RoFF 20 – Per Te. Incontro con Alessandro Aronadio, Edoardo Leo e il cast
Incontro con Alessandro Aronadio, Edoardo Leo, i produttori e il resto del cast che riflettono sull’importanza della memoria e del prendersi cura gli uni degli altri. #RoFF20
Dopo Io c’è ed Era Ora, Edoardo Leo conferma il sodalizio con Alessandro Aronadio, che a distanza di due anni torna alla Festa del Cinema di Roma con Per Te.
Il film racconta la vera storia della famiglia Piccoli, stravolta da una diagnosi terribile. Paolo, poco più che quarantenne, scopre infatti di essere affetto da Alzheimer precoce. La malattia cambierà radicalmente la vita non solo dell’uomo, ma anche della moglie e del figlio. Proprio il piccolo Mattia, per la cura e l’attenzione nei confronti del padre, riceverà nel 2021 da Mattarella il titolo di Alfiere della Repubblica Italiana.
Alessandro Aronadio, Edoardo Leo con il resto del cast e i produttori Andrea Calbucci e Massimiliano Orfei hanno incontrato la stampa per rispondere ad alcune domande e raccontare le sfide legate al voler raccontare una storia vera così delicata.
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“Sentivo ovviamente una responsabilità, ma allo stesso tempo ho pensato subito che non potevo limitarmi a guardare nel buco della serratura il dolore di una famiglia.” afferma il regista romano, che rivela di aver voluto che questa storia diventasse “il più universale possibile.“. Proprio per questo ha chiesto ai membri della famiglia Piccoli di “non incontrarli inizialmente, per poter poi scrivere una storia che non rispettasse la realtà dei loro avvenimenti, ma la verità di una storia che era veramente universale.“. Da qui, la scelta di usare un registro più comico e leggero che drammatico, per evitare un tono ricattatorio tipico di pellicole che trattano temi simili.
“Quando ho letto mi sono sentito talmente preso dalla forza di questo racconto.” racconta invece Leo. “C’era tanto dentro questo film da poter raccontare.” continua. ” C’era un filo conduttore che lega l’altro film che ho fatto con Alessandro [Aronadio], che è Era Ora, un film sul tempo che ci sfugge dalle mani, sul tempo che non riusciamo a fermare in nessun modo.” Leo evidenzia come in Per Te questo tema sia anche più serio, proprio perché la perdita della memoria è qualcosa di inevitabile. L’attore ha rivelato di aver lavorato con una meticolosità che non sentiva sua da tempo. “L’abbiamo preparato come se fosse il nostro ultimo film“, a testimoniare la cura verso la pellicola da parte di chiunque, dal cast ai produttori.
“Troppo spesso siamo troppo distratti dal futuro per guardare chi abbiamo accanto. Questo film ci ha costretti a guardarci indietro.” spiega Aronadio. “Qualsiasi tipo di incertezza non deve essere inquadrato. Viviamo in un’epoca in cui il difetto deve essere messo fuori campo. Invece io credo che un’umanità fortissima c’è ancora.” afferma. “È una storia anche molto italiana. Noi ce l’abbiamo nel DNA questa cosa di prenderci cura delle persone, nonostante ci vogliano raccontare che ormai siamo tutti cinici.“. E aggiunge che “Non è una favoletta, non è buonismo. È il contrario del cinismo e del nichilismo che improvvisamente è diventato il registro cool.“.
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Da qui la necessità di un tono più leggero. “Questa storia si muove tra la tragedia e la commedia.“. A questo proposito i rimandi nel film a Buster Keaton e ai suoi lavori. “Per contratto non poteva ridere ed era costretto per far ridere a rischiare la vita ogni fotogramma.” spiega. “Mettere insieme un film girato cento anni fa e un film girato adesso è una grande potenza del cinema.“. Paolo infatti “si ritrova a rischiare la vita con una tenerezza e con un senso del tragico che mi ricordava un pochino quelle immagini lì.“.
Il risultato finale è stato apprezzato anche dalla famiglia Piccoli. Mattia, il figlio di Paolo, dichiara che è stato emozionante scoprire del film perché “che la propria storia venga raccontata e conosciuta da molte persone è una cosa che pochi possono sperimentare“, aggiungendo che quello che lui e la sua famiglia stanno cercando di fare è “aiutare le altre persone che si trovano nella nostra stessa situazione.“.
Ad interpretare il figlio dei coniugi Piccoli, il piccolo Javier Leoni, al suo primo film da protagonista. “È una storia molto difficile, ma mi piaceva l’idea di interpretare Mattia“, ha dichiarato.
Il bisogno di raccontare una storia universale a partire da una vicenda veramente accaduta ha fatto sì che anche il cast non incontrasse la famiglia Piccoli prima di girare il film. “Così pur rispettando tutto il suo vissuto siamo liberi di percorrere la nostra strada.” racconta Teresa Saponangelo, che interpreta Michela, la moglie di Paolo. “Una diagnosi significa uno spartiacque tra il presente e il passato. Significa che da quel momento in poi devi organizzare il futuro. Michela ha necessità di costruire velocemente questo futuro e di costruire velocemente questa memoria affettiva per i figli.“.
“Questo è un film che parla di memoria.” spiega infatti Aronadio. “Le scelte cinematografiche, certe scelte cromatiche e scenografiche, i costumi e anche la musica” sono in dialogo costante con il passato. Ecco quindi che i pezzi jazz che aprono il film si rivelano una vera e propria dichiarazione d’intenti, per “raccontare qualcosa che è orribile come una diagnosi, che è una condanna, come uno scherzo del destino, un modo per dire questa è la tragedia, ma noi proviamo a guardarla in maniera un po’ diversa.“. Le scelte musicali raccontano quindi di una tragedia che si mescola alla commedia. Aronadio spiega poi perché ha deciso di chiudere il film con Mi sei scoppiato dentro il cuore di Mina. “Volevo che fosse una canzone italiana. Questa è una storia italiana. Mina è l’apoteosi dell’Italia.“.
“Quando ci arrivano sulla scrivania temi di questo tipo, storie che raccontano il dolore, la reazione istintiva è di scansare il progetto.” confessa Massimiliano Orfei. Eppure, Andrea Calbucci dichiara, “Questo film ti racconta una cosa meravigliosa: io ci sarò. Qualunque cosa succederà, io sarò lì. E vale al di là di ogni parola e cifra stilistica.“.





















