Ricordi e Bugie, di Jim Carrey e Dana Vachon

Una riflessione esistenziale feroce, satirica e surrealista di Jim Carrey sulla sua vita e il mondo, in chiave di finta autobiografia narrata in terza persona in cui “niente è reale e tutto è vero”

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Quando si inizia a leggere di come Charlie Kaufman si sia presentato nel cuore della notte a villa Carrey per raccontare dei mostri che lo perseguitavano e dei quadri nazisti scovati nelle case hollywoodiane durante i suoi giri da ospite invadente, diventa arduo levare lo sguardo da quest’autobiografia fittizia particolarissima raccontata da Jim Carrey; soprattutto quando ci si immerge in quei racconti sporadici di vita Hollywoodiana che proprio non ci si sarebbe aspettati, come quando Kaufman seguì il consiglio del suo terapeuta secondo cui viaggiare avrebbe potuto aiutarlo a liberarsi dai suoi sogni inquietanti e fece da giurato alla Biennale di Shangai insieme a Taylor Swift e Jeff Koons, viaggio tuttavia conclusosi in modo inquietante quando si ritrovò a calpestare resti umani giunti in superficie da una fossa comune dei tempi della Grande Carestia cinese, quando “Il Grande Balzo in Avanti di Mao” portò alla morte per fame di quaranta milioni di persone. Storia che lo spinse a volerci fare un film, sentendosi “chiamare” da quei cadaveri, smaniosi di essere ricordati; e come protagonista di questa storia, probabilmente orrorifica, in cui immaginava Mao ritornare come fantasma affamato che si rifiuta di morire, non immaginava altri che Jim Carrey per interpretarlo – Carrey che era appena stato ripudiato dal suo pubblico e dalla stessa industria cinematografica per aver osato interpretare un omosessuale in una scena esplicita, e che sarebbe stato senz’altro impalato a Hollywood se avesse anche solo pensato di interpretare un cinese.

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Ma Kaufman voleva a tutti i costi il suo “Mao dignitoso, in stile Daniel Day-Lewis”, ottenendo un effetto comico-grottesco; e per arrivarci serviva un attore tormentato, unico nel suo genere: per l’appunto, Jim Carrey. “Una star che, temendo il proprio collasso, esplora gli stessi appetiti oscuri che guidarono Mao: il desiderio di essere venerato per sempre, di fuggire alla mortalità comandando la storia”.

“E come comincia?” chiese Carrey, vedendo il trattamento stropicciato scritto da Kaufman. “Con la fame. Una lunga carrellata, in digitale, che si leva sopra pile svettanti di contadini che muoiono di fame.(…).” Ma è quando Carrey, Kaufman e Anthony Hopkins si ritrovano insieme sul un letto matrimoniale a bere vino e vedere sei ore di filmati sull’indottrinamento della figura di Mao, discutendo sul perché di tutta quella sofferenza, che davvero non si può più fare a meno di leggere.

Se Mi Lasci Ti Cancello (2004)

Uscita il 25 febbraio di quest’anno presso La Nave di Teseo, Ricordi e Bugie non è una vera autobiografia, ma neanche finzione; narra, attraverso una miscela di entrambe le facciate, un racconto in cui «niente è reale e tutto è vero», come ha osservato lo stesso Carrey. Vede la luce dopo otto anni di lavorazione – alla fine composta da conversazioni tra l’attore 59enne e lo scrittore e giornalista di Brooklyn. Il libro, il cui titolo originale è Memoirs and Misinformation, non è altro che un falso memoriale che usa le sue ‘memorie’ per creare una sorta di distopia della sua vita.

“Un romanzo hollywoodiano quasi autobiografico” recita la copertina del libro, in modo da preparare il lettore a un mondo in cui si è incapaci distinguere tra realtà e finzione, sincerità e menzogne, sogni e ricordi; incipit che già ricorda il cinema di Gondry e Kaufman, in particolare un film cult in cui Carrey è protagonista: Se Mi Lasci ti Cancello. Siamo nell’epoca delle “storie quasi vere” e delle “storie in gran parte accadute” – avvertimenti usati sia nel grande che nel piccolo schermo – tra il biografico e la fabula, tra la finzione romanzata e la verità più cruda, col pretesto unico di raccontare la realtà – quella vera – ma indorando la pillola, in modo più satirico che documentaristico, più ironico che drammatico, essendo il reale la parte più agghiacciante. Una maniera di narrare che appartiene senz’altro all’epoca moderna, profondamente attuale ma anche pungente, in opposizione al politically correct odierno, e al tempo stesso quel qualcosa che esce dagli schemi – proprio come ha sempre fatto lo stesso Jim Carrey, che, come nei suoi ruoli da protagonista, riesce sempre a far funzionare i controsensi, i paradossi e un’assurdità insensata.

Il racconto parla con dolore, quand’anche celato, di un’identità unica, originale e insostituibile, sempre postasi come figura estranea all’industria cinematografica hollywoodiana pur facendone irrimediabilmente parte. Un attore che si reputa insostituibile. River Phoenix è stato sostituito da Leonardo di Caprio; Lindsay Lohan da Emma Stone; ma nessuno ha sostituito Jim Carrey. Solo alcuni esempi in un libro fatto di nomi, soprattutto famosi, che cita molte figure celebri di Hollywood anche attraverso alter ego, senza remora, nascondendoli col “e se fosse finto?”. Perché nonostante gli alieni, l’apocalisse e quei modi stravaganti e surrealisti, ci si sente tanto immersi in quest’intimità da mettere in dubbio il “se fosse falso” e non il “se fosse vero”. Non siamo tanto abituati a scoprire certe verità anche sulla star più amata – tranne forse su Nicolas Cage, di cui è stato detto di tutto! – ma siamo almeno un po’ preparati alle stravaganze dei mondi che brillano e a dubitare di quelle luci. Si crea dunque questo rapporto lettore-narrazione che riesce a superare e scindere la finzione vera, il surrealismo fantascientifico, e a tenere per vero tutto ciò che può essere possibile. Un modo intelligente per Carrey di fare nomi e cognomi di esilaranti caricature delle star, e di passarla liscia!

