Robert Downey Jr. approda a Broadway con McNeal

Scritto da Ayad Akhtar e diretto da Bartlett Sher, l’opera affronta l’etica dell’intelligenza artificiale e il plagio. Pregi e difetti secondo la critica americana

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Debutto teatrale per l’attore Robert Downey Jr., nel ruolo di Jacob McNeal. È andata in scena il 29 settembre la prima dello spettacolo McNeal al Centre Theatre di New York, del vincitore Premio Pulitzer Ayad Akhtar. Diretto da Bartlett Sher, l’opera affronta i temi dell’etica dell’intelligenza artificiale e del plagio. Per Downey Jr. si tratta del primo ruolo teatrale a più di 40 anni dalla sua ultima breve apparizione nel musical off-Broadway America Passion, nel 1983.

L’uomo del racconto è un famoso romanziere, con problemi di instabilità mentale e di alcolismo nel momento di massimo rilievo della sua carriera. Ambientata in un futuro non molto lontano, la storia si apre dentro uno studio medico. La dottoressa Sahra Grewal, interpretata da Ruthie Anne Miles, implora il protagonista Jacob di smettere di bere ma quest’ultimo è in attesa di una chiamata da parte dell’Accademia svedese, che annuncerà il nome del vincitore per il Nobel alla letteratura. Jacob si lamenta di essere stato ignorato in passato dall’Accademia per motivi personali e soprattutto a causa dei progressi tecnologici. Ma per quanto sembri disprezzare la tecnologia, Jacob ne è in realtà fortemente affascinato. Al punto che il suo ultimo romanzo è scritto in stile ChatGPT.

Questo perché il progresso della tecnologia non è il reale motivo del suo blocco dello scrittore. Infatti, in passato McNeal ha fatto uso di plagi. L’intelligenza artificiale diviene così un mezzo per continuare, sotto forma di efficienza e velocità, quello che ha sempre fatto: l’intera commedia ruota attorno al suo tentativo di scrivere un romanzo con l’aiuto dell’AI con l’aggiunta di suoi stralci del passato, con omaggi a Shakespeare, Ibsen, Flaubert e Kafka.
Downey conclude la commedia con un monologo molto simile a quello di Prospero in The Tempest, che Akhtar costruisce dopo un periodo passato a navigare con chatbot e input. Egli afferma: “volevo che il discorso finale avesse una qualità magica che assomigliasse al tipo di stupore… che a volte ho provato quando ho visto il linguaggio generato. Voglio che il pubblico abbia quell’esperienza“.

L’opera è stata accolta in vario modo dalla critica americana, ha ricevuto elogi ma anche diverse critiche e appunti. The New York Times commenta così: “È un merito di Downey nel suo debutto a Broadway, la commedia ha bisogno che sia abbastanza scandaloso da supportare i suoi punti di trama stravaganti. Tuttavia si sente Downey sforzarsi di giustificare McNeal senza ammorbidirlo, un lavoro impossibile in una parte impossibile”. Punto a favore per le scenografie di Michael Yeargan e Jake Barton e le videproiezioni di Barton, che vengono descritte come gli elementi meglio riusciti della produzione. Variety definisce confusionario lo spettacolo, “barcolla perché non sa cosa vuole dire. Inoltre, la narrazione è sembrata confusa e priva di senso, con un mix di generi e nessun tema o climax reale. Jacob è uno scrittore, ma gli spettatori non riescono mai a penetrare chi è oltre la superficie”. Ma tralasciando la questione AI, le critiche sembrano concordi nel definire McNeal come una delle produzioni visivamente più sbalorditive e messe in scena in modo unico a Broadway.

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