Ritorno al Marigold Hotel, di John Madden

Nel ritornare al Marigold l’ansia da prestazione, da primo amore, da quello maturo e dall’ultimo prima del trapasso generano un disagio di fondo, allietato solo dalla salace ironia di Maggie Smith.

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Ritorno. Ecco verrebbe da chiedere al regista John Madden: perché mai tornare una seconda volta nella colonia posticciamente “Exotic” dedicata alla terza età del Marigold hotel? Con questo dubbio ci si accinge ad indossare la lente d’ingrandimento per scovare nel sequel sceneggiato dall’Ol Parker di Now is Good (e dell’ante Marigold) un anelito che scompigli la pettinatissima messa in scena del primo capitolo uscito tre anni fa. Certo, il giubilo di ritrovare la Hall of fame del cinema britannico degli ultimi cinquant’anni è innegabile, ma anche il più entusiasta degli spettatori si accorgerà presto che la rimpatriata offre ben pochi momenti epifanici. Come una festa al grande hotel dove si servono salatini insipidi e bibite sgasate.

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Immergendosi nell’overture da road movie troviamo, in quel degli States, un eccitatissimo Sonny (Dev Patel) alla guida di una decappottabile, affiancato dalla co-proprietaria del Marigold Muriel Donnelly (Maggie Smith), a caccia di finanziamenti per sostanziare le mature mire espansionistiche della propria attività. Quella di scongiurare la vecchiaia di canuti borgesi occidentali che imparano un mestiere e a far l’amore, abbracciati dai colori di Jaipur.

Dopo la spassosa lezioncina dell’incantevole Muriel impartita agli Yankee su come va servito correttamente il tè, il grattacapo che distoglierà il giovane Sonny dai fastosi preparativi per il matrimonio con la raggiante Sunaina (Tena Desae) sarà l’arrivo dell’ospite atteso: un ispettore di ferro pronto a valutare la gestione dell’albergo. E così l’ansia da prestazione, l’ansia da primo amore, da quello maturo e dall’ultimo prima del trapasso generano un grande disagio di fondo, allietato solo dalla salace ironia interpretativa della lucidissima Maggie Smith, che sembra l’unica a voler intrattenere un sereno dialogo con la morte.

Prendendo costantemente e altrettanto amorevolmente per i fondelli il gruppo di amici fermi al parco giochi subito prima dell’Aldilà, Maggie/Muriel è timone, polena e timoniere che devia, raddrizza e impreziosisce questa barca condannata all’arenamento da una regia stanca e priva di spunti. Non c’è corsa sui tuk-tuk o sulle moto (Ned svegliati!), impeti di gelosia, incursioni da club delle prime mogli (Penelope Wilton), romanticismo barbugliante (Bill Nighy/Judi Dench), o sguardi di Richard sornione Gere che reggano. No, neanche la folgorante e stonata coreografia bollywoodiana sul finale, durante la quale quasi viene voglia di veder irrompere il Chori Chori di Jimi Guru Mistry, riesce ad agevolare la fibrillazione. Schivata la morte naturale, sopraggiunge quella per inedia. Con indosso uno splendido Sari.

 


Titolo originale: The Second Best Exotic Hotel

Regia: John Madden
Interpreti: Judi Dench, Maggie Smith, Bill Nighy, Dev Patel, Celia Imrie, Penelope Wilton, Ronald Pickup, Tena Desae, Diana Hardcastle, Lillete Dubey, Tamsin Greig, Shazad Latif, David Strathairn, Richard Gere
Origine: Usa, 2015
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 122’

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