RIFF 2019 – The World According to Amazon, di Thomas Lafarge e Adrien Pinon

Un mediometraggio incentrato sul colosso globale delle consegne a domicilio. Tra automazione ed orari di lavoro estenuanti, la critica al sistema neo-liberista non è abbastanza pungente

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«Lavorare come macchine, controllati da macchine». Forse è questa la frase più significativa in The World According to Amazon, mediometraggio realizzato da Thomas Lafarge e Adrien Pinon e presentato al Roma Independent Film Festival. Proprio nei giorni in cui viene aggiornata la classifica dei Paperoni di tutto il mondo e Bill Gates torna di nuovo in cima scavalcando Jeff Bezos.
A pronunciare quella frase, che potrebbe diventare un vero e proprio aforisma, è una donna che con il sistema di smistamento pacchi ideato dal magnate americano ci ha dovuto fare i conti per parecchio.
Ed è un lemma che sintetizza forse la parte migliore di The World According to Amazon, cioè quella ambientata in una Seattle in cui l’utopia no-global dei primi anni Zero sembra essersi scontrata con una realtà ben più cruda, in cui la disparità sociale la tocchi con mano.
Da una parte il Day 1, grattacielo voluto da Bezos in cui è ospitato un prototipo di Amazon Go, dall’altra le tende dei numerosissimi senzatetto costretti a vivere per strada. 

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In molti, negli anni successivi, sintetizzarono le idee del «popolo di Seattle» con un altro aforisma, attribuito stavolta al biologo scozzese Patrick Geddes: «pensa globale, agisci locale».
Idea che, ironia della sorte, è diventata una prerogativa essenziale del local marketing futuro. E che descrive al meglio proprio lo statement di Amazon nel mondo. 

Quella parte di film allora funziona meglio proprio perché centra il tema più spinoso, da quando il marketplace più conosciuto si è imposto sul mercato, ovvero la questione sindacale. Problema urgente, che a dire il vero interessa tutte le delivery companies, dai corrieri (e al riguardo si segnala Sorry We Missed You di Loach) ai fattorini dei servizi food.
Tolta quella parte però, il documentario di Lafarge e Pinon resta decisamente epidermico.
Lo scontro tra il colosso e l’Unione Europea in materia di tassazione del fatturato resta infatti un momento lanciato lì, senza entrare troppo nel merito delle posizioni. 

Omissioni che riguardano anche il cambio di paradigma avvenuto con l’avvento di internet e dei marketplace. Certo, la web economy ha in un primo momento messo in difficoltà le piccole realtà imprenditoriali, ma è altrettanto vero che oggi, grazie a degli store online tipo Amazon, è possibile raggiungere la propria clientela in ogni parte del mondo e con un’accuratezza impensabile un decennio fa.
Allora sarebbe stato più calzante affrontare il problema alla radice, rimettendo ad esempio in discussione il sistema economico neo-liberista, di cui Amazon è conseguenza, non certo la causa. In questo modo invece si è proceduto ad indagare gli effetti del capitalismo sulla società limitandosi soltanto alla momentanea efficacia degli aforismi. Altra vera piaga di questo mondo 2.0…

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