Ritratto di regina, di Fabrizio Ferri

Un documentario che indaga sulla forza inconica di Elisabetta II e medita sulla fotografia come dispositivo biografico. Interessante ma un po’ intimidito. In sala da oggi al 23

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Fare una fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere.
(Henri Cartier-Bresson)

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Il ritratto fotografico della Regina Elisabetta II nell’arco di 70 anni. Da una parte il libro omonimo (Mondadori) di Paola Calvetti come sceneggiatura. Dall’altra la regia del famoso fotografo Fabrizio Ferri che lega insieme considerazioni sull’arte della fotografia, interviste a gente comune, a esperti come Emma Blau (curatrice dell’archivio fotografico Camera Press) e Pierpaolo Piccioli (direttore creativo della casa di moda Valentino), a vip come Isabella Rossellini e Susan Sarandon.

Elisabetta II non ha mai rilasciato interviste ed è stata sempre poco disposta a dichiarazioni pubbliche. Ma nella società dello spettacolo l’immagine è tutto e le foto nel corso del tempo hanno fissato un’icona che ha progressivamente colonizzato l’immaginario collettivo. Nell’ultimo ventennio, attraverso internet e i mass media, il suo personaggio ha moltiplicato il potere comunicativo. Proprio attraverso la serializzazione iconica la Regina Elisabetta è diventata un simbolo di continuità e tradizione, inducendo trasversalmente sentimenti di fiducia, rispetto e soggezione. Se il bravo fotografo è colui che riesce a catturare l’anima del soggetto rappresentato approfittando di una brevissima finestra di opportunità, è anche vero che davanti a una figura così maestosa lo stesso ritrattista ne risulta intimidito.

Dalla voce narrante di Charles Dance attraversiamo dal 1953 ai giorni nostri tutti i grandi professionisti dell’arte fotografica che si sono impegnati a ritrarre la Regina. Al momento dell’incoronazione il primo è stato Cecil Beaton mentre altri grandi fotografi come Robert Capa ed Henri Cartier-Bresson si concentravano a ritrarre i riflessi di quell’evento sulla folla festante. Dalla fotografia degli anni ’50 che tende a rappresentare il soggetto come un divo del cinema con evidenti richiami alla moda del tempo, si passa a una metodologia negli anni 60 più vicina al reportage giornalistico.

Con il passare dei decenni sarà sempre più difficile ritrarre la regina in un modo diverso dalle rappresentazioni precedenti e molti fotografi subiranno la difficoltà nel dovere realizzare lo scatto perfetto. La regina non sorride a comando, né gradisce domande durante le pose; sta alla bravura del fotografo cogliere il momento esatto in cui la luce rivela parzialmente il momento di verità. Tra gli aneddoti più gustosi l’imbarazzo di Sterling Henry Nahum che chiede invano un sorriso, le richieste di pose non formali di John Swannell, le foto più intime per Yousuf  Karsh, quelle immerse nel paesaggio scozzese di Julian Calder, quelle di Antony Armstrong Jones che mostrano la quotidianità (la regina con i suoi amati corgi e cavalli), fino ad arrivare alla fotografia “meditativa” di Chris Levine. Il ritratto olografico di sua maestà diventa immagine moderna proiettata nel futuro: l’opera si chiama “equanimity” e riflette gli studi sulla meditazione trascendentale. La equanimità è un meccanismo di difesa per non disperdere le proprie energie interiori. Restando fermi ritorniamo alla nostra essenza: lo scatto con la regina ripresa ad occhi chiusi trasmette insieme un senso di estraneità e di intimità.

Ben supportato dalle musiche di Remo Anzovino, Ritratto di regina è un documentario che oltre a indagare la forza iconica di un personaggio come Elisabetta II, si ferma a meditare sul ruolo dell’arte fotografica come particolare dispositivo biografico. Le fotografie catturano un momento che è finito per sempre, sta alla bravura del fotografo fare emergere l’anima dalla figura che sta riprendendo e regalarla all’eternità.

 

Titolo originale: Portrait of the Queen
Regia: Fabrizio Ferri
Voce narrante: Charles Dance
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 90′
Origine: Italia, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
3 (4 voti)
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