Ride, di Jacopo Rondinelli

Girato con diverse go pro, Ride potrebbe essere un uragano destinato a capovolgere tutto. Oppure il Kansas definitivo, che ancora non conosciamo bene ma che prima o poi ci farà sentire a casa

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“Non siamo più nel Kansas“. Prima d’iniziare una gara downhill in mezzo alle Dolomiti con un premio di 250.000 euro, i riders acrobatici e celebri youtubers Max (Lorenzo Richelmy) e Kyle (Ludovic Hughes) condividono una battuta cinematografica e si guardano in faccia spensierati, pronti a giocare. Più che la realtà che lasciano alle spalle – per proseguire in una sorta di limbo tra mondo reale e virtuale – per loro “Kansas” vuol dire l’illusione di una terra promessa, il posto dove arriveranno dopo la tormenta, quando l’uragano si sarà portato via tutto ciò che vogliono fare sparire. Una volta oltrepassata la soglia, vincere diventa l’unica via d’uscita, anche se dovranno spingersi oltre il loro limite fisico, psicologico e virtuale, seguendo un corsa estrema per la propria sopravvivenza.

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Ridefilm d’esordio di Jacopo Rondinelli e nato dalla mente di Fabio Guaglione e Fabio ResinaroFabio& Fabio – arriva proprio come un uragano, frenetico, instancabile e anche sfiancante, a sconvolgere il Kansas, l’happy place del cinema, a rovesciare un’altra volta i confini conosciuti e conquistati. Primo thriller girato interamente con go pro – più di venti camere operative simultaneamente – con immagini riprese in stile found footage e seguendo anche le regole e l’estetica dei videogiochi, in Ride gli attori raggiungono un altro livello di corporeità cinematografica e di consapevolezza interpretativa, recitando su una bici in costante movimento e portando tre camere addosso – una sul petto, una sul casco e una dietro le spalle. Mentre aumentano la velocità e ripiegano il loro corpo organico, diventano allo stesso immagine fissa e punto di vista, videogioco in soggettiva e giocatore, concorrenti, vittime e carnefici, la narrazione si costruisce in costante frammentazione, proprio come una corsa contro il tempo dove è impossibile fermarsi e rimanere nello stesso fotogramma. Dove – come in una sorta di Rashomon 2.0 – coesistono infiniti punti di vista sulla stessa realtà, che hanno il potere dell’immagine come strumento di lotta, come arma di difesa per testimoniare la propria verità. 

Dove accade l’incontro tra Cinema e youtube, tra finzione e home movie artigianale,

tra arte e video sportivo? Siamo già arrivati alla coalizione finale, al punto di non ritorno? Come se si trattasse anche di una corsa estrema per la sopravvivenza, di una garra  girata con un action cam, di due forze della natura che si canalizzano in diverse arterie finche arrivano allo sbocco definitivo, il Cinema e Youtube coabitano nello stesso immaginario ma corrono su vie parallele, prendendo vita uno dall’altro, sviluppandosi in uno spazio-tempo condiviso ma evitando lo scontro definitivo che potrebbe cancellare uno o l’altro. Come spazio autogestito di accesso gratuito e collettivo, Youtube è diventata la via alternativa di creazione, un’altra possibilità di essere supereroe su uno schermo, scegliendo le prove, le lotte e il superpotere che si vuole  dimostrare che sempre si troverà un pubblico disposto ad applaudire.

Sembra che Ride, nella sua ambizione quasi eccessiva e spinto dalla volontà di non lasciare nulla al di fuori – mettendo insieme il modus operandi di un fan video, di un filmino familiare, con la dinamica proposta in Battle Royal, l’immaginario dei cartoni animati degli anni 70 come Hurricane Polymar e Kyashan, i colori dei supereroi della Marvel, la figura del Dark Rider e i referenti degli action movies degli anni 80 – volesse canalizzare questo incontro inevitabile, dove il confine tra spettatori e protagonisti, tra visione e interazione, comincia lentamente a sparire.

La corsa proposta da Ride risulta coraggiosa, visionaria e vincente, in quanto riconosce queste pretese, quando non prova a nasconderle ma a dichiarare la sua volontà, riconoscendo allo stesso tempo la propria condizione di esperimento, di gioco, di scommessa, di salto al buio. La cosiddetta Black Babylon, quella dimensione dove rimangono intrappolati e sospesi sia i personaggi che gli spettatori, trova la sua forza quando si rende uno spazio aperto che offre infinite possibilità di visione e anche un nuovo modo di entrare a far parte della dimensione cinematografica. Forse un uragano destinato a devastare e capovolgere tutto. Forse il Kansas definitivo, che ancora non conosciamo bene ma che prima o poi ci farà sentire a casa.

Regia: Jacopo Rondinelli
Interpreti: Lorenzo Richelmy, Ludovic Hughes, Simone Labarga, Matt Rippy
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 102′
Origine: Italia, 2018

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