"Ritorno al Futuro", di Robert Zemeckis
Finalmente Ritorno al futuro – il fenomeno dell'estate americana – arriva anche in Italia. Robert Zemeckis rilegge gli anni cinquanta senza cedere al mito degli Happy Days, costruisce un'avvincente sceneggiatura in cui ogni anticipazione sul progresso in cui stiamo già vivendo è una risata garantita, ammicca a Frank Capra e mette a contatto le distorsioni del presente con le presunte virtù del passato. La sua speranza è che un ragazzo del futuro sia già tra noi, pronto a cambiare involontariamente i degradati anni ottanta. In occasione del ritorno in sala del film, ripubblichiamo la recensione apparsa il 27 ottobre 1985
La generazione della New Hollywood ha sempre sentito una necessità comune: rivivere la propria infanzia e la propria adolescenza. Nel farlo, ha continuamente affrontato quel momento fatidico in cui gli americani cenavano davanti alla televisione per vedere Honeymooners con Jackie Gleason (“L'ho già visto in una… cassetta… Un giorno saprai cos'è…”) e la voce di Walter Cronkite che aggiornava il drammatico bollettino di guerra era ancora lontana: la si sarebbe potuta profetizzare, ma non ancora immaginare. Un serial che imperversa da anni sui nostri schermi li chiama Happy Days e ha come protagonista una tranquilla famiglia borghese di Milwaukee che vive in quegli anni aurei: non è un caso che abbia un tale successo proprio in un momento in cui l'inquilino della Casa Bianca è Ronald Reagan (“Ronald Reagan? L'attore? Suppongo che Marilyn Monroe sia la First Lady!”), un uomo che quegli anni li ha vissuti dalla prospettiva isolata del cinema. I motivi della sua recente e trionfale rielezione si trovano nello stesso sogno di un ritorno a questa visione splendida e vincente degli Stati Uniti, prima che il Vietnam scalfisse l'imbattibilità non solo del suo esercito, ma anche del suo modello di vita. Adesso ci arriva anche un nome nuovo come Robert Zemeckis: il figlioccio di Steven Spielberg si è fatto notare con Alla ricerca della pietra verde e aveva debuttato proprio con I Want to Hold Your Hand, che era già un salto nel passato al giorno in cui i Beatles si esibirono per la prima volta allo show di Ed Sullivan. Chissà se Reagan incapperà nello stesso equivoco in cui è caduto con Born in the USA, l'ultimo LP di Bruce Springsteen, che è stato scambiato ed elogiato come un inno patriottico. Il 1955 di Ritorno al futuro non è esattamente un'apologia di quel periodo: il merito principale del regista è stato quello di stabilire un collegamento diretto tra il passato e il presente, tra i due momenti in cui si svolge la meravigliosa sceneggiatura di Bob Gale. Forse perchè erano ancora troppo piccoli per ricordarsene, sono riusciti a superare la suggestione emotiva della memoria e a costruire uno script infallibile, in cui sono riusciti a sfruttare ogni equivoco culturale che gli sia venuto in mente. Le anticipazioni che si lascia scappare Marty McFly sulla vita e i costumi del 1985 spesso spaventano i suoi coetanei delle nuove villette suburbane: per loro è già uno shock ascoltare per la prima volta Johnny B. Goode di Chuck Berry, figuriamoci assistere ad una sua versione heavy metal… Per il pubblico, ogni riuscitissima gag sull'imprevedibilità del futuro è una risata garantita: Ritorno al futuro è stato il più grande successo dell'estate americana, capace di incassare duecento milioni di dollari, di restare in testa alla classifica per dodici settimane e di vincere la sfida con Rambo II.. Tuttavia, il film di Zemeckis non è solo un devertissement sulla tecnologia e sui rapidi cambiamenti della società: la necessità di tornare a casa non è penalizzata solo dalla mancanza degli strumenti tecnici, ma

Titolo originale: Back to the Future
Regia: Robert Zemeckis
Interpreti: Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Lea Thompson, Crispin Glover, Thomas F. Wilson
Distribuzione: Universal
Durata: 116'
Origine: USA, 1985