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RoFF 20 – La vita va così. Incontro con Riccardo Milani e il cast

Alla Festa di Roma arriva il film d’apertura La vita va così. Il regista e gli attori Diego Abatantuono, Virginia Raffaele, Aldo Baglio raccontano il valore della resistenza e della comunità.

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Aprirà la ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma, in programma da oggi fino al 26 ottobre all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, La vita va così, l’ultimo film di Riccardo Milani con Virginia Raffaele, Diego Abatantuono, Aldo Baglio e Geppi Cucciari. Questa mattina il regista, insieme allo sceneggiatore Michele Astori e al cast, hanno incontrato la stampa per raccontare la genesi del film, ispirato alla vera vicenda di Ovidio Marras, il pastore sardo che sfidò uno dei più grandi gruppi immobiliari italiani pur di non cedere la propria casa, dove sorgeva il progetto di un resort di lusso.

“Con questo film ho voluto raccontare la storia del coraggio di un uomo che ha saputo difendere la sua terra sopra ogni cosa”, ha spiegato Milani in apertura. “Conoscevo già questa storia, la lessi dieci anni fa sui giornali. Quando ho saputo della morte di Ovidio Marras, ho chiamato subito il mio produttore: sentivo che era il momento giusto per raccontarla. Da questa vicenda si imparano due cose fondamentali: il coraggio di un uomo davanti a una sfida difficile, e la divisione di una comunità di fronte a un conflitto tra il lavoro e il rispetto del territorio. È una storia che parla della Sardegna, ma anche di tutta l’Italia. Ho cercato di raccontarla da più punti di vista, e credo che la commedia possa essere il mezzo giusto per farlo”.

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Lo sceneggiatore Michele Astori, che con Milani firma il terzo film insieme, ha sottolineato la dimensione antropologica del racconto: “Con Riccardo ogni volta si fa un viaggio nei territori. Prima l’Abruzzo, ora la Sardegna: si raccontano pezzi d’Italia nascosti e dimenticati. Qui il tema centrale è quello della terra, ma anche dell’identità culturale: un pastore che difende non solo la sua casa, ma la propria memoria collettiva”. Milani ha ricordato anche di come la vicenda sia tuttora irrisolta: “C’è stata una sentenza che ha ordinato la demolizione di una parte delle costruzioni, ma al tempo stesso c’è una comunità che vorrebbe recuperare quei posti per lavorare. Il film non prende posizione, cerca un confronto. La commedia aiuta, ma questa volta c’è una nota d’amaro in più, perché vedere la disperazione di chi cerca soltanto un lavoro fa male. Non volevo raccontare buoni e cattivi, ma persone”. Sul ruolo della politica, Milani ha aggiunto: “L’assenza della politica è già un elemento narrativo. In quei territori il concetto di Stato è molto lontano. È un uomo di 80 anni, con la quarta elementare, a cercare giustizia da solo. E questa è una lezione per tutti”.

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Diego Abatantuono ha riflettuto sul valore della commedia nel cinema italiano: “La commedia è la forza del nostro cinema. I film di Scola, Monicelli, Risi nascono da lì: dalla vita quotidiana. Il mio personaggio qui non fa ridere, è un uomo convinto di stare nel giusto, che pensa di offrire lavoro, ma si scontra con un uomo unico, resistente, pieno di dignità. Alla fine capisce che si è perso, e che anche sua figlia si è persa. La commedia, se fatta bene, è sempre determinante — e Riccardo ha scelto attori che sanno farla”. Tra gli intermezzi più leggeri, un siparietto divertente tra Virginia Raffaele e Abatantuono: “Sei un figo, cos’altro posso dire, Diego?”, scherza lei. “Grazie di esistere”, replica ironico Aldo Baglio.

Raffaele ha raccontato il suo metodo di lavoro con Milani: “È una situazione umana prima ancora che professionale. Avevo bisogno di immergermi tra le persone, come era successo in Un mondo a parte in Abruzzo. Qui ho trovato una nuova comunità, quella sarda. Recitare con non attori ha i suoi pro e contro, ma con Ignazio (Giuseppe Loi) c’era un’altra ricchezza: ho imparato ad ascoltare i suoi tempi, le pause, i gesti. Dopo qualche settimana capivo anche qualcosa di ciò che diceva in dialetto”. Ignazio Giuseppe Loi, il pastore esordiente che interpreta il protagonista, ha ricambiato con affetto: “Virginia apprende subito quello che sente. È stata bravissima, ha saputo entrare davvero nel nostro mondo”. E l’attrice ha aggiunto: “Ho lasciato un pezzo di cuore. I sardi come gli abruzzesi hanno una scorza dura, ma poi quando entri c’è un mondo intero”.

Aldo Baglio, che nel film è il capo cantiere incaricato dal gruppo immobiliare di portare a termine il progetto, ha commentato: “È il primo film tratto da una storia vera che interpreto. Mi ha colpito quest’uomo capace di opporsi a un progetto così grande per rispetto degli antenati. È un’anomalia, non è il modo in cui di solito si muove il mondo”. Ignazio Loi ha raccontato con semplicità il proprio debutto: “All’inizio non volevo farlo, mi sembrava troppo difficile. Poi, con l’aiuto di tutti, ce l’ho fatta”. Abatantuono, ironico, gli ha chiesto: “È l’inizio di una carriera?”.

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E Virginia Raffaele ha chiuso con una riflessione sul senso del film: “Questo è un film divisivo. Io sospendo sempre il giudizio quando interpreto un personaggio. Il messaggio più forte è il coraggio unito alla dignità. È un invito ad ascoltare le persone, da qualunque parte arrivino, e a sognare, anche dentro una storia vera”. Ancora Abatantuono: “Quel dubbio rimane fino alla fine. La speranza è fatta di cinema. Non si raccontano mai persone a cui non succede niente. Anche qui c’è una disputa ancora aperta. Penso a Gigi Riva: ci ha insegnato che non tutto si compra con i soldi. C’è chi regge l’impatto e chi no”. L’attore ha poi ricordato con ironia una serata durante le riprese: “Siamo andati a vedere Cagliari-Genoa, e Aldo ha esultato quando ha segnato il Genoa… senza sapere chi fosse chi. Ma gli fa onore, perché almeno non segue il calcio!”.

Milani ha infine spiegato la scelta del cast e il lavoro sul linguaggio: “Conoscevo Virginia anche dal teatro, in Samusà, dove alternava comicità e dolore. Sapevo che aveva dentro di sé questa capacità di empatia, di adattarsi ai luoghi, ai dialetti, alla gente. Era la persona giusta per questo film. Anche Geppi Cucciari era fondamentale: volevo che il ruolo della giustizia fosse interpretato da una sarda, che il riscatto arrivasse da lì”. Virginia ha concluso sorridendo: “Come ha detto Riccardo, ho cercato di attaccare bottone con tutti, anche con le poltrone. In Sardegna basta spostarsi di dieci chilometri e cambiano le cadenze. Ho cercato di metterci tutto il cuore. E come dico sempre, anche chi fa il romano senza esserlo lo senti: l’unico che ci riuscì fu Renzo Montagnani, il gatto Romeo degli Aristogatti — ed era toscano!”.

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