A Quartu Sant’Elena, in Sardegna, Casamatta rischia di chiudere. Nessun finanziamento dalla Regione, una denuncia in cattiva fede, il contratto di affitto in scadenza e i pregiudizi di chi non vuole affittare la casa a dei “matti”. Perché Casamatta è una residenza socio-assistenziale, abitata da otto persone con disagio mentale seguite amorevolmente da operatrici che, come peculiarità, hanno quella di essere anche parenti degli assistiti. Dopo diciassette anni di attività, Casamatta potrebbe terminare qui la sua impresa: aiutare persone fragili a condurre una vita il più normale possibile. Quella a cui aspira chi viene additato come folle; quella snobbata da chi ama additare. Gisella Trincas, presidente dell’associazione Asarp Casamatta e sorella di una delle ospiti, si batte insieme alle altre grintose assistenti per trovare una soluzione. Enrico Pitzianti originariamente voleva firmare un film di finzione su Casamatta; poi ha scoperto che la casa rischiava di chiudere e ha deciso di trasformare il progetto in qualcos’altro. Tre mesi a stretto contatto con gli ospiti della casa, a catturare i loro slanci e i loro scoramenti, per finire col confezionare un docu-film che conserva la verità tattile del documentario e al contempo riproduce la coinvolgente struttura di un film. Attirando, prima di approdare sul territorio nazionale, 4500 spettatori nei cinema dell’Isola: un esito straordinario per un film sardo indipendente.

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La raffinatezza della regia si percepisce fin dalle dissolvenze in nero iniziali, intervallate a scene di quella quotidianità che conosce solo chi ha visto la propria vita deragliare dai binari previsti. Ed emerge in seguito, quando alla ricerca di una nuova casa s’intreccia l’acuta descrizione degli ospiti. Di Vincenza, l’anziana signora depressa: vittimista, capricciosa, ironica all’occorrenza, autrice di frasi buffe e malinconiche che solo una sofferenza reale può regalarci. O di Lori, la giovane affetta da ritardo mentale, che canta Ramazzotti a squarciagola e prorompe in slanci d’affetto simili a quelli di una bambina. Al centro del film ci sono le relazioni umane: quelle fra gli assistiti e quelle con gli operatori. In un prodotto in cui l’interesse degli eventi è inspessito dai colpi di scena reali, Pitzianti apre con naturalezza uno squarcio su un’umanità dolente, che cerca un riscatto senza mai urlare. Persone vibranti, sfaccettate, che cercano di rimarginare la propria vita ma lo fanno sottotono, con modestia. E prorompono inaspettatamente in frasi di un’ironia straordinaria, ripagando le operatrici – vere eroine moderne contro una società troppo spesso insensibile – di quell’affetto mai rinfacciato. Perché, come dice ridendo una delle assistite, «sono gli ospiti che maltrattano gli operatori, non il contrario».

Regia: Enrico Pitzianti
Distribuzione: Eia Film
Durata: 80'
Origine: ITA, 2012
 

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