Bugiardo Bugiardo (1997)

Una riflessione esistenziale che affonda sostanzialmente il dolore in quell’unicità che non è mai stata ‘premiata con l’Oscar’, capita nel profondo, e apprezzata. Si ride, anche se spesso sono risate amare. Il suo personaggio è un attore di fama mondiale, ricco, privilegiato, pieno di amici celebri, ma al tempo stesso è terribilmente solo. L’apice della sua carriera è passato, nonostante sia solo un 59enne, e questo è ciò che rimane di lui. Ma Jim Carrey parla di sé come fosse un personaggio a parte, distante dalla sua persona; una sorta di alter ego con cui riesce a guardarsi da fuori, proprio come farebbe Kaufman in una sua sceneggiatura.

Anche in Se Mi Lasci ti Cancello i ricordi venivano reinventati, e così ha fatto in questo libro; nella sua carriera Carrey ha interpretato personaggi che vivono di ricordi alterati e bugie, riportando indietro la mente a Bugiardo Bugiardo e i finti ricordi creati per lui in The Truman Show. Non si può dire che l’attore non abbia preso ispirazione da quelle brillanti sceneggiature e dalla sua stessa esperienza; d’altronde, se poteva interpretare quelle parti è proprio perché lui stesso, soffrendo anche di depressione, andava avanti vivendo in due mondi difficilmente distinguibili. Tanto é vero che si parla spesso se sia meglio intendere la vita “come un flashback sdolcinato” – per Kaufman sicuramente è così – o arrendersi a “una favola che la gente si racconta per sfuggire al senso di colpa mentre capitalizza a scapito dell’infelicità altrui!

Ricordi e Bugie è un viaggio surreale; per quanto il prologo avverta il lettore, una volta dentro è inizialmente arduo ambientarsi e trovare la strada giusta, poiché si entra in pagine che è come se fossero state scritte da più parti di Carrey, da più personalità, che cercano di mettere in luce tutte le sfumature buone e cattive di sé. Denuncia il “fuori”, come la macchina di soldi Hollywoodiana, dove se si decide di interpretare un ruolo omosessuale (come in Colpo di fulmine – Il mago della truffa, 2009) deve sentirsi dire dai manager “così generi confusione” e che per rimediare e riportare equilibrio avrebbe dovuto partecipare anche a un film per famiglie così da “riaffermare il brand”.

E ancora racconta del mondo dei like sui social, e si concentra molto sull’America pre-Trumpiana, ma comunque attuale, in cui tutto serve solo a distrarre la gente dagli “ingranaggi distruttivi di una macchina capitalista che non ha altri ideali a parte l’avidità e la violenza (…), in cui un cittadino americano mai potrà essere libero, perché quella in cui vive è una terra di recinzioni invisibili”. Ma parla anche del mondo “interno”, denunciando sé stesso per aver preso parte a tutto questo. Uno scenario surreale ma allo stesso tempo fatto di realtà, in cui trapela un Jim provato, annoiato e non più in forma, mentre trascorre le giornate abbuffandosi di serie tv e documentari e a pubblicare post satirici su Twitter.

The Truman Show (1998)

Tutto inizia con lui che si innamora della sua collega Georgie, in cui vedrà l’anima gemella che lo aiuterà a dimenticare il più grande amore della sua vita, Renée Zellweger. Uno sguardo rivelatore, con una narrazione in terza persona, sulle sue molteplici personalità, in un’autoironia divertente che però impiega poco a tradursi in sarcasmo senza scrupoli. Ricordi e Bugie è un ritratto grottesco della società hollywoodiana, fatta di maschere e falsità, di celebrità terrorizzate all’idea di decadere ed essere dimenticate, cercando sempre di tenersi giovani. Si ritorna così al tema dell’identità di quanto venga sacrificata per sottostare a dei sistemi che, in un certo senso, sono dittatoriali; precisamente i sistemi a cui Jim si sottrae.

“Era una grande star, avrebbero detto. Un dio del box office di quelli che non ne fanno più.” Un Jim Carrey che è vivo e non è ancora morto. Tormentato da qualcosa che non si può vedere e non si può sentire, che può essere solo narrata così che possa non essere dimenticata(o). Una voglia di apprezzamento che risalta anche quando cita dell’invidia che avrebbe Tommy Lee Jones se lui vincesse l’Oscar “che sul set di Batman Forever non aveva mai riconosciuto il suo talento e lo continuava a chiamare pagliaccio.” Tant’è vero che l’attore non si trattiene dal citar Anthony Hopkins come il primo dei grandi maestri di Hollywood che ha supportato il suo talento drammatico, scrivendogli che per lui “Scemo & più scemo era un’impavida esplorazione delle brutalità di classe e del miracolo dell’amicizia”. Il difetto? È che quando finisce, rimane un pensiero ben florido in testa: voler vedere veramente Carrey interpretare Mao Tse-tung, diretto da Kaufman – anzi, “lo spirito di Mao che c’è dentro un tizio bianco”.

Titolo originale: Memoirs and Misinformation
Autore: Jim Carrey,
Dana Vachon
Editore: La Nave di Teseo
Pagine: 320
Uscita: 2021
Prezzo: 19,00

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