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Alla 19ª edizione della Festa del Cinema di Roma si è tenuta la conferenza stampa di Conclave, il nuovo film di Edward Berger. Assieme a lui, sul palco sono saliti lo sceneggiatore Peter Straughan e gli attori Ralph Fiennes e Sergio Castellitto.

A iniziare l’incontro è stato Straughan citando la poetessa Emily Dickinson, con una delle sue poesie più celebri, Tell All The Truth. Secondo lui l’omonimo romanzo da cui ha preso ispirazione per il soggetto del film, Conclave di Robert Harris, è vicino nei concetti a quella poesia: per lui il libro è un thriller politico come mai è stato fatto prima, e quindi voleva ricreare questa sensazione nella sceneggiatura.

Subito subentra nella conversazione Berger, che spiega come sia giunto a questa storia non dal libro ma tramite la sceneggiatura, scritta da Peter Straughan: “Sono sempre stato un grande fan di Peter. Ogni volta che leggo qualcosa che lui ha scritto non è soltanto un thriller, non è soltanto la trama, non è soltanto le macchinazioni politiche che già sono sempre interessanti, ma c’è sempre un secondo livello più profondo di cui parla il film. In questo caso nel personaggio di Ralph Fiennes.”

Inoltre, mentre risponde alle domande del pubblico, Berger afferma che Conclave è frutto dell’ispirazione che gli ha offerto Roma come città che vive di gente e opere d’arte. “Ma soprattutto stare a Roma. Girare a Roma. Aprire la finestra e vedere fuori sulla strada dei preti con la valigetta, o delle suore con il loro caffè in mano. Questo è fonte di ispirazione, perché i preti e le suore sono le persone che vengono messe su un piedistallo, ma anche loro sono umane. Questa è stata la principale ispirazione per presentare gli esseri umani al cuore della storia”.

Parlando in seguito delle ispirazioni artistiche e del lavoro di ricerca, Berger cita il grande numero di location visionate, l’infinita quantità di statue e ritratti del clero a Roma e, sul set, l’importantissimo aiuto del collega Francesco Bonomo e la possibilità di ricreare in studio il Vaticano. Per Berger la Cappella Sistina, il cuore della vicenda e ricreata da zero, è diventata la prigione del suo protagonista e modellata per trasmettere tale sensazione.

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Ci sono state, infine, domande anche per i due attori. Descrivendo i propri personaggi hanno entrambi parlato di dubbio e potere. Hanno anche riflettuto entrambi della loro esperienza di attori.

Fiennes in particolare spiega che come “attore devi essere aperto, non sai sempre la risposta. Hai degli impulsi che sono basati sull’intuito e ovviamente parti da una grande sceneggiatura, dalla guida di un grande regista. Poi, arrivi su un set con qualche idea, è positivo non essere rigidi ma puoi avere un istinto molto forte, e se il regista ti allontana da questo istinto è una cosa che ti disturba; questo fa parte del viaggio. A volte mi sono scontrato con qualche indicazione di regia che non comprendevo ma che mi ha portato nuove cose, è positivo essere aperti. Non lo sai mai se è una cosa giusta o sbagliata, devi continuare l’esplorazione. E implicito a tutto ciò c’è il continuare ad avere il dubbio e il farsi domande.” Castellitto è d’accordo: “il dubbio è la benzina dell’attore.”

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