RoFF 19 – Incontro con Chiara Mastroianni
L’attrice, dopo averlo da poco omaggiato in Marcello mio, ha ricordato il padre tra carriera e vita privata, nell’anno in cui ricorre il 100° anniversario della sua nascita

Chiara Mastroianni ha da poco omaggiato suo padre vestendone i panni in Marcello mio, di Christophe Honoré, in occasione del 100° anniversario della sua nascita. Occasione colta anche dalla 19ª edizione della Festa del Cinema di Roma, che omaggia il grande attore, con un’apposita sezione, Marcello Mastroianni 100. Tra le iniziative organizzate dal festival a tal proposito, la stessa Chiara ha incontrato il pubblico in una conversazione moderata da Gian Luca Farinelli, per celebrare il ricordo di uno dei più grandi interpreti della storia del cinema.
In apertura, è stata mostrata una foto che ritrae un Marcello ancora bambino posare accanto alla madre e al fratello Ruggero. “Mostra già quell’attitudine che avrebbe avuto per i successivi 70 anni, a partire dalle mani sempre in tasca. Qui c’è anche mio zio, che è stato un importante montatore” ha commentato Chiara Mastroianni. “A giudicare da quest’immagine, non diresti mai cosa sarebbe successo a entrambi. Venivano dal nulla e hanno fatto un percorso incredibile. È molto affascinante. Mio padre da giovane faceva un altro lavoro, era un contabile per la Eagle. Ho trovato una lettera che lui scrisse a sua madre nel 1948. Recitava solo per un teatro amatoriale, ma le dice che una produttrice gli aveva prospettato un futuro nel cinema. Nella lettera lui ancora non si immagina la carriera che avrebbe avuto”.
Interrogata su un presunto metodo Marcello che l’attore impiegava sul set, ha invece scherzato: “Ci manderebbe a quel paese se ci sentisse parlare di un metodo”, aggiungendo poi “Lui semplicemente voleva essere disponibile per il regista, senza mai provare ad essere più forte del personaggio. La sua modernità consiste nell’essere arrivato in un periodo in cui c’era una grande virilità. Lui invece aveva una voce dolce (nei primi film è stata persino sostituita in doppiaggio). Proponeva una mascolinità diversa dal mito dell’italiano bello e robusto”.
Ciò che appare certo dalle parole di Chiara, è il legame strettissimo tra il padre e il proprio lavoro: “Non era un attore che sul set non vedeva l’ora di finire la giornata. Lui stava bene con il regista, con la troupe, con gli altri attori. Si sentiva al riparo. In vacanza invece era insopportabile: non prendeva il sole, non si tuffava. Era felice solo a tavola. Amava molto i suoi affetti, ma trovava la sua identità solo sul set. Viveva la casa come un lavoro e il set come una vacanza”.
Tra i testimoni illustri interpellati, vi è anche Luchino Visconti, che in una clip mostrata al pubblico parla della proverbiale pigrizia dell’attore come un suo mezzo di difesa, usato per celare una grande sensibilità, e ne ricorda poi il principale difetto: un inscindibile rapporto con il telefono. “È vero. Per lui era un gioco. Gli piaceva sia telefonare, che cercare i gettoni, camminare con il sacchetto che li conteneva, usarne tanti per fare chiamate lunghe” ha confermato Chiara Mastroianni. “Quando stavo a Parigi, mi chiamava anche quattro volte al giorno, mi chiedeva aggiornamenti. Quando invece è entrato in uso il telefono portatile, non l’ha voluto. Secondo me gli piaceva chiamare, ma non gli interessava essere rintracciabile. Adesso mi manca, mi mancano i suoi messaggi lunghissimi sulla segreteria”. Ha poi raccontato un aneddoto, a dimostrazione dell’importante ruolo di alleato che il telefono rivestiva nella vita del padre: “Lui aveva una vita privata complicata. A volte mi chiamava per sapere com’era il meteo a Parigi. Io mi stranivo, ma poi capivo che voleva informarsi perché stava fingendo con qualcuno di essere con me. Mi consigliava sempre di mentire, anche se ogni tanto lo reputava difficile perché non riusciva a ricordarsi le bugie. Chissà cosa avrebbe fatto con FaceTime”. E a proposito della proverbiale pigrizia: “Diceva di essere pigro, ma se fai 180 film non puoi esserlo. Semplicemente non voleva che ci si aspettasse troppo da lui. Ho sempre pensato a mio padre come una persona serena, poi ho capito che era abitato da una grande malinconia e usava quest’immagine come scudo. Era rimasto molto segnato dalla guerra, dalla storia di suo padre che perse tutti per non essersi iscritto al partito fascista”.
Messa in seguito di fronte alla scena in cui Marcello Mastroianni danza in Le notti bianche, una delle tante sequenze di ballo della sua carriera (si pensi a Una giornata particolare o Ginger e Fred), l’attrice ha confessato: “Lui non ballava mai. Nella vita privata era discreto, non voleva ricevere troppe attenzioni. Sul set si sentiva più libero. Sicuramente amava stare con gli amici e fare nottata, ma non voleva mai mettersi in prima fila per farsi vedere. Quella de Le notti bianche è una scena di danza molto folle per l’epoca. In scena non aveva paura di sembrare ridicolo. Era un uomo molto spiritoso”.
Uno dei momenti più commoventi dell’intero incontro, è sicuramente stato il ricordo della coppia costituita sullo schermo dal padre Marcello e da Sophia Loren: “Avevano una cosa in comune: entrambi amavano divertirsi. Ho un ricordo degli anni 80, a Parigi. Lei era venuta con la famiglia. Noi siamo andati a trovarla in albergo e io la vedevo per la prima volta in carne ed ossa. Era simpaticissima. Completamente diversa dall’immagine che una avrebbe di una diva. Poi l’ho rivista sul set Prêt-à-Porter. Lei indossava un costume molto sofisticato e mio padre non voleva lasciarla sola nelle ore che impiegava a prepararsi. Quindi andava sul set prima per farle compagnia in camerino”.
Inevitabile poi che l’attenzione si spostasse sulla più importante collaborazione della carriera di Marcello Mastroianni: “Forse li ho conosciuti prima come due amici, non avevo la cognizione di chi fosse Fellini. L’ho visto sul set de La città delle donne; andavamo a mangiare insieme dopo le riprese, c’era una sensazione di casa. Per me era una cosa normalissima. Poi ho capito che non era così normale. Lui era duro con i bambini. Una volta mi ha proposto di fare una comparsa in una scena. Avrei dovuto fare delle smorfie a mio padre. Lui però non voleva che davanti a me si sedesse mio padre stesso quando ero davanti la macchina da presa, perché riteneva fuori luogo che una figlia facesse smorfie al proprio genitore. Secondo me erano molto legati in privato da una storia simile: entrambi con destini pazzeschi, ma abitati una grande malinconia”.
In conclusione, Chiara Mastroianni ha compiuto una divertente carrellata dei film in cui accanto a suo padre, recitava anche sua madre, Catherine Deneuve. Tempo d’amore? “Parla di una coppia a cui muore la figlia. Non l’ho voluto vedere”. La cagna? “In quel film mia madre diventa la cagna di mio padre. Lì ho capito che avrei dovuto mettere dei soldi da parte per la psicoterapia”. Niente di grave… suo marito è incinto?
“Ecco di nuovo la psicoterapia”.