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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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THE OTHER SIDE OF GENIUS. IL CINEMA DI ORSON WELLES – LA MONOGRAFIA

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Svestiti i panni di produttore di successo, Peter Chiarelli indossa per la prima volta quelli di sceneggiatore, e gli calzano a pennello. La sua è una commedia sofisticata, fatta di dialoghi serrati, rapporti conflittuali e ambientazione upper class che riverberano la vecchia screwball comedy, arricchendola di situazioni attuali come il rovesciamento dei ruoli uomo/donna, o il dispotismo sul posto di lavoro. L'aneddoto che si cela dietro l'esordio alla sceneggiatura del produttore di Eagle Eye, talmente motivato da presentare il progetto sotto falsa identità per evitare che fosse il suo nome a decretarne il successo, rievoca in un certo senso la devozione totale di Andrew (Ryan Reynolds) al proprio lavoro, che, pur di conservare il posto, accetta sotto ricatto di sposare il suo capo (Sandra Bullock). Ma, per quanto seppellita da rivalità sotterranee ed incomprensioni, l'intesa tra i due workaholic si fa come da copione sempre più evidente, complice un weekend forzato in mezzo alla natura incontaminata dell’Alaska. Azzeccatissima la coppia Bullock-Reynolds, la cui chimica ricorda quella più acerba del duo Diaz-Kutcher di Notte brava a Las Vegas. Giocato più sull’intesa cerebrale che sulla tensione sessuale, anche stavolta lo scarto d'età copre un ruolo fondamentale, fornendo lo spunto per un altalenante gioco di potere all'interno della coppia che, inizialmente dominata dalla rigida autorità della Bullock, vede Reynolds riacquistare pian piano il suo ruolo di maschio dominante. Dando vita a personaggi solo in apparenza stereotipati, Chiarelli dona loro una complessità a tutto tondo che si svela lentamente, aumentando le potenzialità di una storia simile a mille altre. Per stupirci, ancora una volta, della combinazione infinita di incastri con cui la romatic comedy riesce a reinventare se stessa: identica ma sempre diversa, in barba al più banale happy end.