RIVISTE DI CINEMA – A Cold, Dead Movie. Bret Easton Ellis racconta The Canyons

bret easton ellis
Un film freddo, morto. O ancora meglio un freddo, film "morto". Così lo scrittore Bret Easton Ellis (Le regole dell'attrazione, American Psycho, Glamorama) definisce The Canyons, diretto da Paul Schrader e tratto da una sua sceneggiatura. Lo fa in un'intervista apparsa su Rolling Stone dove racconta la gestazione del film e alcune indiscrezioni del set

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bret easton ellisDopo innumerevoli rumors e dicerie nel corso dell’anno passato, The Canyons sarà finalmente diffuso all’interno di alcune sale scelte e video on demand questo venerdì. Il film finanziato dalla Kickstarter ha per coprotagonisti la controversa attrice Lindsay Lohan (nel suo primo ruolo principale nel giro di sei anni) e James Deen, il veterano di film per adulti (nel suo primo ruolo mainstream). Un’esplorazione di disonestà e manipolazione fra i giovani agiati e non troppo di Los Angeles, con qualche sprazzo di violenza e nudità grafica gettato lì. “Quando vai a cena fuori con delle persone e queste ti chiedono, ‘Dio, è proprio quel film che hai deciso di realizzare più cattivo di quanto chiunque si sarebbe mai aspettato?’- può essere abbastanza fastidioso”, racconta Ellis, ridacchiando dal suo ufficio di Los Angeles. “Ma devi vedere il film e giudicare tu stesso”.

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Che ne pensi di Canyons una volta ultimato il lavoro?
 

E’ venuto piuttosto bene. E credo che già per come sia stato realizzato sia qualcosa di fantastico. L’impresa di realizzarlo era importante quanto il film in sé. Dal momento in cui ho scritto la prima pagina della sceneggiatura alla fase di montaggio sono trascorsi sette mesi. E sta di fatto che sembra decisamente migliore rispetto ai 250'000 dollari che è costato. Era come se l’intero processo fosse, a dispetto di quanto avete appena letto, molto positivo. Tutto ciò di cui si è parlato è accaduto più o meno nel giro di cinque brutte giornate rispetto a un piano di lavorazione della durata di ventidue o ventitré.

C’è un articolo del New York Times che parla dell’intero film come di un deragliamento ferroviario, ma a dirla tutta, ci siamo attenuti al programma e siamo rimasti nel budget. Purtroppo non è questa l’impressione che c’è fuori di qui. Allora qual è la versione corretta? Ho letto anch’io l’articolo. Ero molto contrariato per questo, mentre Paul era contento. Gli piaceva che ci fosse per la pubblicità. Voglio dire, credeva fosse fantastico per il film e così ho più o meno cambiato idea quando ho visto che a Paul andava completamente bene l’articolo. Ma distorce comunque la realizzazione del film.

Paul è stato la tua prima scelta come regista? 

Be’, non è stata davvero una scelta. E’ successo che stavamo lavorando a un altro film insieme ed eravamo, credo, a un mese dall’essere licenziati. C’era il cast, tutto il set e le location, e i soldi erano andati in fumo. Paul e io eravamo veramente a terra, così mi dice “Butta giù uno script originale e io lo dirigo, e lo faccio in un paio di mesi. Mettiamoci i nostri soldi e facciamolo. Voglio proprio fare un film.” Ed è così che è andata. 

Il film è stato rifiutato sia dal Sundance che dal SXSW. La cosa ti ha urtato?

Non m’importa. Non pensavo che avessimo bisogno del Sundance o del SXSW. Credevo ci fosse il rischio che non avremmo trovato chi lo distribuisse se avessimo partecipato a uno di questi festival. Voglio dire, lo spirito di realizzare Canyons è una cosa molto Sundance, ma il film in sé non è conforme ai criteri della maggior parte dei film del Sundance, che hanno tutta la loro schiera di clichè indie. Sono sulla capacità di recupero dell’animo umano o di qualsiasi altra cosa. Canyons è un film freddo, “morto”, credo, su gente fredda e morta. Mi piace quest’aspetto,- ritengo più o meno che questa freddezza lo renda affascinante. Ma questa freddezza non gioca in casa al Sundance o al SXSW. Allora il mio problema era: dobbiamo trovare un distributore per questo film, e rischiamo di perdere questa possibilità se partecipiamo a uno di questi due festival.

Qual è la parte che preferisci nella realizzazione del film? 

Il dettaglio che preferisco è che hai gente che ci mette tutta se stessa. Farlo è il loro lavoro, ma non è questo a rendere migliori i film. Questo li abbatte e basta, e li prosciuga. Ma su questo pare che le cose stiano cambiando. Tutto ciò cambierà perché la gente ha accesso diretto all’attrezzatura- dalle telecamere alle lenti, per realizzare film con poco denaro.

Ci sono stati dei rumors che Lindsay Lohan ha messo in circolo su Shrader e James Deen. Hai mai avuto qualche problema con lei? 

Inizialmente ero contrario a scritturarla perché avevo saputo che non stava bene e pensavo potesse creare un sacco di casini al film. Ma tutto si è risolto quando abbiamo visto che stava recitando la parte in quel modo. Funzionava davvero per il the canyonsfilm. Ha reso il personaggio molto più combattivo e portato al confronto, mentre nella sceneggiatura il personaggio aveva tonalità più basse. Ha messo quella disperazione che mi è piaciuta un sacco. 

E’ vero che l’attrice francese Leslie Coutterand era una sostituta solo in caso che Lohan fosse stata licenziata o avesse mollato il film? 

Sì. La prima settimana le cose stavano così. Quando poi è diventato palese che Lohan avrebbe finito il film, credo che a Leslie sia stato detto, “No, va bene così”. Lindsay è stata licenziata per essere arrivata in ritardo alla prova generale, quello è stato un giorno molto drammatico. Il New York Times aveva del tutto ragione. E in realtà è stato molto peggio di come l’hanno descritto- è stato molto più emotivo e logorante. Sapevo che Leslie sarebbe stata definitivamente dei nostri quella prima settimana. 

(…) 

Nel tuo ultimo romanzo Imperial Bedrooms un personaggio accenna che “hanno fatto un film” su Less Than Zero, una sorta di prequel di Bedrooms. Pensi che dei tuoi personaggi in futuro citeranno Canyons? 

Potrebbe succedere. Non so proprio se ci sarà un nuovo romanzo, questa è l’unico problema. Voglio dire, c’è del materiale, ma non ne sono certo. La scena di Less Than Zero/Imperial Bedrooms è  stato un episodio abbastanza strano. Per qualche ragione stavo attraversando questo processo per cui scriverne significava molto per me. Stavo attraversando qualcosa di molto oscuro e volevo tornare dove Clay era arrivato a quel punto nella sua vita, così ho deciso di aprire il libro in quel modo. Non so se farei la stessa cosa ancora, dove ci sarebbe un personaggio che commenta la vera vita di Bret Easton Ellis. 

(…)

Per leggere la versione integrale dell’articolo cliccare qui

Bret Easton Ellis: The Canyons is a Cold, 'Dead' Movie
by Danielle Bacher
Rolling Stone
traduzione a cura di Flavia Cidonio

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