei Gilbert & George. Una bellezza che tuttavia non è riscontrabile nei canoni classici, ma va cercata nel reale, lì dove la vita pulsa e puzza: la vita è l’arte, un’arte vivente che spesso è contraddizione tra la contemplazione estetica e ascetica, e i più “bassi” impulsi. The World of Gilbert & George nasce nel 1981 dall’esigenza dei due artisti di staccarsi dal panorama concettuale e minimal del periodo, ricercando la verità di un’arte per tutti (Art For All, il loro motto), di tutti. Ed è così che irrompono sulla scena, sulla tela (uno sfondo o un muro bianco), ragazzini e ragazzi di strada, che si raccontano davanti alla telecamera, o si trasfigurano in piante al suono di una lettura enciclopedica. A scandire le carrellate visive, il quartiere londinese dell’East End, con le immagini desolate delle strade deserte, i palazzi e la puntuta cattedrale neogotica che domina la zona, gli interni di un appartamento che raccorda il pieno e il vuoto speculari tra forma e sostanza. Concetto, quest’ultimo, ripreso dall’alternarsi di altre impressioni visive, come negli sfondi neri e bianchi, o nelle scomposte pose di operai ubriachi e iper-composte (e composite) pose di damerini borghesi (“interpretati” dagli stessi artisti). Un gioco di rimandi e di contrasti, come la sequenza che ricorda Il Mangiatore di fagioli di Carracci, in totale antitesi rispetto alla vacuità del pasto dei due borghesi Gilbert & George – soggetti/oggetti della propria arte, “sculture viventi” (come essi stessi si definirono all’inizio del sodalizio artistico)-.

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the world of gilbert & georgeL’arte non è un concetto astratto, né una raffigurazione di nature morte: l’arte vera, quella insita nel mondo, ha una natura viva e in continua trasformazione, che accomuna tutte le specie e generi e rende interdipendenti Uomo e Natura. 
Tutta l’energia visiva dell’immagine-movimento, la tensione plastica dei corpi, l’eccedenza quasi grottesca dei movimenti speculari, il gioco di simmetrie/asimmetrie che ricordano la commedia dell’arte (Gilbert e George sono un corpo unico), vengono traghettati da uno stile registico polifonico di corrispondenze, contrasti visivi, giustapposizioni, movimento/staticità
The World of Gilbert & George, che all’epoca in cui uscì raccolse scarso successo ma poi ispirò tutta una generazione di nuovi artisti, opera persa e infine ritrovata e restaurata in collaborazione tra la Cineteca Nazionale e Milestone Film, è un film sopra le righe, provocatorio ed evocativo, ancora lontano dall’aggressività visiva delle creazioni successive ma già efficace nel suo messaggio. Un messaggio ancora attuale, che guarda con estasi bucolica alla vita che brulica nella Londra verace della miseria, si fa sberleffi dello snobismo culturale, della frivolezza del patriottismo simbolo di militarismo e “civilizzazione” colonizzante – la stessa che taglia i fiori, per farne decorazione da mettere insieme a tutta l’arte morta e ormai ridotta in futile soprammobile -. Se questa è la direzione che sta prendendo il mondo… sarà forse che “Questa è la (nostra) fine”?

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